di Saverio Monno

Archiviato il clima temperato della prima ora, la campagna elettorale imbocca la strada verso orizzonti più turbolenti. La settimana appena trascorsa è stata teatro, infatti, delle prime recriminazioni e di accennate baruffe. Le polemiche si sono concentrate per lo più sull’uso dei dati di sondaggio e sulla par condicio. In entrambi i casi, ad occupare la scena vi è il solito Berlusconi. Il Cavaliere preoccupato dalla diffusione “incontrollata di dati statistici artificiosi o sapientemente manipolati” e nonostante il tormento per uno strumento “antidemocratico” che, a suo dire, penalizzerebbe Pd e Pdl, qual è la legge sulla par condicio, non ha, comunque lesinato il suo sorriso serafico alle telecamere dei vari salotti televisivi. Così, la sortita ai microfoni “casalinghi” di Canale5, teatro del primo “messaggio evangelico” ai suoi elettori. “Rialzati Italia!” è lo slogan, di matrice quasi biblica, “ideato” dallo stesso Berlusconi, e lanciato dalla poltroncina solitaria dello studio di Matrix. Si tratta del fiore all’occhiello di un programma di circa dodici pagine, che vedrebbe il Cavaliere impegnato in “sette missioni”, sette fatiche di “erculea memoria”. Il leader del Popolo delle libertà si abbandona alla previsione dei possibili scenari del dopo-voto, traccia il cammino delle riforme e, in uno slancio di pessimismo, paventa la possibilità di un governo di intesa con il Pd di Veltroni, in caso di un nuovo pareggio alle urne. Parentesi utile, dice, a “riscrivere insieme le regole del gioco”, aprendo, così, quel dialogo “essenziale che ci fu negato da una sinistra, preoccupata di occupare militarmente tutti i gangli istituzionali e non delle sorti del paese.”

E’ stata poi la volta, qualche sera fa, della “terza camera del Parlamento italiano” e del fido Bruno Vespa. In studio, accompagnato dalle note della sigla di Porta a Porta, un Berlusconi assorto in una risma di fogli, intento a ripetere qualche passo del suo panegirico. Sin dalle prime battute, il Cavaliere si mostra in gran forma, sfoggia numeri, dati di statistiche nazionali e sondaggi regionali.
“Siamo in vantaggio di 10,1 punti percentuali sul Pd” ammonisce con severa precisione, poi favoleggia di seggi e maggioranze per il suo Popolo delle Libertà, ostentando un immaginifico vantaggio di 70 deputati alla Camera e 30 al Senato, quasi che i suoi uomini fossero già lì, sugli alti scanni dei due rami parlamento, pronti a legiferare.

Nell’enfasi delle premonizioni, il cabalista di Arcore, arriva persino a rinnegare di aver mai “anche solo immaginato la possibilità di un pareggio”, che secondo “faziose ed artificiose indiscrezioni di certa stampa” lo avrebbe “condotto a proporre un governo di larghe intese”. Il dietro front, rispetto a quanto dichiarato solo qualche giorno prima su Canale5, è dettato dalla necessità di non confermare all’elettorato azzurro le voci su possibili “inciuci” con Veltroni. Si scaglia quindi contro il rivale, uno che “mente sapendo di mentire” perché “la bugia è il suo mestiere, in tutta la sua vita ha fatto solo quello.” Berlusconi smentisce anche l’ipotesi di una presidenza della Camera affidata a Massimo D’Alema, che si vociferava fosse parte dell’accordo col Pd, e getta nella mischia Gianfranco Fini, che penserebbe “a quel ruolo con una certa determinazione.” Anche se, poi, finisce per aprire al dialogo, dicendosi “fortemente propenso ad una spartizione delle camere.”

Resta su Veltroni, che lo invitava ad un confiteor e lo “accusava, ingiustamente, di non aver onorato il contratto con gli italiani, rispettato, invece, all’85%.”, e fa sapere di essere pronto alla stipula di una nuova obbligazione di fronte al notaio Bruno Vespa, che garantisce la propria disponibilità al recupero della scrivania in ciliegio. Nel frattempo ci si è dovuti accontentare di una lavagnetta e di una “prima visione” programmatica di ciò che presumibilmente ritornerà negli atti del Cavaliere e del suo “magno notaro”. “Nel nostro programma ci sono tutte le risposte alle questioni che l’elettorato pone!” è questo il messaggio di fondo. Poi fa di più, e si abbandona a divagazioni “ad effetto”. Ricorda “il periodo più felice” della sua vita, quando viveva “in un piccolo appartamento di soli 58 metri quadrati.” ribadendo dell’intenzione di “abolire quell’odiosa imposta che è l’ICI.”

Dulcis in fundo, arrivano l’ormai consueta litania sul “voto utile” e la conseguente sparata sui “piccoli” che “non devono essere votati per non favorire il Pd”, ma soprattutto l’immancabile bordata all’ex coinquilino della Casa delle Libertà, Pierferdinando Casini. Ora la coalizione è ben salda, e “potrò realizzare il programma al 100%, non essendoci più alcun alleato che mi dica di no, impedendomi di portare a termine l’impegno con gli italiani.” E soprattutto “più della metà dei dirigenti dell’Udc è confluita nel popolo delle libertà. Gli elettori si adegueranno e capiranno che è meglio votare per noi.” Tutto lascia intendere, insomma, che lo smalto è quello di sempre e, che “se si mettesse a vendere vasi da notte farebbe” ancora “scappare la voglia di urinare a tutt’Italia”, verrebbe da dire ricordando Montanelli, che Berlusconi lo conosceva bene.

A dispetto delle forti convinzioni e della coriacea volontà di portare a compimento il suo disegno di rinascita del paese, Sua Emittenza si dice, però, inquieto. Questa volta è costretto ad essere particolarmente cauto con le promesse, e lo sa bene, per questo “non promette miracoli” e si limita ad affermare che “bisogna applicare la ricetta liberale: meno tasse per famiglie ed imprese”, un vasto piano di edilizia per i giovani, bonus locazioni, nessuna tassa per chi intende aprire una nuova impresa e un intervento, magari, anche sulle pensioni più basse. Sempre senza dimenticare l’abolizione dell’ICI, la detassazione degli straordinari, l'introduzione di un bonus bebé, gli interventi sulla sicurezza, (grazie ai quali “chiudere la porta in faccia agli immigrati clandestini” ndr) e, concludendo, senza con ciò voler essere esaustivi, la riapertura dei cantieri, chiusi dalle sinistre (“perché il ponte sullo stretto può far davvero avvicinare il paese alla Sicilia”).
Ciononostante,“sono preoccupato per il modo in cui ci accolgono in giro per l’Italia. L’aspettativa è tale che, certe volte, penso che tutti credano che abbiamo la bacchetta magica. Purtroppo però non ce l’ha nessuno. Ed anzi, in realtà, siamo un po’ matti a cercare di ottenere la possibilità di governare, dopo i disastri di questa sinistra e con questa congiuntura.” E’ quanto affermava Berlusconi a Milano, ieri in mattinata in un Palalido gremito sino all’inverosimile, per l’apertura della campagna elettorale del Pdl.

La colonna sonora è quella delle grandi occasioni, “Azzurra libertà”, “ti difendiamo noi” e musiche anni '80. Ingredienti che rinvigoriscono il Cavaliere, spossato da una lunga notte di incontri e colloqui per chiudere la partita delle candidature, e che aiutano a smaltire la cocente delusione per il “no” eccellente incassato dall’ex presidente di Confindustra, Antonio D'Amato (“al 90% sarà con noi”), che scioglieva la riserva complicando la quadratura dei conti. Se quindi i piccoli hanno già provveduto a mettere i nomi sulle poltrone che verrebbero loro assegnate, Forza Italia, invece, ha ancora parecchie gatte da pelare, e molti restano i nodi da districare. Ma, per la presentazione delle liste c'è tempo fino a lunedì, e c’è chi dice che Berlusconi abbia tra le mani un indice segreto di circa venti nomi, come “effetto speciale”, da spendere in vista della presentazione delle liste.

“Berlusconi è una malattia che si cura soltanto con il vaccino: una bella iniezione di Berlusconi. A Palazzo Chigi, al Quirinale, al Vaticano, dove vuole. Solo dopo ne saremo immuni.” A distanza di sette anni esatti da queste affermazioni, tra le ultime di Montanelli, l’ipotesi di una “ricaduta” non è surreale. D’altra parte è lo stesso Berlusconi a rassicurarci sull’esito delle prossime consultazioni elettorali; e se due anni fa, a furia di ripetere “siamo in vantaggio” sfiorò il pareggio, è convinzione parecchio diffusa che questa volta possa farcela davvero, visto che dalla sua ci sono anche i pronostici degli allibratori inglesi che, a suo dire, “danno il Pdl vincente per dieci a uno.”

Se così fosse è interessante l’analisi di Marco Cacciotto, docente di “Marketing politico” presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università degli Studi di Milano e di Firenze, proposta da Il Sole 24 Ore: l’egregio professore sostiene che con l’incedere della campagna elettorale, la progressiva diminuzione nel numero dei cosiddetti indecisi (quella parte di elettorato che i partiti puntano di conquistare attraverso la promozione dei propri programmi), la partita si baserà quasi esclusivamente sulla capacità dei vari leaders di mantenere mobilitata la propria base e di convincere nelle ultime due settimane i veri indecisi. A questo punto, il ruolo decisivo verrà svolto dalla dinamica del cosiddetto “voto utile” e, quanto più il risultato apparirà in bilico, tanto più i consensi tenderanno a concentrarsi attorno ai due contendenti più blasonati (Pd e Pdl).

Una stabilizzazione del vantaggio della Pdl porterebbe, invece, l’elettorato, a considerare il voto secondo la propria maggiore sensibilità a questo o quel partito, e di conseguenza, ad una crescita dei tre poli minori (Sinistra Arcobaleno, Udc - Unione di Centro e la Destra). In quest'ultima dinamica vi è il rischio maggiore per la Pdl che ha, alla sua destra e alla sua sinistra, partiti in grado di drenare consensi. Di qui il febbrile ed incessante lavoro di Berlusconi, nel cercare di “affossare” sin da subito i cd. “piccoli”. Inoltre la crescita di Sinistra Arcobaleno ed Udc aumenterebbe per questi partiti le chance di ottenere il quorum al Senato in più regioni. Per questo motivo limitarsi ad esibire un vantaggio nei sondaggi, non sarà strategia di lungo termine per il cavaliere che dovrà, invece, alzare i toni per mobilitare gli elettori di centrodestra e portarli a votare per il suo partito.

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