Sicuramente migliore rispetto a venticinque anni fa ma, di certo, ancora lontana dalla parità di diritti, la condizione delle donne, nel 2019 e secondo uno studio globale IPSOS Mori, rappresenta una sfida ancora aperta verso il superamento del gender gap.

 

Per il 40 per cento degli italiani sono molte le questioni da risolvere per raggiungere una completa parità di genere: quella più lunga e tortuosa è l’accesso ai ruoli apicali in politica e nel mondo del lavoro, senza trascurare la parità nella cura della casa e dei figli. Dimensioni, queste, che nelle previsioni degli italiani sono avvolte dall’alone più scuro: gli abitanti del Belpaese sono poco (o niente) fiduciosi relativamente alla prospettiva di colmare il gap di genere nei settori citati.

 

 

Stesso trend per la fine delle discriminazioni di genere nel mondo degli affari mentre è ottimistica la loro visione futura in tema di parità nell’accesso all’istruzione tra uomini e donne, sebbene per un italiano su due, essere donna sia svantaggioso e per uno su tre non è stato raggiunto alcun progresso rispetto al passato.

E, però, sono tante le azioni indicate per superare la distanza: dalla parità retributiva alle leggi per prevenire abusi e violenze, dall’educazione dei bambini alla parità di genere alla denuncia di discriminazioni e abusi. Stupri, molestie sessuali e violenza psicologica sono i tre fattori di preoccupazione più sentiti a livello globale; seguono disparità retributiva, abusi domestici e discriminazioni sul posto di lavoro. In Italia, è molto alta la percentuale - pari al 46 per cento - delle donne che chiede un aumento delle pene per chi commette violenza fisica.

 

Il dato nuovo è il ruolo attivo degli uomini per colmare lo squilibrio di genere: i due terzi delle persone intervistate nei ventisette paesi oggetto dello studio sostiene che non ci può essere parità di genere senza il loro supporto concreto, la maggioranza degli intervistati dichiara di sentirsi a proprio agio con un capo di sesso femminile e si accentua la tendenza a rifiutare la visione del passato che considerava poco virile un uomo indaffarato nella cura della famiglia: in Italia, solo un italiano su cinque concorda con questo stereotipo.

 

“E’ davvero duro a morire ma se si trattasse solo di quello, forse potremmo affidarci al tempo e alla speranza che il ricambio generazionale ne abbia alla fine ragione”, commenta la Group Director IPSOS, Chiara Ferrari. Che chiosa: “Purtroppo, i progressi nei fatti sono ancora troppo limitati e il nostro paese registra ancora troppi fenomeni che danno conto del lungo cammino ancora da percorrere: l’occupazione femminile che ci vede fanalino di coda in Europa, dove le donne lavoratrici sono più di sei su dieci; le tre donne che ogni settimana perdono la vita, in gran parte dei casi per mano di un marito o un compagno; l’enorme prevalenza di donne tra i più di tre milioni di caregivers familiari, che si occupano di un disabile o malato, a titolo totalmente gratuito, senza riconoscimento e senza sostegno”.

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