C’è un atroce parallelo tra la coraggiosa resistenza degli ebrei nel ghetto di Varsavia e quella dei palestinesi a Gaza. Ciò che cambia è solo il nome del signore della morte: Hitler allora, Netanyahu oggi.

L'umanità sta affrontando una delle sue notti più buie, dove gli incubi illuminano con deboli bagliori di luce la coscienza tormentata dei vivi. Non tutti soffriamo di questo disturbo, ma oserei dire che colpisce la maggior parte di noi. Nelle ultime due settimane siamo tornati agli orrori del genocidio. È vero che, in un sistema imperialista come quello in cui viviamo, si tratta di una pratica ricorrente. Ma molto raramente avviene su vasta scala come quella a cui stiamo assistendo in questi giorni, con il bombardamento di Gaza, la terza città del pianeta con la più alta densità di popolazione per chilometro quadrato, dietro Singapore e Hong Kong.

 


Il numero di palestinesi uccisi in questi attacchi ha già superato quota 6.000 a Gaza, la maggior parte dei quali sono bambini, anziani e donne, a cui vanno aggiunti oltre 100 palestinesi uccisi in Cisgiordania. Ma questa cifra certamente sottostima il numero delle vittime che ancora giacciono sotto le macerie - impossibili da rimuovere per mancanza di attrezzature e carburante adeguati - di numerosi edifici di ogni tipo: case, scuole, templi, rifugi dell'ONU, ospedali attaccati dal regime neonazista israeliano.


Nell’Occidente egemonizzato da Washington, l’opinione prevalente è che il brutale attacco ordinato da Netanyahu sia una “risposta giustificata” al “massacro indiscriminato” di civili commesso da Hamas quando si è infiltrato nei territori palestinesi occupati. Ma questa versione trascura completamente il fatto che l’operazione, per quanto condannabile possa essere, è stata una risposta a decenni di continue atrocità e violazioni dei diritti umani perpetrate, senza interruzione, da tutti i governi israeliani e da un’entità che, calpestando svariate risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, è divenuta quello che giuridicamente viene definito uno stato “canaglia”; un’entità le cui politiche, come ha ricordato lo straordinario giornalista israeliano Gideon Levy, hanno portato all’incarcerazione disumana di due milioni di persone per quasi vent’anni, in condizioni di sovraffollamento e private delle regolari forniture di acqua, cibo, elettricità, medicinali e dei beni più elementari necessari per un vita civilizzata. Da una simile crudeltà non può venire nulla di buono.


La storia di questa criminale pulizia etnica risale a molto tempo fa. Va ricordato che fin dalla fondazione di “Israele”, il suo governo ha distrutto almeno 500 villaggi palestinesi, provocando l’inizio di un torrente infinito di rifugiati – 800.000 solo nei primi mesi – le cui case sono state demolite, i loro raccolti distrutti e le loro terre rubate, costringendoli ad abbandonare la terra dei loro antenati. Con il passare del tempo, "Tel Aviv", con il palese appoggio degli Stati Uniti e della maggior parte degli indegni governi europei, ha perseguito costantemente una politica di conquista e di furto territoriale. Circa 700.000 coloni si stabilirono così su terre appartenenti a famiglie palestinesi con il sostegno totale delle cosiddette “Forze di difesa israeliane”, che, in realtà, sono un brutale esercito di aggressione e occupazione di parti di territorio dei paesi vicini.


Questi coloni non hanno nulla a che fare con l'immagine bucolica diffusa dalla stampa corrotta dell'Occidente, così come da politici e governanti. Si tratta di invasori e organizzazioni che ricevono addestramento militare permanente, in possesso di armi da guerra e che attaccano, maltrattano, torturano e uccidono costantemente i palestinesi che osano resistere alla loro stessa spoliazione sotto lo sguardo compiacente delle autorità israeliane e delle forze di sicurezza. Ciò accade in un ambiente come quello dei territori occupati dove vivono quasi 7 milioni di palestinesi, a cui si aggiungono quasi altri 6 milioni della diaspora sparsi nel mondo.


Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia hanno nei giorni scorsi posto il veto alla proposta della Russia al Consiglio di Sicurezza ONU che chiedeva un cessate il fuoco a Gaza. Lo stesso è accaduto con un'altra proposta avanzata il giorno successivo dal Brasile. Evidentemente, "Israele" ha intrapreso un percorso molto simile alla "soluzione finale" proposta da Adolf Hitler per risolvere "il problema tedesco", vale a dire lo sterminio di tutti gli ebrei. Per uno scherzo della storia, è ora il presunto rappresentante del popolo ebraico, "Israele", a prendere il posto del regime nazista e a fare propria la politica criminale genocida. Esiste quindi un atroce parallelo tra la coraggiosa resistenza degli ebrei nel ghetto di Varsavia e quella dei palestinesi a Gaza. Ciò che cambia è solo il nome del signore della morte: Hitler allora, Netanyahu oggi.


Un'ultima nota sull'ipocrisia delle “democrazie occidentali”, che criticano il “terrorismo” di Hamas ma chiudono beatamente gli occhi davanti al ben più grave “terrorismo di Stato” israeliano. Non solo: sono gli stessi governi, a cominciare da quello degli Stati Uniti, che hanno reclutato i terroristi jihadisti dell'Afghanistan, i talebani; quelli di Al Qaeda e dello Stato Islamico (ISIS) per cercare di destabilizzare o rovesciare governi che non erano di loro gradimento in varie parti del mondo, principalmente in Siria, Iraq e Libia. In altre parole, quando questi gruppi giocano per l’impero e i suoi servi, accade qualcosa di sorprendente e i “terroristi” diventano virtuosi “combattenti per la libertà”. E coloro che hanno l’audacia di opporsi all’oppressione imperiale diventano ipso facto “terroristi”, anche se la loro unica arma sono le parole, come nel caso di Heba Abu Nada, la poetessa palestinese, uccisa un paio di giorni fa in uno dei bombardamenti israeliani su Gaza, e la cui poesia recita così:


"La notte in città è buia, tranne che per il bagliore dei missili;
silenziosa, tranne che per il rumore dei bombardamenti;
terrificante, fatta eccezione per la rassicurante promessa della preghiera;
nera, tranne che per la luce dei martiri.
Buona notte."

Fonte: Al Mayadeen

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