di Carlo Benedetti

Il Cremlino dà il via ai media e subito comincia una campagna tesa ad evidenziare la particolarità della situazione internazionale. Putin va all’attacco ed è solo un inizio. Le “Izvestija” – autorevole quotidiano supergovernativo – tira la volata con titoli che riportano la storia indietro di moltissimi anni: “Gli americani stanno militarizzando il cosmo”, “La Russia è pronta a rimettere in funzione i missili proibiti”. Un altro giornale di Mosca, il popolarissimo “Argumenty i fakty”, annuncia: “Passo passo si va alla guerra fredda”. Deciso e duro il titolo della “Pravda” comunista: “La macchina militare della Nato si avvicina alle nostre frontiere”. E a tutta questa valanga di titoli - che allarmano e preoccupano l’opinione pubblica – fanno eco i commenti dei più autorevoli esponenti della società russa, civile e militare. Prende la parola il Comandante in capo delle Forze aeree russe - generale d'armata Vladimir Mihajlov – che subito dichiara: “Non abbiamo paura, ma lanciamo l’allarme di fronte all’allargamento della Nato nell'Europa dell'est…”. E agli americani dice: “Spendete pure i vostri soldi in tutte le armi che volete installare, noi non ve lo possiamo proibire. Ma sappiate che già disponiamo di contromisure in grado di rendere inoffensivo qualsiasi potenziale attacco… anche se sarà sviluppato con una forza di 25-30 missili lanciati contemporaneamente, nei nostri confronti". Altra risposta agli americani è quella di Vladimir Shamanov consigliere del ministro della Difesa russo: “Le dichiarazioni dell'amministrazione degli Stati Uniti a proposito dell'installazione di sistemi missilistici nell'Europa orientale – dice - rappresentano senza ombra di dubbio un tentativo di esercitare una pressione di carattere politico-psicologica-militare nei confronti del governo russo".

Alle sue parole si aggiungono i dati tecnico-militari forniti dagli organi della Difesa. La Russia, si precisa, può mettere immediatamente in uso il suo arsenale. "Innanzitutto – rende noto Shamanov - i missili "Topol-M" e "Bulava", per i quali non esistono contromisure o sistemi analoghi. Disponiamo di sistemi missilistici impenetrabili, per proseguire con i complessi missilistici MBR della nuova generazione, dei quali in Occidente nessuno ha mai sentito parlare… E ci possiamo anche riferire ai lanciarazzi aerei dotati di armamenti sia nucleari ad altissima precisione, nonché ai nuovi sistemi missilistici Iskander".

La prova di forza è chiara. "E non va dimenticato – è sempre l’esponente della Difesa russa a parlare - che disponiamo di navicelle orbitali di ricognizione, le quali, in interazione col sistema globale di navigazione satellitare Glonass, sono in grado con la precisione più assoluta di trasmettere i dati relativi agli obiettivi da colpire". Prove di guerra, a parole? Discorsi favoriti da un certo zoccolo duro? Sicuramente è così. Perché Shamanov, per mettere qualche fiore sui cannoni, dice che nonostante tutto: “Non bisogna mostrare i muscoli, ma consentire alle diplomazie di poter discutere in maniera pacata e non emotiva la questione rappresentata dalla paventata installazione da parte degli Stati Uniti di sistemi missilistici nell'Europa orientale, al fine di trovare una soluzione che soddisfi tutti".

Intanto il ministro della Difesa Serghiej Ivanov ribadisce che l’Armata della Russia è sempre pronta a difendere il Paese. E mentre si dispiega questa offensiva “militare” Putin si impegna ad estendere la sua rete diplomatica in un’area sino ad oggi distante dal Cremlino.
Parte per un viaggio in Medio Oriente con tappe in Arabia Saudita, nel Qatar e in Giordania. Ed è la prima volta che un capo di stato russo visita questi paesi, da sempre considerati fedeli alleati dell'Occidente, ma Mosca – con questa azione di Putin - mostra di considerarli ormai essenziali per sviluppare nuovi rapporti economici, politici e anche militari con l’intero mondo arabo. Tutto avviene nel quadro di una regolare risposta diplomatica dal momento che il re Abdallah II di Giordania si è recato ben sei volte in Russia negli ultimi tempi e lo stesso ha fatto anche l'emiro del Qatar. Ora la missione di Putin è considerata come un tentativo di riaffermare il peso di Mosca in Medio Oriente, sicuramente perso con la dissoluzione dell'Urss.

Ma c’è anche un altro aspetto che non va sottovalutato. Ed è il fatto che il Cremlino vuol far comprendere sempre più agli americani che l’era del loro dominio incontrastato – seguito al crollo dell’Urss – volge al tramonto. E la tesi retorica che viene avanti negli ambienti politici di Mosca è questa: “Si è sempre detto che la Russia è l’erede dell’Urss. E’ ora di dimostrarlo con l’avvio di una politica che riporti il Paese al ruolo che aveva un tempo”.


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