L’operazione mediatica sui presunti soldi russi, condotta dal Dipartimento di Stato USA, fa notizia, sebbene essa sia assolutamente inventata. Distribuire 300 milioni di Dollari tra 28 Paesi diversi pensando di poterne condizionare la vita politica ed economica, è imbecillità che nemmeno la finanza creativa di Tremonti avrebbe ideato.

Del resto gli interessi politici della Russia hanno a che vedere con il consolidamento della sua cintura di sicurezza in Asia e Medio Oriente e le sue politiche di difesa si muovono precisamente negli stessi ambiti. Difficile credere che vi sia nelle redazioni italiane uno talmente idiota da pensare che a Mosca ritengano congrua la cifra di 300 milioni di Dollari per destabilizzare i paesi occidentali, eppure si scrive perchè serve alla causa. La domanda non è quindi sul perché gli USA inventano una panzana alla vigilia del voto in Italia; la vera questione è come mai la stampa italiana da spazio e persino rilancia senza un briciolo di credibilità ed affidabilità una fake news elettorale.

 

Lo fa per militanza atlantista, per servitù nemmeno celata verso tutto ciò che viene da Washington e soprattutto da Langley, le due fonti informative non questionabili alle quali si è aggiunta negli ultimi mesi Kiev. Rilancia la balla planetaria costruita con scarsa professionalità perché non c’è bisogno di montare nemmeno uno story board credibile, men che mai verificabile. Tanto nessun giornale e nessuna Tv andranno a svolgere il loro lavoro giornalistico, che prevede il verificare prima di pubblicare; perché di consonanza ideologica si tratta, ci si ritiene reparti diversi dello stesso esercito che combatte la stessa guerra.

Non a caso, benché nella storia italiana sia arcinoto l’operato statunitense e l’ingerenza illecita e permanente nel nostro paese, violentato con bombe, petrodollari, terrorismo e finanza, non vi sono tracce né nei giornali e nemmeno sui motori di ricerca da Google in giù di finanziamenti USA ai partiti italiani. E questo sebbene a cominciare dalla scissione del PSI che diede vita al PSDI e ad altre operazioni politico elettorali destinate ad alterare il quadro italiano ci sarebbe da scrivere molto e in profondità. Ma significherebbe scrivere di come la storia italiana sia stata falcidiata dalla longa manus degli Stati Uniti, dunque impensabile anche solo da immaginare per un giornalismo venduto e straccione.

Almeno però, visto che di energia si tratta e di Italia si parla, sarebbe stato interessante leggere anche solo un articolo sulla storia dell’ENI e sull’assassinio di Enrico Mattei, splendida figura di italiano che credette in un paese energeticamente indipendente, ma non aveva fatto i conti a sufficienza con l’intenzione USA di tenerci legati con la forza.

L’obiettivo della fake news sui Dollari è quello di colpire la Lega di Salvini e il Movimento 5 Stelle di Conte. Il motivo è presto detto: la Lega pone la questione delle sanzioni contro la Russia in chiave di utilità per l’Europa e rispondenza persino con l’obiettivo dichiarato, ovvero quello di colpire l’economia russa. Dato che fino ad ora l’unica economia colpita dopo sei mesi di guerra è quella europea, appare lecito ma proibito domandarsi l’efficacia delle misure, piene solo di furore ideologico e di nessun vantaggio per una UE che ha predicato per 22 anni la necessità del rigore sui conti (improvvisamente scomparsa). Il pericolo per gli USA e la UE della posizione di Salvini è che indipendentemente della credibilità assai residua di cui gode, Salvini intercetta il sentiment dell’area industriale del Nord-Est del Paese, che dal 2014 ha perduto 4 miliardi di Euro all’anno solo per le sanzioni in agricoltura contro Mosca e che da sei mesi a questa parte ha visto entrare in crisi quasi 1300 aziende che lavoravano nei diversi settori dello scambio commerciale tra Italia e Russia.

Insomma, per chi ritiene che l’Europa debba immolarsi nella guerra della NATO che viene fatta combattere per procura agli ucraini, certamente un successo di Salvini, ove riequilibrasse i rapporti di forza nel centrodestra che si avvia a vincere le elezioni, sarebbe un problema. Anche perché sebbene quella della Meloni viene annunciata come una marcia trionfale verso Palazzo Chigi, così non sarà. I governi si fanno in Parlamento e non nei sondaggi pilotati o negli editoriali e il rifiuto della guerra da parte degli italiani, se si saldasse con l’interesse concreto di un popolo alle prese con il peggiore dei fallimenti della dittatura neoliberista, produrrebbe sorprese non gradite alla Casa Bianca e a Bruxelles. Un’affermazione di Salvini toglierebbe aria sulla testa alla Meloni che si dice sovranista nei comizi e atlantista nelle interviste e né lui né Berlusconi ritengono di dover affidare le chiavi del paese alla urlatrice tascabile neofascista.

Quanto ai 5 Stelle, non è stato sufficiente mettersi Grillo in tasca, convinto per diverse ragioni a starsene zitto e buono. I 5 Stelle, quali che siano stati gli errori e i capitomboli, prodotto di una conclamata assenza di cultura politica e spessore umano, hanno però fornito questi anni di indiscutibili fastidi per Washington. E, soprattutto, proprio perché privi di radici ideologiche, non hanno l’odio russofobico nelle vene, pedigree necessario.

Quando erano al governo con la Lega, si sono rifiutati di riconoscere Juan Guaidò come presidente del Venezuela. La mancata adesione dell’Italia alla scombinato capriccio degli USA e della Spagna impedì il riconoscimento formale della UE con tutte le conseguenze del caso, prima fra tutte la sconfitta politica e l’impossibilità di assegnare ruolo e soprattutto soldi alla camarilla narcos che agiva in squadra con Guaidò. La CIA non la prese bene.

Ancor peggio la Casa Bianca prese la decisione del governo con i 5 Stelle di firmare il memorandum d’Intesa con la Cina per il progetto conosciuto come “Nuova Via della Seta”, che porterebbe indiscutibili vantaggi all’Italia ma non agli Stati Uniti. D’altra parte i due interessi sono stati sempre dicotomici, ma farci credere che noi abbiamo convenienza a seguire i loro è stata una delle prime e meglio riuscite truffe ideologiche fatte circolare attraverso la struttura politico-mediatica del paese.

In questa campagna elettorale e nella fase precedente alla crisi di governo, datasi non per colpa ma per merito dei 5 Stelle, l’opposizione all’incremento delle spese militari, ribadita anche in questi ultimi giorni da Conte, rappresenta un posizionamento più accentuato a sinistra e una ulteriore molestia per gli interessi degli USA: una molestia che rischia di trasformarsi in un problema nel caso i 5 Stelle colgano un risultato significativo.

Se, come tutto lascia prevedere, vi sarà la debacle del PD, guidato da una delle figure più insulse della scena politica dal dopoguerra ad oggi, il rimpianto per la mancata alleanza con i pentastellati verrebbe mitigato solo da un risultato scarso di questi ultimi. Altrimenti il costo dell’obbedienza a Zelensky e a Biden si ripercuoterà violentemente non tanto e non solo su Letta ma su tutto il gruppo dirigente del partito meno intelligente della storia politica italiana.

Insomma la via per un governo di larghe intese con Fratelli d’Italia e PD a tenere la barra, e un’uscita anticipata dal Quirinale del pessimo Mattarella per dare spazio al banchiere defenestrato, ha bisogno di avere sia Salvini che soprattutto Conte (che hanno osteggiato Draghi) in una posizione politicamente e numericamente irrilevante. Una loro affermazione costituirebbe invece un problema di assetti interni alla destra (Salvini) e di assetto del governo (Conte).

Questo è lo scenario nel quale la fake news sui Dollari russi si è innescata. E’ stato il contributo degli Stati Uniti alla campagna elettorale di Giorgia Meloni. Non si è trattato quindi di una rivelazione su come i russi intervengono nella politica italiana, ma semmai dell’ennesima dimostrazione su come gli USA la controllano, la manipolano e la schiacciano in funzione dei loro interessi.

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