di Mariavittoria Orsolato

Effettivamente, quella dei test di dialetto agli insegnanti non autoctoni non poteva essere altro che una bufala. Immaginate un professorino di Vigevano che s'innamora di una bella palermitana e per ottenere il trasferimento vicino alla sua amata è costretto ad imprecare come i pescivendoli di Bagheria, davanti a una commissione togata: troppo anche per un temerario saputello come Castelli. Ma forse il punto non è questo, probabilmente i componenti del carroccio non si sono nemmeno posti il problema di un potenziale rovesciamento dei ruoli: a sentire gli agguerriti col fazzoletto verde al collo, l'idea di poter lasciare una terra meravigliosa e ricca come la Padania è peggio di una bestemmia di fronte al crocifisso. Per la Lega quel lembo di terra compreso tra le Alpi e il Po non è infatti solo il motore economico d'Italia defraudato da Roma ladrona, non è nemmeno la stessa Padania, celebrata con ampolle miracolose e riti che scimmiottano gli antichi Celti. Per la Lega, il nord Italia è l'unico Stato possibile. Sebbene si continui a spingere l'acceleratore istituzionale verso il federalismo, l'idea romantica della secessione tra nord e sud è ormai qualcosa che si limita alla retorica da bar della propaganda alla Borghezio, quello che Lega è riuscita a fare soprattutto negli ultimi 10 anni va ben oltre questa campanilistica recriminazione. Per quanto agli osservatori internazionali il partito di Bossi sembri più che altro una caricatura, gli italiani sono costretti ad ammettere la straordinaria ascesa di questo movimento e soprattutto il suo peso all'interno delle fragilissime dinamiche parlamentari. Non è un mistero infatti che tutti i governi Berlusconi, dal '94 ad oggi, siano stati eletti solo ed esclusivamente grazie ai voti della Lega Nord, così come è palese che ormai sono i Maroni e i Calderoli ad occuparsi di leggi per lo Stato, dato che chi di dovere pensa a mettere pezze solo sui propri guai giudiziari e fiscali.

Passando indenni dalla micidiale fusione di Alleanza Nazionale e Forza Italia in quel calderone senza senso che è il partito del predellino, la Lega è rimasta l'unica voce politica di destra in grado di sommuovere gli assetti di potere, ripensandoli in una chiave decisamente inedita, per quanto improbabile. Il nord come unico referente nelle decisioni economiche, il nord come solo campione di sicurezza sociale, il nord come bacino culturale da cui attingere e tramite cui foraggiare intolleranti epigoni. La Lega sta tenendo Berlusconi per l'organo che al premier sta più caro, e i risultati sono immancabilmente sotto gli occhi semichiusi di tutti.

Non così tanto tempo fa si sentiva parlare spesso di una questione meridionale, ci si arrovellava per far quadrare i conti di una fantomatica Cassa del Mezzogiorno, si pensava a come risollevare le sorti di una terra data per spacciata già sotto i Borboni. Oggi il sud, inteso come personalità giuridica, non esiste più, così come non se ne ha più notizia leggendo l'agenda parlamentare. Tutto quello che riguarda il sud - dai rifiuti a Napoli, agli sfollati in Abruzzo, agli immigrati che arrivano a centinaia a Lampedusa - è “emergenza”, è qualcosa da risolvere in fretta per poi potersi rivolgere a faccende di maggiore importanza. Con la Lega il sud è diventato - parafrasando Hoffman - un bambino difficile cui è meglio togliere il giocattolo ammaccato, piuttosto che insegnargli a ripararlo.

Se ne devono essere accorti l'ex governatore della Sicilia Raffaele Lombardo e il fedelissimo “dell'utriano” Gianfranco Miccichè, che proprio in questi giorni hanno sbottato contro il disinteresse di palazzo Chigi, minacciando di fondare un Partito del Sud, uguale alla Lega sia nelle velleità che nel piglio. L'annuncio ha scosso i vertici del partito di maggioranza, spingendo a convocare in fretta e furia una riunione con parlamentari e amministratori siciliani a Palazzo Grazioli, in cui lo stesso premier si è premurato di puntualizzare che un partito meridionale non serve e che basta il Pdl ad accogliere le istanze del Sud. Berlusconi ha anche riferito di star elaborando un piano specifico che prevede “interventi seri”, mirati a difendere il già precario equilibrio economico del mezzogiorno dalla dilagante crisi economica. Secondo le ultime indiscrezioni i fondi aumenterebbero a 4 miliardi di euro, ma sappiamo bene quanto virtuali siano le cifre che coinvolgono l'erario.

A scanso di equivoci, il senatore azzurro Gigi Compagna, tiene a precisare che “se non si vuol giocare a Terronia contro Padania, ora tocca al Pdl, grande partito nazionale della tradizione degasperiana, ridare dignità politica alla questione meridionale”. Prevedendo che la dignità politica del sud si risolva con interventi come il vituperato ponte sullo Stretto, immaginiamo che il povero Alcide si stia rivoltando nella tomba.

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