di Mariavittoria Orsolato

Sapevamo che prima o poi sarebbe successo. Dopo averci terrorizzato per anni con immigrati scassinatori/rapinatori, pericolosi attacchi terroristici e - non da ultimo - con lo spauracchio del degrado urbano, adesso ci mandano l’esercito a casa “per far sentire che lo Stato c’è e che è difficile commettere reati”. Parola di Ignazio La Russa, neoministro degli Esteri e grande estimatore della divisa (nera). Nel decreto legge sulla sicurezza approvato in questi giorni dalle Camere, oltre al famoso emendamento scansa-processi, c’è infatti una postilla che in molti hanno già definito “colombiana” e che prevede l’invio di 3000 uomini dell’esercito italiano a pattugliare e vigilare le strade delle maggiori città per almeno sei mesi, rinnovabili una sola volta. Ma non chiamatele ronde. I soldati andranno “semplicemente” a rafforzare le fila dei tutori dell’ordine convenzionali - polizia, carabinieri, municipale - affiancandoli nelle routinarie operazioni di vigilanza e presidio di siti e obiettivi strategici. In questo modo i cittadini potranno riporre torce e forconi e abbandonare l’idea di scendere in strada per dare la caccia al criminale e all’abusivo. Grazie Ignazio. “In tutti i sondaggi i cittadini chiedono più sicurezza - rimarca La Russa - questo è solo un provvedimento-tampone, che non a caso dura un anno”. Un anno in cui verranno spesi ben 31, 2 milioni di euro per militarizzare il territorio in base a quelle che, via via, verranno presentate come emergenze nazionali. L’emendamento prevede infatti che nel caso in cui in Italia si vengano a creare situazioni particolarmente problematiche, come quella rifiuti a Napoli, i ministri di Interno e Difesa avranno la facoltà di emanare decreti straordinari per l’impiego dell’esercito, senza alcun vincolo o limite alla discrezionalità. Evidentemente l’increscioso spettacolo che abbiamo visto a Chiaiano, quello in cui i “nostri ragazzi” prendevano a manganellate mamme e nonni colpevoli solo di voler un futuro senza cancro per i loro figli e nipoti, ha ricordato al luciferino ministro quanto sia preziosa la forza in contesti di dissenso o smarrimento, spingendolo così a calare il jolly mimetico.
Un jolly che all’opposizione stranamente non piace.

Il leader del Pd Veltroni liquida il tutto come un annuncio ad effetto nell’infinito dibattito sulla sicurezza nazionale, mentre il solito Di Pietro pone il problema della delegittimazione delle forze di polizia : “Affidare il controllo del territorio alle forze armate significa snaturare le funzioni stesse dell' esercito. L'esercito non ha compiti di ordine pubblico, ma deve difendere lo Stato dalle aggressioni esterne. Tra l'altro, questa scelta di militarizzare le città non aiuta certamente né il turismo né lo sviluppo economico del territorio, dà solo un'idea di insicurezza”. Non la pensano allo stesso modo gli italiani che, secondo un sondaggio di La Repubblica, condividono con il 59% di risposte affermative la scelta del Governo, pensando che l’uso dei militari sarà utile a diminuire la criminalità. Si vede che divise e armi agli angoli della strada piacciono più di quanto non si pensi.

Ma se l’esercito fa la polizia, la polizia cosa deve fare? E’ vero, ci sono stati già dei precedenti, nel ’78 con il rapimento Moro e dal’92 al ’98 con l’operazione Vespri Siciliani. Il problema è che in questi due trascorsi storici si cercava di combattere (senza mai riuscirci veramente) il terrorismo delle Brigate Rosse e la Mafia che ha fatto esplodere Falcone, Borsellino e tanti, troppi altri; ma ora a quale emergenza servirebbe l’esercito? Forse quella degli immigrati clandestini? O magari dei giovani che degradano i quartieri bene con i loro aperitivi? A Napoli è stata emergenza perché dei normali cittadini - badate bene, cittadini non extracomunitari o rom - si sono ribellati al decreto legge straordinario del Governo cercando di impedire l’apertura di pericolose discariche in terreni già messi in ginocchio dagli sversamenti illegali e tossici della Camorra. La prossima potrebbe essere in Val di Susa.

Immaginate il futuribile: i montanari anti-tav si barricano nei cantieri dei lavori, gli operai non possono andare avanti con la costruzione della rete ad alta (?) velocità, interviene il Maroni o il La Russa di turno: “Esercito in azione!”, e i montanari sarebbero rimossi come si fa con una brutta macchia sulla giacca buona. Delicati ma decisi. Possono sembrare previsioni degne del miglior 1984, ma porsi delle questioni davanti a questa invasività delle forze armate è normale e naturale. Sono passati appena sessant’anni dalla fine della militocrazia fascista e, a differenza dello Smemorato di Cologno, c’é ancora chi queste scene le ricorda bene e non fatica a fare un parallelo.

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