Anteporre gli interessi del partito a quelli dei cittadini è uno sport vecchio come la Repubblica. La notizia è che tra i suoi giocatori si annovera anche il Movimento 5 Stelle, come dimostra il vergognoso balletto che sta andando in scena a Roma sulla questione rifiuti. Nella Capitale, la più importante amministrazione in cui i grillini abbiano delle responsabilità operative, circa una tonnellata di immondizia giace ogni giorno per strada perché non si sa dove metterla. Il problema è annoso e non nasce con Virginia Raggi.

 

 

A far saltare il tappo fu l’ex sindaco Pd Ignazio Marino, che chiuse la discarica di Malagrotta (la più grande d’Europa) con l’obiettivo di realizzare un nuovo piano di smaltimento rifiuti. Purtroppo non fece in tempo a mettere in pratica quanto aveva immaginato, perché l’allora presidente del Consiglio, Matteo Renzi, decise di destituirlo con una manovra di palazzo che ancora oggi grida vendetta. E alle successive elezioni comunali sappiamo come andò a finire per il Pd.

 

Una volta saliti in sella, i grillini cancellarono il piano Marino e ne proposero un altro, evidentemente inefficace. Puntavano a raggiungere il 70% di differenziata entro il 2021: fantascienza. Siamo al 44,5% e i cassonetti traboccano ogni giorno.

 

Se Roma non è ancora morta seppellita dai sacchetti dell’umido è solo perché esporta la sua immondizia un po’ ovunque. Perfino in Austria, fino a qualche tempo fa. Il problema è che in autunno le spedizioni di pattume oltreconfine si sono interrotte, gettando nuovamente il Comune nel caos.

 

Per far fronte all’emergenza, la municipalizzata capitolina Ama ha chiesto l’aiuto della Regione Emilia Romagna, che si è detta disponibile ad accogliere parte dei rifiuti prodotti quotidianamente dai romani. Poi però, all’improvviso, tutto si è bloccato. Ama e Campidoglio ci hanno ripensato. Come mai?

 

La ragione è scontata e ha a che vedere con la campagna elettorale in arrivo. Inviare i rifiuti in Emilia significa chiedere aiuto a un’amministrazione del Pd. Non solo: significa anche sfruttarne gli inceneritori, fra i quali troneggia come Edmond Dantès quello di Parma. Già, proprio lui: parliamo dello stesso inceneritore che qualche anno fa il sindaco Federico Pizzarotti (eletto e poi riconfermato dai parmensi) decise di non smantellare, ricevendo per questo il benservito dal Movimento 5 Stelle.

 

Non era difficile prevedere che tornare a Canossa sotto l’inceneritore avrebbe dato all’ex col dente avvelenato il destro per scoccare qualche dardo infuocato. E infatti Pizzarotti ha subito iniziato a parlare di “sindaci inefficienti che chiedono aiuto ai più efficienti”. Troppo da sopportare per il Movimento.

 

I vertici del M5S hanno calato sul capo di Raggi l’ordine di fare marcia indietro. Addio Emilia. Forse riusciranno a metterci una pezza trovando un’altra intesa con l’Abruzzo, che non creerebbe problemi sotto il profilo elettorale. Una sola cosa è certa: piuttosto che finire impallinati dai democratici emiliani e da Pizzarotti, Grillo e i suoi preferiscono di gran lunga lasciare l’immondizia a marcire nelle strade romane.

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