Riconoscono l’italiano come propria lingua madre, vivono con e come i loro coetanei italiani e condividono con loro ogni cosa (tranne la cittadinanza). Sono gli alunni stranieri nati in Italia che rappresentano una quota sempre più ampia e sempre in aumento: se nell’anno scolastico 2007/2008 erano un terzo di tutti gli alunni stranieri, ora sono i tre quinti di totale.

 

Esattamente mezzo milione. A dichiararlo, i dati raccolti nel Dossier Statistico Immigrazione di Idos, che in occasione dell’apertura delle scuole, anticipa numeri e tendenze. Tipo quella delle classi a essere sempre più multiculturali.

 

Sono ottocentoventiseimila gli iscritti di cittadinanza straniera, ossia un decimo della popolazione scolastica. Che, senza l’apporto numerico (e non solo) degli studenti stranieri sarebbe in tendente diminuzione, contando novantaseimila alunni in meno in un anno.

 

Più della metà degli alunni stranieri frequenta la scuola dell’infanzia e quella primaria, dove rappresentano l’11 per cento di tutti gli scolari, mentre circa un quarto, le scuole superiori, preferendo gli istituti professionali per un inserimento immediato nel mondo lavorativo, a scapito della mobilità generazionale.

 

Centonovanta le nazionalità, fra le quali spiccano, per oltre la metà dei casi, i giovani romeni, albanesi, marocchini e cinesi. Perciò “se fino a diversi anni fa, la priorità della scuola in Italia era di mandare a regime una didattica meno incentrata sulla sola storia, geografia e cultura italiana e più aperta alla conoscenza del mondo, in considerazione delle provenienze e dei portati culturali degli studenti stranieri, oggi che i tre quinti di essi sono nati e cresciuti in Italia senza esserne cittadini, la priorità è diventata la necessità di affrontare e gestire il loro conflitto di identità, perché esso non finisca per esplodere quando, usciti dalle aule, questi giovani si inseriranno nella società”, dichiara il presidente di Idos, Luca Di Sciullo.

 

Che spiega: “Si tratta di identità non riconosciute dalla legge e spesso scisse tra due mondi culturali di riferimento, ora in conflitto con le famiglie immigrate d’origine quando ne rifiutano il modello identitario, ora con la società italiana quando accade il contrario”. Quindi, oltre che alle famiglie, alle associazioni e alle varie istituzioni della comunità educante, alla scuola l’arduo compito di arginare e prevenire il duplice conflitto.

 

Ma le premesse non virano in questa direzione: nel focus Principali dati della scuola. Avvio anno scolastico 2018/2019, diffuso dal Miur per fornire una sintesi dei più importanti dati relativi alla scuola statale, nessun riferimento a quelli riguardanti gli alunni stranieri. Forse non sono considerati dati principali.

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