di Cinzia Frassi

Per il nucleare è un momento buio, è evidente. Il disastro in Giappone e i terribili incidenti dei reattori a Fukushima hanno svelato con un impatto oltremodo drammatico le conseguenze dell'ingovernabilità delle centrali nucleari nell'imminenza di eventi naturali e di conseguenti errori umani o di falle nei dispositivi di sicurezza. Da quel momento in poi, politici, esperti e opinionisti si sono spesi con rinnovata passione pro o contro l'energia nucleare, proprio nel momento in cui nel nostro paese il governo ha imboccato a tutta velocità la strada del ritorno all'atomo.

Non solo, gli eventi drammatici giapponesi hanno illuminato a giorno le perplessità e l'assoluta contrarietà al nucleare di chi, in politica o nei comitati e associazioni, aspetta con trepidazione il prossimo referendum, forte di una rinnovata sensibilizzazione dell’opinione pubblica.

Tra l'altro l'opposizione negli ultimi giorni ha incassato la delusione di alcune mozioni con la quali si chiedeva l'accorpamento dei referendum alle elezioni amministrative del 15-16 di maggio. Conseguentemente i referendum sono stati fissati per il 12-13 giugno. Per un voto solo, quello del radicale Marco Beltrandi, salta quindi l'election day che doveva segnare un punto a favore del raggiungimento del quorum. Si teme infatti che, votandosi il referendum a giugno, i pigri cittadini, in un mese dove l'estate è ormai alle porte, possano preferire la spiaggia all'impegno civico.

Intanto gli antinuclearisti si preparano alla manifestazione di sabato 26 marzo a Roma, quando il Comitato referendario per l'acqua pubblica sarà in piazza con Cgil e numerose associazioni - tra le quali Legambiente - e alcuni partiti tra cui Idv, Pd e Sel. Gli argomenti contro il nucleare però (sicurezza, economicità, problema delle scorie) rischiano di essere oscurati dal pathos dei cittadini, tutti davanti alla tv ad osservare un paese, il Giappone, che rimanda immagini spaventose. Nel’immediato può pagare cavalcare l’opinione pubblica in un momento in cui è assolutamente focalizzata sul problema. Ma domani? Tra un mese?

Quello che è certo è che oggi per i sostenitori del nucleare non è aria. Quella italiana, tra l'altro, non è dato sapere se sia o meno minacciata dalla nube radioattiva che con tutta sorpresa del vecchio continente è arrivata spedita e minacciosa fin dalle coste nipponiche. Su questo fatto c'è molta leggerezza e poche sono le spiegazioni fornite ai cittadini, a parte sostenere che non vi sono pericoli. E' strano, anche il governo giapponese non si stanca di ripeterlo ai suoi di cittadini. Non c'è pericolo. Punto.

Davanti ad un’opinione pubblica così schierata, al governo non resta che correre ai ripari. Da un lato con la decisione di negare l'election day appunto e dall'altro con una novità degli ultimi giorni: una moratoria di un anno sul nucleare italiano e sulle decisioni che lo riguardano. Mettiamo in soffitta la questione e vediamo di sfoderarla quando l'ennesimo bunga bunga avrà fatto dimenticare agli italiani il dramma del Giappone.

Si perché se non ci fosse stato quel terribile terremoto e tutte le conseguenze che abbiamo visto, come in un effetto domino fatale, l'attenzione dell'opinione pubblica sarebbe di gran lunga diversa. Più che posizioni dettate dall'ideologia, anche politica ma non solo, le scelte dei cittadini sono più che mai protese a difendere l'ambiente che li circonda, il parco pubblico sotto casa piuttosto che il loro stesso giardino. L'abbiamo visto a Napoli quando i cittadini imbufaliti residenti nei pressi di discariche piene di rifiuti come montagne, hanno reagito violentemente. Not in my backyard. Insomma: da una altra parte sì, ma non qui.

La moratoria in questione assunta dal Consiglio dei ministri mercoledì 23 marzo scorso, risponde proprio all'esigenza di evitare sollecitazioni ulteriori a cittadini già molto sensibilizzati dagli eventi in Giappone. In particolare il decreto dispone la sospensione, per un periodo di 12 mesi, che forse diventeranno 24, delle procedure riguardanti la localizzazione e la realizzazione di centrali e impianti nucleari sul territorio italiano. Sul piano della programmazione, fa sapere il ministero, "restano confermati il deposito nazionale per lo stoccaggio e il ruolo dell'Agenzia per la sicurezza nucleare, quale organo competente per lo studio e la programmazione delle politiche riguardanti la sicurezza nucleare".

L’opposizione così come i comitati e le associazioni referendarie sono insorte giudicando la moratoria una truffa messa in campo frettolosamente con la finalità di vanificare il referendum di giugno. Secondo Gaetano Benedetto, direttore delle politiche ambientali di WWF Italia, si tratta di una scelta da vero “attendista stregone” con cui il governo “mira a sgonfiare la tensione sul referendum, il Governo ha bisogno di tempo per riavviare un percorso su cui non si capisce quali possano essere gli elementi di vero ripensamento che vengono maturati da qui a un anno".

Resta il fatto che un sondaggio recente realizzato dalla Gnresearch è una mannaia per il governo e per la sua smania di fare girare investimenti, nonché per alimentare gli interessi dell’industria italiana. Non dimentichiamo che il nucleare firmato governo Berlusconi sarebbe tutto un affare privato, dalla costruzione alla gestione successiva. Il sondaggio comunque svela come, su un campione di mille cittadini interpellato, tre italiani su quattro non solo sono contrari alla realizzazione di centrali nucleari, ma giudicano altresì negativamente le recenti politiche del governo che penalizzano le energie rinnovabili. Intanto per essere sicuri si dovrebbe lavorare affinché il 12 e il 13 giugno non sia bel tempo.

 

 

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