Caracas. Insieme a decine e decine di altri osservatori internazionali, provenienti da America Latina, Africa, Asia, Europa e Nordamerica, ho potuto constatare, durante la giornata di Domenica , l’assoluta correttezza delle procedure osservate per consentire lo svolgimento delle elezioni regionali e comunali venezuelane. Procedure che rappresentano oggi, senza alcun dubbio, il riferimento più elevato a livello mondiale, in particolare per gli aspetti costituiti dal ruolo del Consiglio elettorale nazionale  e degli strumenti di tipo informatico utilizzati, con verifica cartacea.

Il primo, riconosciuto come organismo imparziale anche dai rappresentanti dell’opposizione presenti in tutti i seggi, costituisce com’è noto in Venezuela un potere dello Stato indipendente, alla stregua di quelli classici della tripartizione montesquieuiana (legislativo, esecutivo, giudiziario).

 

I secondi vengono impiegati in modo assolutamente trasparente, che rende praticamente impossibile ogni genere di brogli e costituisce un esempio da seguire per ogni Stato, inclusi quelli che si arrogano una discutibile primogenitura in materia di democrazia elettorale.

Il tasso di partecipazione è stato del 43%, quindi sensibilmente superiore a quello registrato in Venezuela alle scorse elezioni politiche di un anno fa. Incremento importante, che, insieme al clima di assoluta tranquillità esistente nei seggi e nel Paese, conferma il successo della politica di negoziato per la riconciliazione nazionale con l’opposizione; perseguita ostinatamente da Maduro, che è riuscita ad includere i settori politicamente e socialmente significativi rappresentati dalla coalizione Mesa De Unidad Democratica (MUD) e da formazioni come Fuerza Vecinal, lasciando fuori solo gli elementi più oltranzisti e screditati, come Juan Guaidó e Leopoldo Lopez.

Il chavismo ha prevalso quasi ovunque, a conferma dell’insegnamento, valido anche per noi, che una sinistra di popolo può vincere anche nelle condizioni più difficili come quelle determinate dalla pandemia e dalle sanzioni economiche di inaudita pesantezza inflitte da Stati Uniti ed Unione Europea.

È giunto definitivamente il momento che quest’ultima, in particolare, che ha potuto constatare anche con una propria missione ufficiale l’effettività della democrazia bolivariana, metta fine alla sua insensata punizione collettiva del popolo venezuelano. Una politica ispirata solo da becere ideologie di stampo neocoloniale e dalla subordinazione alle peggiori forze della destra europea, alcuni dei cui esponenti vantano rapporti di colleganza familiare coi leader più screditati della destra oltranzista e golpista venezuelana.

Ma la richiesta di cessazione immediata delle sanzioni, contrarie ai diritti umani e al diritto internazionale, vale anche per gli Stati Uniti di Joe Biden, che dovranno anche mettere al più presto in libertà il diplomatico venezuelano Alex Saab, prigioniero negli Stati Uniti con motivazioni del tutto prive di fondamento, come già in buona parte riconosciuto dalla stessa giurisdizione statunitense.

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