di Giovanna Pavani

Non ci vogliono stare. Se, all'indomani della sentenza del Caf un po' tutte le società colpite hanno annunciato ricorsi al Tar, promettendo di smontare quanto è uscito dalle aule del Foro Italico, ricostruendo un campionato di serie A come se nulla mai fosse successo, merita un'attenzione particolare quando sta accadendo, in queste ore, nel quartier generale di Forza italia. Si stanno attrezzando per fare "giustizia" a modo loro, partendo da un presupposto che già nei giorni scorsi era stato ventilato nelle parole di alcuni esponenti azzurri e della Lega, Bondi, Maroni e Bonaiuti in testa: se può considerarsi fondata la sentenza contro la Juve, così come quelle contro Lazio e Fiorentina, di certo il Milan è stato colpito con l'intenzione di colpire Berlusconi. Una sentenza politica, altrochè. Ma il punto non è l'ennesimo delirio di lesa maestà scatenato dai reggicoda del Cavaliere in cerca di nuove occasioni di servilismo nei confronti del loro leader colpito nell'affetto più caro. Quello che inquieta è che, ancora una volta, gli azzurri si stanno attrezzando per usare una legge che prossimamente verrà dibattuta in Parlamento, quella sull'indulto: cercheranno di cavalcarla per consentire al Milan di cominciare il prossimo campionato di serie A senza la pesante penalizzazione di punti che gli ha inflitto la giustizia federale. Quando si dice pensare al bene del Paese… Come metteranno in pratica questo intento ancora non è dato sapere. Di fatto, non è giuridicamente fondata la possibilità che un provvedimento di indulto possa essere applicato ad una sentenza di giustizia sportiva. C'è un fatto, però: nel momento in cui le società, Milan compreso, faranno ricorso al Tar, la sentenza del Caf rientrerà nell'ambito di un giudizio d'appello della giustizia ordinaria, probabilmente con l'ausilio dell'articolo 700, ovvero della necessità d'urgenza, giustificata in questo caso, dall'imminenza dell'inizio del nuovo campionato. E' dunque probabile che il Tar emetta un nuovo dispositivo entro 60 giorni. Giudizio che, a quel punto, correrà sui binari della giustizia ordinaria, non più su quelli sportivi. Dunque una sentenza a cui sarebbe possibile applicare il provvedimento di indulto che, è bene ricordarlo, cancella la pena ma non il reato. E' in quest'ambito che gli avvocati di Forza italia, su ordine di scuderia del Cavaliere, si stanno muovendo per fare in modo che il Milan riesca a rientrare in serie A senza il gravame della "pena", ovvero dei 15 punti di penalizzazione che pregiudicano ogni possibile risultato successivo. Si tratta, è bene chiarirlo, di funambolismo giuridico allo stato puro. Ma il Cavaliere ha abituato ad ben altre forzature. Perché, da sempre, non è lui che si deve adattare alle leggi dello Stato, ma si incarica di plasmarle, oltre il ridicolo e l'insulto, ai propri voleri. Che, in questo caso, non sono solo i suoi, ma quelli dell'intero mondo del calcio che trova sponde politiche forti anche nel centrosinistra, deciso a fare la propria parte per riportare la serenità negli stadi e tra gli spalti.

Ma si sa già, per esempio, che l'iniziativa trova ampie sponde non solo all'interno dell'ormai ex Casa delle Libertà, ma anche tra quei parlamentari del centrosinistra "fedeli" ai colori rossoneri. Che senza dirlo, ma facendolo comunque intendere con chiarezza, potrebbero anche votare a favore di una simile norma; un emendamento ad hoc, inserito all'interno di un contesto che non faccia immediato riferimento al Milan, ma alla fattispecie che esso rappresenta, ovvero una squadra rimasta nella massima serie ma con un fardello troppo pesante da sostenere per poter essere considerata davvero in gioco come le altre. Si sa, si può far passare qualsiasi cosa, basta che il conflitto d'interessi non emerga in maniera troppo sfrontata. E quelli di Forza Italia, in cinque anni di governo, almeno questo hanno imparato a farlo con grande destrezza: la loro unica priorità, d'altra parte, è stata sempre quella di salvaguardare al massimo gli interessi del Cavaliere e chi se ne importa del resto.


Stavolta, poi, ci mettono anche il cuore. Perché quella per il Milan è considerata la madre di tutte le battaglie. La dicono lunga, infatti, le concitate dichiarazioni a caldo rilasciate sull'onda dello sdegno per una sentenza così "ingiustamente penalizzante" nei confronti della squadra del Capo. Eccoli i peana dei fedelissimi di Arcore: "L'unico obiettivo era colpire lui", ha denunciato insolentito Guido Crosetto. "Si tratta di una sentenza politica senza prove" è invece stato il lapidario commento del portavoce di Silvio, lo "yesmen" per eccellenza, Paolo Bonaiuti. "Complimenti, giustizia è fatta - ha proseguito sarcastico - si puniscono quasi 20 milioni di tifosi e l'Italia campione del mondo resta fuori dalla coppe internazionali". Serpeggia, dunque, un sentimento di rivolta. Capitanato da Maurizio Lupi che si è scandalizzato più di altri: "L'unica colpa del Milan è di avere Berlusconi come presidente".
Ecco, ce l'hanno sempre con lui, povero Silvio, direbbe Cornacchione. Ma ci sarebbe, casomai, da chiedersi se il Milan, alla fine, ha avuto un trattamento diverso non tanto perché gli è stata riconosciuta solo una responsabilità oggettiva e non una diretta come nel caso delle altre squadre, oppure perché Berlusconi ha cominciato parecchi giorni prima della sentenza a gridare al complotto politico e alle toghe sempre troppo rosse, anche quando si parla di calcio. Il Cavaliere avrà anche perso le elezioni, anzi tre elezioni di fila in tre mesi, ma nell'ambiente sportivo i pesi e le misure hanno carature diverse rispetto che in altri ambiti. Lui, però, riporta poi sempre tutto in quello della politica, della persecuzione politica nei suoi confronti da parte degli avversari (per lui sempre nemici), finendo per creare un fumus persecutionis che, alla fine, fa perdere i punti di riferimento del reale anche alla persona più lontana dai ragionamenti complottardi tipici dei palazzi del potere e lontani da quelli degli stadi. Non stupisce, dunque, che su questa falsariga di ragionamento, si stia tentando nuovamente di sostenere una prossima legge dello Stato, destinata a ridurre il sovraffollamento delle carceri, solo al fine di compiacere la squadra del cavaliere, i suoi affetti e, come al solito, i suoi affari. Il Milan in A con una palla di ferro al piede di 15 punti di penalità vale senz'altro di meno, sul fronte dei diritti sportivi, di un Inter o di una Roma. E' per questo, soprattutto, che quelli di Forza italia non ci vogliono stare. E puntano a "svuotare" la sanzione attraverso l'indulto, ad uso e consumo solo del Milan, naturalmente, chi se ne importa delle carceri. E dei carcerati, soprattutto. A sinistra glielo consentiranno?

Su come uscire dallo scandalo del calcio e rimandare la gente allo stadio si stanno interrogando da giorni anche ambienti vicini alla maggioranza, ma il colpo di spugna non è preso in considerazione: non può passare il presupposto che, comunque, la giustizia non esiste mai perché si trova sempre una scappatoia per farla franca. Ma qui è un problema di etica che non sfiora neppure da lontano il cavaliere e i suoi. Che, tanto per non perdere l'abitudine, stanno cercando di aggirare la giustizia con un colpo di mano. Il conflitto di interessi è una malattia da cui non si guarisce mai.

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