di Fabrizio Casari

Di Massimo D’Alema si può pensare tutto il bene o tutto il male possibile. Lo si può ritenere l’unico segretario della sinistra che ha vinto o il traghettatore verso il nulla politico del partito che ha diretto; l’ultimo leader del centrosinistra o il primo di essi ad aver inseguito i sogni di ricchezza personale. Ma quale che sia il giudizio sull’uomo (carattere pessimo e spocchia infinita) e sul politico (gestore ed apripista del disarmo ideologico dell’attuale PD, pur se con molto minori responsabilità di Veltroni) le duemila bottiglie di vino che la Coop CPL Concordia ha comprato dall’azienda vinicola di Massimo D’Alema non possono certo figurare come una tangente.

Intanto perché se 87.000 euro possono essere una misura scarsa anche per quanto attiene alla concussione tra soggetti privati, diventano una somma davvero trascurabile nel mercato della corruttela che coinvolge politici e imprenditori, mercato del quale, comunque, non risulta D'Alema faccia parte.

In più, a rafforzare il dubbio circa la dinamica del dare/avere in un meccanismo corruttivo, è davvero stravagante immaginare che una mazzetta venga fatturata. E sostanzialmente faziosa appare la lettura di una presunta fatturazione ad hoc che coprirebbe la donazione, dal momento che risultano regolarmente consegnate le duemila bottiglie di vino prodotte dell’ex leader del PDS e DS.

Peraltro, la quotazione di D’Alema nel sistema relazionale che conta in Italia è decisamente alta e non sono certo 87.000 euro la somma con la quale sarebbe possibile ingraziarsi i favori del fondatore di Italiani-Europei, ammesso che ciò fosse possibile. Con 87000 euro ci si può al massimo ingraziarsi Lupi e il di lui figlio, non l’ex premier del centrosinistra col trattino che fu.

E’ ovvio che chiunque può pensare che l'aquisto sia stato indirettamente un sostegno finanziario alla fondazione che D'Alema dirige. Che per il comune di Ischia, per quanto la cittadina abbia un suo rilievo turistico internazionale, forse 2000 bottiglie possono sembrare eccessive per le esigenze di pubbliche relazioni (va però ricordato che sono state acquistate in uno spazio temporale di due anni).

C'è invece da chiedersi quali siano i criteri utilizzati dagli uffici delle Procure quando fanno filtrare ai giornalisti stralci di intercettazioni che niente hanno a che vedere con le inchieste. Perchè è perfettamente legittimo rendere noto alla cittadinanza, attraverso i media, la sostanza delle accuse che si lanciano, ma quando persone e strutture vengono chiamate in causa senza che nulla li leghi ai fatti oggetto delle indagini, allora il dubbio sull'agire di certa magistratura resta, anzi si rafforza. Ci si può legittimamente chiedere se si costruiscano le proprie carriere togate calpestando quelle politiche.

Risulta ad ogni modo curiosa la coincidenza temporale tra l’esposizione di D’Alema contro Renzi, nell’ambito della discussione interna al PD, e la pubblicazione di stralci delle intercettazioni che lo vorrebbero coinvolto nel sistema di relazioni messo in piedi dalla coop.

Che gli ex dirigenti del PDS e dei DS mantengano buone relazioni con alcune delle aziende affiliate alla Lega delle Cooperative non è certo un mistero; semmai tutto diventa drammatico quando i nuovi esponenti del nuovo PD decidono d’imbarcarsi a modo loro nei rapporti con le cooperative (vedi Mafia capitale, ad esempio). Che poi oggi il PD non sia più nemmeno l'ombra di ciò che avrebbe dovuto rappresentare, questo è altro tema.

Del resto a certificare la definitiva mutazione genetica in partito di destra di quello che fu il partito della sinistra basta osservare come al ridisegno in chiave autoritaria dell'ingegneria istituzionale, si somma l'abolizione sostanziale dello Statuto dei lavoratori, avviando così una riscrittura del patto sociale e costituzionale in funzione delle esigenze delle imprese. Un progetto di governo che, fosse stato nell'agenda del centrodestra, avrebbe fatto gridare al golpe, ma che ora l'antiberlusconismo da salotto lo definisce "rinnovamento". C'è un vecchio detto che recita "dimmi con chi vai e ti dirò chi sei".

E con chi vanno i nuovi rottamatori? Il segretario del partito e presidente del consiglio ha tra i suoi sponsor Marchionne, Serra e Guerra, ha in Squinzi il suo miglior alleato, governa con i voti di Berlusconi e contro i sindacati. Lo stesso D’Alema, che pure da Renzi lo separa un abisso, si fa comunque finanziare da Fiat, Cir e Pirelli la sua fondazione Italiani-Europei.

Ma non è storia di oggi. Quello di un progressismo senza idee e senza popolo è un cammino dai passi ormai lunghi e decisi. Ad ubriacarsi di sogni imprenditoriali, del mito del neoliberismo e dei salotti della finanza, quello che fu un partito della sinistra ha iniziato ben prima dell’arrivo delle duemila bottiglie del comune di Ischia. A bocca asciutta è rimasto il Paese.

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