di Vincenzo Maddaloni

BERLINO. Papa Francesco ricorda ai fedeli che, «non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione». Sicuramente qui in Germania la confusione non c'è, e da anni. A volte, è sufficiente anche il varo di una legge per misurare le distanze culturali tra le nazioni. Quella sulle Unioni civili ci separa dai tedeschi anni luce, conferma che ci sono concezioni diverse d'intendere la democrazia. Il Belpaese non ci fa una bella figura. Come sempre, o quasi.

I tedeschi hanno da quindici anni la legge sulle Unioni civili. La Eingetragene Lebenspartnerschaft (così in tedesco) venne approvata nel 2001 dal Governo Rosso-Verde di Schöder e Fischer, e nel corso degli anni ha subito molte modifiche grazie alla Corte Costituzionale e alla consapevolezza tedesca che la politica deve favorire e sostenere i cambiamenti sociali. Infatti, la legge è sempre cambiata in meglio, ampliando ogni volta i diritti delle coppie omosessuali.

In Italia invece, soltanto giovedì 28 gennaio 2016 tornerà in aula il disegno di legge sulle Unioni civili, la Cirannà Bis, dal nome della senatrice Pd Monica Cirinnà che l'ha promossa. Le Unioni civili sono un diritto riconosciuto in gran parte dei Paesi dell’Unione Europea. Alcuni dei paesi comunitari, come la Germania, arrivano a equiparare le unioni civili al matrimonio. Insomma dei ventotto stati membri della UE, quelli che ancora non hanno legiferato in merito sono: Bulgaria, Cipro, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Slovacchia, e naturalmente l’Italia.

Sicché se il Cirannà Bis non sarà approvato, l’Italia continuerà ad essere uno dei pochi Stati europei che non riconoscono in alcun modo le famiglie di persone omosessuali. I segnali che possa accadere ci sono, perché proprio l'altro giorno il vescovo Nunzio Galantino, segretario della Cei, ha nuovamente criticato la possibilità di adozione per le coppie gay. E così la sentenza dell'autorevole prelato diventa una  benedizione per il raduno - il prossimo 30 gennaio in Piazza san Giovanni a Roma - del Family Day che è organizzato da molte associazioni di cattolici conservatori che al grido di “non toccate i bambini”, si oppongono, appunto, al riconoscimento delle Unioni civili.

Per la cronaca, risale al 1986 la prima proposta di legge sul riconoscimento delle coppie di fatto. Dopo trent'anni di disegni di legge nel vano tentativo di riportarli in esame nel Parlamento Italiano, finalmente il 28  gennaio si voterà sulle modifiche del cosiddetto Cirinnà Bis, che riguardano la distinzione della regolamentazione tra le coppie civili di diverso orientamento sessuale. Per la prima volta s’inserisce nell’ordinamento giuridico italiano, l’istituzione delle Unioni civili per quelle formate da persone dello stesso sesso che assumeranno la definizione di coppie di «specifica formazione sociale» cancellando così ogni riferimento al matrimonio.

Va pure precisato che la legge Cirinnà, nella sua ultima versione, stabilisce che le coppie dello stesso sesso unite civilmente non potranno adottare bambini che non siano già figli di uno dei componenti della coppia. E quindi tutta la discussione attorno al cosiddetto “utero in affitto” che la legge Cirinnà si appresterebbe “a promuovere”, come i suoi avversari sostengono si fonda su premesse che non esistono, poiché il ddl non dicendo nulla a riguardo, lascia quindi in vigore i divieti della legge 40 del 2004.

Concludendo, non essendoci alcuna equiparazione con il “matrimonio”, le coppie di «specifica formazione sociale» hanno soltanto la possibilità di accedere a una adozione particolare: l’adozione del figlio dell’altro componente della coppia, compiuta con il consenso di entrambi i genitori, oppure la possibilità di adottare un minore che ha un solo genitore, quello interno all’Unione civile, perché l’altro è irreperibile, ignoto, defunto o ritenuto incapace di esercitare la potestà genitoriale, cioè non idoneo ad occuparsene.

Tutt'altra aria spira in Germania. Ancora una volta il sano pragmatismo tedesco non soltanto nei contenuti ma anche nei metodi ha dato i suoi frutti, che aiutano anche a  capire il baratro che separa il Belpaese dalla Germania.

Perché i tedeschi hanno pensato davvero a tutto. Da due anni hanno pure una legge che prevede l'equiparazione del trattamento fiscale tra famiglie omo e etero. Essa ha comportato una revisione complessiva della fiscalità delle famiglie tutte, distinguendo solo le famiglie con o senza figli. Così operando è nato un modello fiscale che ha arricchito le entrate allo Stato tedesco e ampliato i diritti delle coppie omosessuali.

Ritorniamo in Italia. Le notizie della vigilia del voto parlano di circa seimila emendamenti sono stati presentati al disegno di legge Cirinnà. La stragrande maggioranza - circa cinquemila - sono stati presentanti dalla Lega Nord e sono in gran parte emendamenti studiati soltanto per fare ostruzionismo alla legge. Forza Italia ne ha presentati altri 300 e il PD in tutto circa 60, di cui una decina - nove,secondo il Corriere della Sera - sono stati presentati dal gruppo di cattolici interno allo stesso PD ostile alla nuova legge.

Secondo Rainews, il nuovo emendamento presentato dai Cattdem stabilisce che il giudice del tribunale dei minori potrà disporre “verifiche e indagini” dopo la richiesta di adozione inoltrata da parte dell’unione civile di persone dello stesso sesso. Una fonte di Repubblica precisa che in materia di stepchild adoption «non c’è alcun automatismo». 

Quel che si fa fatica a capire è perché, una volta chiarito che le Unioni civili non debbono definirsi matrimonio bensì «specifica formazione sociale» e quindi - lo ripeto ancora - non possono adottare bambini che, non siano già figli di uno dei componenti della coppia, non si capisce appunto perché l'approvazione del Cirinnà Bis debba creare tanti scrupoli  ai parlamentari del Pd, da indurre il Partito a lasciare ai propri parlamentari «libertà di coscienza», senza dare alcuna indicazione di voto. Si tenga a mente poi che la votazione si svolgerà a scrutinio segreto.

E' una decisione anche questa che mostra l'assoluto scollamento del Pd dalla società civile ogni volta che  c'è da votare una legge che contrasta con le posizioni delle gerarchie cattoliche. Dimenticando che in una democrazia i partiti nascono perché si confrontino le opinioni.

Il compito del partito è raccogliere i punti di vista, esprimere il sentimento della gente e, in casi come questi, dove in discussione è il principio costituzionale della libertà di religione e della separazione tra Stato e Chiesa, esso deve spiegare bene il proprio punto di vista e suggerire da che parte conviene stare, con quelle che si chiamano “indicazioni di voto”. Sicché lasciare ai propri parlamentari «libertà di coscienza» significa svilire profondamente la ragione di essere dei partiti.

Viene da chiedersi da che parte stanno questi parlamentari del Partito democratico che dichiarano con enfasi che l’Unione civile «non è un matrimonio», che «il matrimonio è una cosa diversa», che i bambini ne «soffriranno», come sostiene il Family Day assieme alla Chiesa tutta. Da che parte stanno? Da quella degli ipocriti, sicuramente.


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