Quindici milioni di euro. A tanto equivale lo spreco alimentare di filiera, dalla produzione alla distribuzione, valendo lo 0,88 per cento del Prodotto Interno Lordo italiano. E undici miliardi, rappresentando i quattro quinti dello spreco complessivo, quello misurato nelle case degli abitanti del Belpaese. A dare i numeri, in occasione della sesta Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, Waste Watcher, alla Fao.

 

Mentre ottocentoventuno milioni di individui sulla terra soffrono la fame e una persona su tre è malnutrita, una persona su otto è affetta da obesità e il 20 per cento degli intervistati nel Rapporto 2019 dichiara che lo spreco alimentare non è domestico bensì nel commercio e nel pubblico, dalle scuole agli ospedali, dagli uffici alle caserme.

 

 

E invece, nella pattumiera degli italiani, negli ultimi sette anni, sono finiti le bevande analcoliche, i legumi, la frutta fresca, la pasta e il pane. Due italiani su tre dichiarano di buttare il cibo solo una volta al mese, il 15 per cento una volta a settimana e il 13 per cento ogni due settimane. L’uno per cento, ogni giorno, rimanendo, il cibo, la cosa più sprecata in assoluto.

 

Eppure, secondo la percezione degli italiani, in casa se ne sprecano solo due chili e quattrocento grammi ogni mese a famiglia, circa seicento grammi a settimana, per un valore di ventotto euro. “La percezione degli italiani è ancora poco consapevole della necessità di una grande svolta culturale nella gestione del cibo a livello domestico”, dichiara il fondatore e presidente di Last Minute Market, Andrea Segrè. Che, suggerisce alcuni accorgimenti necessari a far sì che “il mangiare sia un atto di giustizia e di civismo”: comprare solo ciò che serve, scegliendo alimenti locali e di stagione (della dieta mediterranea), consultare etichette e scadenze, conservare meglio gli alimenti.

 

Per sette italiani su dieci, la via da seguire è l’educazione alimentare, il packaging di nuova generazione e per uno su cinque, i provvedimenti normativi e sanzionatori. E attuano rimedi anti spreco: il controllo della dispensa prima di fare la spesa, congelare il cibo a rischio deperibilità; più di un italiano su due verifica l’edibilità del cibo prima di risolversi a buttarlo, il 44 per cento affronta il test dell’assaggio, sperimentano ricette con cibo di recupero dagli avanzi del pasto prima, e solo un italiano su tre richiede al ristoratore una bag per trasportare a casa il cibo non consumato a tavola.

 

“Dimezzare lo spreco alimentare nei paesi dell’Unione europea entro il 2025 rimane l’obiettivo ufficiale che l’Europa si è data. Al nuovo parlamento, che entrerà in carica dopo le elezioni di maggio, e alla nuova commissione europea rilanceremo la nostra richiesta di indire un anno europeo dedicato alla prevenzione dello spreco alimentare”, chiosa Andrea Segrè.

 

Resta ancora tanto da fare ma, nel frattempo, iniziative nella giusta direzione sono state intraprese dal Centro Agroalimentare di Roma: sono state, ieri, quasi duemila le tonnellate di frutta e verdura fresca recuperate e ridistribuite alle onlus della Regione Lazio per un valore (fra prodotti recuperati e potenziale risparmio) di due miliardi di euro.

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