di Tania Careddu

Sembrerebbe quasi settecentesca, quando era considerata un tentativo di ribellione per sottrarre il lavoro di Dio dalle sue mani, l’attuale opposizione alla vaccinazione che, sebbene oggi abbia perso il peso di essere un’intollerabile interferenza tecnologica con il volere divino, contrasterebbe comunque con l’ordine buono della natura, risultando un’inaccettabile intrusione.

A ben guardare, sono le sue caratteristiche intrinseche a suscitare la tanto modaiola reazione avversa, essendo, in primis, una pratica somministrata a una persona sana e poi perché è ritenuta un atto (di scelta) individuale. Ma sottovalutando che è necessario a scongiurare un ipotetico rischio di contagio e che ha valore protettivo per l’intera società (immunità collettiva).

Non è, perciò, solo l’enfatizzazione da parte dei mass media di presunti effetti collaterali dei vaccini che, sì, può generare ondate di paura collettiva, a innescare le contro-culture, bensì l’intrusione del pubblico nella sfera privata suscitata dalle leggi che invitano o, ormai, obbligano a farsi vaccinare. Di più: per quanto autorevoli siano le documentazioni prodotte dalle autorità sanitarie,è pressoché impossibile rimuovere il sospetto che questi dati (scientifici) siano il frutto di manipolazioni interessate e di complotti globali. E siano causa di altre nuove, non ben identificate malattie, dall’autismo a quelle indotte dalla tossicità degli adiuvanti e dei conservanti, fino all’indebolimento del sistema immunitario.

Perciò, gli sforzi per rendere i vaccini più efficaci e più universalmente disponibili e quelli per spiegare in modo convincente l’importanza che anche oggi hanno i vaccini, anche nei paesi ricchi e avanzati si scontrano con l’obiezione infondata di militanti entusiasti, risultato di sfaccettati cambiamenti culturali che hanno contribuito ad alterare il concetto di autorità alla base del rapporto medico paziente e quello del rapporto rischio e beneficio, i quali annullano i dati epidemiologici che testimoniano la scia di sofferenza, malattie e morti determinata dall’abbassamento della copertura vaccinale.

L’OMS stima, secondo quanto riporta il rapporto “I vaccini”, redatto dall’Accademia Nazionale dei Lincei, che nel mondo ci sono ventuno milioni di bambini che non ricevono, anche potendo, le vaccinazioni più elementari, ammonendo l’Italia perché la copertura è scesa sotto la soglia di sicurezza per diverse malattie. E pensare che il Belpaese vanta una tradizione straordinaria dal punto di vista dell’invenzione, dello sviluppo e della produzione industriale dei vaccini: quello contro il meningococco di tipo A e di tipo B sono il frutto della ricerca italiana che oggi guida molti degli sforzi europei, esportando, l’Italia, molti più vaccini di quanto non ne importi.

Nella polemica contro i vaccini, i differenti motivi di reazione vengono comunemente interconnessi con argomentazioni che sfumano da uno all’altro, costituendo un problema reale e complesso: l’opposizione, infatti, permea fasce trasversali della popolazione anche se, spesso, è più diffusa tra le classi a reddito più elevato, fra le quali è più prepotente la pulsione a difendere l’indipendenza decisionale rispetto a norme e obblighi sociali e che, fra l’altro, hanno una maggiore influenza.

Disorientando con menzogne, senza probabilmente sapere che gli agenti infettivi restano in circolazione in alcune parti del mondo e la globalizzazione, con i viaggi all’ordine del giorno e le sacche di povertà in aumento, rende la vaccinazione lo strumento fondamentale per la difesa della salute di tutti. E dimenticando che vaccinarsi è, oltretutto, un atto di solidarietà sociale e di responsabilità globale.

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