di Fabrizio Casari

Una figura da peracottari autentici quella del governo Letta. Incuranti di ogni convenzione internazionale e ad ogni procedura interna prevista, indifferenti allo status di rifugiato da noi stessi concesso, ignoranti anche nella lettura dell’autenticità di un passaporto, nella vicenda della cattura violenta ed espulsione della signora Shalabayeva - moglie del dissidente kazako Ablyazov - e della sua bambina, siamo riusciti a guadagnare il podio della vergogna.

La signora godeva appunto dello status di rifugiato politico e, in quanto tale, in nessun caso avrebbe dovuto essere arrestata e consegnata alle autorità del paese dal quale fuggiva, dal momento che lo status di rifugiato viene riconosciuto proprio quando si ritiene che sia in atto una persecuzione delle autorità di un paese contro un cittadino.

Ma l’Italia è l’Italietta del governicchio; prima concede asilo, poi deporta, quindi quando ormai è troppo tardi, ci ripensa. Nemmeno al Circo Barnum. Imbattibili quando si tratta di cedere sovranità nazionale, i nostri governicchi sono mal posizionati persino nella triste classifica della servitù; almeno i paesi dell’Est europeo, per compiere il loro sporco lavoro, pretendono che la richiesta giunga dagli Stati Uniti; per noi è sufficiente che ce lo ordini il Kazakistan.

I personaggi coinvolti nella figuraccia sono diversi: dal Ministro dell’Interno Alfano alla Ministro degli Esteri Bonino, il fior fiore del governicchio Letta si è contraddistinto in negativo. L’imperizia è quella che può ben essere assegnata alla “sora Emma”, che smentisce qualunque responsabilità diretta nella vicenda tramite un comunicato della Farnesina che poteva avere come titolo “lo scaricabarile”.

Un comunicato che tenta di addossare ogni responsabilità ad Alfano ma dove, per cercare di porre rimedio alla propria imperizia, prima si recrimina sulla mancanza di informazioni relativa alla richiesta ricevuta, poi però si ricorda che relativamente alla comunicazione con gli altri membri competenti dell’Esecutivo, Emma Bonino aveva informato personalmente, il 2 giugno, durante la Festa della Repubblica, il titolare dell'Interno, Angelino Alfano e il presidente del Consiglio Enrico Letta, raccomandando a entrambi di seguire il caso.

Se quindi la Farnesina ha scoperto solo a pasticcio consumato che la signora disponeva di status di rifugiata, ci troviamo a metà strada tra la tragedia e la farsa.

Strano comunque che l’instancabile paladina dei diritti umani si sia limitata a ricordare agli altri di occuparsi della vicenda; ci saremmo aspettati ben altra pressione sul suo governo per un caso come questo, prima e dopo l'epilogo della vicenda. In fondo, si fosse trattato di uno dei mille scioperi della fame di Pannella avrebbe fatto ferro e fuoco; stavolta invece deve aver indossato la grisaglia istituzionale di marca e avrà avuto difficoltà nel muoversi. La richiesta di rilascio della signora, invece, é di pochi giorni orsono.

Per quanto invece riguarda Alfano, si deve ricordare che è, nostro malgrado, il titolare del dicastero da cui ogni operazione di polizia dipende e dove la notizia dell’operazione era già nota dal 28 Maggio scorso, quando l’ambasciatore kazako pose il problema della rendition della moglie del dissidente nel colloquio con Giuseppe Procaccini, Capo di Gabinetto di Alfano.

Dunque, o Procaccini ha tenuto la cosa per sé senza informare il Ministro (il che sarebbe gravissimo) o il Ministro sapeva e ha dato il suo assenso, visti anche i deliziosi rapporti che intercorrono tra Berlusconi e il presidente kazako Nazarbayev. E appare francamente ignobile tentare di scaricare tutto sulla questura di Roma.

Risulta infatti difficile credere che un questore si prenda la responsabilità di una operazione di polizia con implicazioni che si riverberano non solo sul Ministro dell’Interno, ma anche su quello della Giustizia e quello degli Esteri senza avere il via libera dalle massime autorità politiche del Viminale.

Visto anche quanto successo nel caso del rapimento di Abu Omar da parte dei nostri servizi segreti, sarebbe davvero strano che qualcuno, senza l’autorità politica necessaria, possa disporre un’operazione di sequestro di una famiglia e di consegna della stessa in mani straniere. Anche solo la giustificazione amministrativa di un simile operativo sconsigia decisioni prive del necessario sostegno politico, figuriamoci quando investono un problema politico irto di possibili conseguenze.

In difesa del vicepresidente del Consiglio, oltre al solito Cicchitto, che ormai vede minacce al governo in ogni dove, è intervenuto anche il capogruppo del Pdl in commissione Giustizia della Camera, Enrico Costa: "La correttezza di Angelino Alfano è al di sopra di ogni sospetto. Da Guardasigilli nella scorsa legislatura, da ministro dell'Interno in questa, la sua azione ha dimostrato un grande senso dello Stato". Di quello kazako, sicuramente.



Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy