di Mariavittoria Orsolato


Grazie al cielo non tutte le ciambelle riescono col buco! Apprendiamo dalle pagine online di Milano Finanza che l’azienda protorevisionista a marca Dell’Utri-Meneghetti-Pezzi – la Ovo srl – è miseramente fallita, dichiarando la liquidazione lo scorso 12 febbraio. In meno di tre anni lo scatolozzo cinese in cui confluiva per il 53% la Nova Fronda di Pezzi e per il 47% l’holding lussemburghese Trefinance controllata direttamente da Fininvest, è riuscito a creare una voragine di 4,9 milioni di euro costringendo i soci a sciogliere il connubio prima del tempo. Giusto per ricordare che tipo di connubio fosse quello dei tre signori sopraccitati, basta accennare al fatto che l’intento dell’azienda era creare un’alternativa online a Wikipedia, costruendo uno sterminato archivio di videoclip in cui – citando testualmente il sito dell’ormai defunta azienda – “trovare conoscenza condensata in tre minuti”. Ora, l’ampliamento del campo dello scibile umano è ben buona cosa ma lo zampino di Dell’Utri e del santone ontopsicologo Meneghetti hanno fatto sorgere più di qualche ragionevole dubbio sulla buona fede del progetto.

In breve, il professor Meneghetti (ex francescano riciclatosi scienziato umanistico nonchè creatore di quella che il Viminale nel 98 ha definito “setta ontopsicologica”) crede che le figure storiche, anche quelle più limpidamente controverse come Hitler o Stalin, vadano analizzate non secondo l’operato attivo ma attraverso la comprensione della loro più intima natura, in modo da intuire il perché delle loro decisioni; se a questo aggiungiamo le manifeste intenzioni di Dell’Utri, che poco prima delle consultazioni dello scorso anno si affrettò a dire che “I libri di storia, ancora oggi condizionati dalla retorica della Resistenza, saranno revisionati, se dovessimo vincere le elezioni”, questo connubio non può che presentarsi come scellerato.

Insomma dobbiamo ringraziare l’imprevedibile quanto vituperata mano invisibile del mercato se, almeno per ora, non perderemo del tutto quel briciolo di memoria storica che ancora ci è rimasta e che prova ineluttabilmente a difendersi dai continui attacchi di una politica che a stento ricorda fatti avvenuti appena 60 anni fa.

Giusto per non smentirci, verrebbe da dire che stavolta a Berlusconi gli s’è proprio rotto l’ovo nel paniere! A Padron’ Silvio quel giovane Pezzi piaceva molto, gliel’aveva presentato l’ex capo-marketing Rai nonché deputata Pdl Deborah Bergamini – a noi nota per l’oramai assimilato scandalo di intercettazioni tra dirigenze Rai e Mediaset per creare palinsesti biscione-friendly – e col suo fare accattivante era riuscito a imbonirsi anche il più brillante degli imbonitori: il progetto di Ovopedia era – per usare l’ormai celeberrima perla di Bruno Vespa – “cucito su di lui”. Data l’incontrovertibile fede dell’ex vj di Mtv nel credo carismatico professato dal Meneghetti, la linea editoriale di Ovo riservava ben poche sorprese.

La sorpresa, e anche bella grossa, l’hanno avuta invece i 55 dipendenti dell’azienda e i 600 freelance che sono stati minuziosamente reclutati dalla Ovo: pare infatti che i pagamenti fossero in arretrato già da un pezzo e, dalle indiscrezioni reperite sul web, sembra che tutti coloro a cui spettano soldi – circa 3000 euro a clip ­– saranno contattati dai liquidatori. Nella migliore delle ipotesi “offriranno” dal 30 al 60% del dovuto, le controversie sembrano già dietro l’angolo.

Ma come ha fatto questa pur sempre modesta srl a fallire così rovinosamente, lasciando dietro sé un buco da quasi 5 milioni di euro? Sicuramente con i soldi della maison Berlusconi che, contrariamente al suo famoso fiuto per gli affari, sembra essersi imbarcata in questa fallimentare crociata a metà tra l’ideologia e il più gretto affar di stato, più che altro per obblighi “morali” verso il Meneghetti, di cui Dell’Utri è un altro fervente discepolo. L’ipotesi forse meno opinabile è che la crisi economica abbia bussato anche all’uscio di Arcore, costringendo a chiudere i rubinetti per la costosa operazione di onniscienza in salsa revisionista: i clippini educativi, per quanto accattivanti nei toni e nelle grafiche, non pare abbiano avuto il successo sperato proprio per la loro pretesa pedagogica (si sa, non siamo un popolo amante della cultura) e ora anche la Vodafone, partner telefonica che solo un anno fa lanciava il servizio podcast “Ovo Today”, si tira indietro senza fare una piega.

Ora, siccome Ovo srl è formalmente messa in liquidazione, si presume che gli unici beni residui da liquidare siano proprio le famigerate clip ontopsicologiche che esaltano la leadership di potenza e il trionfo della volontà personale: se i video sono l’unico bene disponibile c’è da credere che qualcuno li rileverà (facendo oltretutto un affarone, data la provenienza fallimenatare) per sfruttarli a sua volta, in questo caso, la parentesi dell’enciclopedia rettificata ad hoc non sarebbe affatto chiusa.
Chissà se ne sentiremo ancora parlare.

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