Negli Stati Uniti la scorsa estate molte coppie che avevano già fissato la data del matrimonio erano state costrette a rimandare  per via della pandemia che imperversava . In fondo, cambiare una data non è un gran problema. Ma la pandemia non ha allentato la morsa per molti mesi e parecchie coppie, deluse e frustrate, hanno ripiegato su cerimonie telematiche, meno romantiche degli sposalizi tradizionali ma in mancanza di opzioni bisognava adattarsi. O almeno rimandare il matrimonio fino a quando non sarebbe stato possibile celebrarlo in sicurezza.

 

Ma la cosa non è semplice quanto appare. Non si tratta solo di informare gli invitati mandando una mail o una cartolina, bisogna  tener conto di fiorai, parrucchieri e di tutti gli operatori coinvolti nell'evento e la cosa può rivelarsi faticosa.

A sei coppie proprio non andava giù di fare quel tour de force e sono andate avanti con i loro programmi. Ormai, come si dice, quando si è in ballo bisogna ballare. O, per meglio dire, quando si è in ballo bisogna fingere che il COVID-19 non esiste. Da quanto rivela il Texas Monthly, uno sposo che sapeva di essere positivo ha ugualmente ingaggiato una fotografa per immortalare il matrimonio. La donna, madre di tre figli, era rimasta all'oscuro di tutto fino a quando una delle cosiddette  “damigelle” ha svelato l'inganno avvicinandola e ringraziandola  “per aver accettato di lavorare nonostante il pericolo che stava correndo”. La donna ha raccolto subito i suoi strumenti ed è filata via veloce come il vento tra le proteste degli invitati che l'hanno accusata di aver “rovinato una giornata speciale”. Circa dieci giorni dopo è venuta a sapere di essere stata contagiata ed ha dovuto  persino pagare di tasca propria  il tampone.

Forse si tratta di un caso estremo ma i matrimoni che disseminano COVID-19 sono più comuni di quanto si pensa. Basta dire che Mark Meadows, capo dello staff di Donald Trump, aveva invitato 70 persone per offrire una cerimonia da sogno alla sua primogenita. Era prevista la presenza dell'elite di Atlanta, una città dove si poteva incorrere in sanzioni molto pesanti violando le norme di sicurezza. Ma agli ospiti di Meadows, compreso il governatore, non si poteva certo imporre l'obbligo  della mascherina che avrebbe fatto sfigurare gli abiti di gala.

Al Bitmore Ballsrooms la mega-festa si è svolta regolarmente. Il salone era stato chiuso ermeticamente per evitare intrusi ma il virus ha attecchito facilmente, mentre gli ignari sposi erano partiti in fretta per la luna di miele in Florida solo per rimanere bloccati da una tempesta che avrebbe causato la perdita di decine di posti di lavoro. In Maine le cose sono andate anche peggio. Dei 178 invitati almeno sette sono già morti a causa del virus. La notizia è stata data dalla CNN ribadendo inutilmente i consigli sulla distanza sociale. Gli invitati ad una festa di nozze in Ohio sono stati ancora più sfortunati, su 300 invitati la metà ha contratto il COVID.

Anthony e Mikaela Bishop ha percorso la navata salutando gli ospiti: nessuno dei quali indossava una mascherina, neppure  i quattro nonni, uno dei quali sarebbe stato poi ucciso dal virus. Gli stessi sposi sono finiti un terapia intensiva. Le mascherine, secondo il Washington Post , c'erano, peccato che nessuno le abbia indossate.

A San Francisco una cerimonia si nozze nella Saint Peter and Paul, una basilica cattolica dall'aspetto solenne, erano stati disegnati dei grandi cerchi sull'erba del sagrato per segnalare la distanza sociale. Ma alcuni degli invitati, palesemente brilli e su di giri, non ne avevano tenuto conto. Almeno dieci sono risultati contagiati compresi gli sposi.

La rivista Vogue si è rifiutata di pubblicare le foto dell'evento che prevedeva anche un elegante pranzo a Martha's Vineyard. Ma a dire basta ai matrimoni mortali sarà probabilmente quello celebrato nello stato di Washington alla presenza di 300 ospiti.  Si  parla addirittura di 170 contagi, secondo la locale agenzia per la salute pubblica. Dicono sia stata una cerimonia tanto elegante ed emozionante da togliere il fiato, ma non nel senso positivo del termine. Pare che gli sposi volessero “evadere almeno per un giorno dalla pesantezza del clima dovuta alla pandemia”.

Nei film non è raro vedere feste di nozze tanto belle da sembrare irreali ma oggi sono  tutti costretti a convivere col COVID e sappiamo che i suoi effetti non hanno niente di magico. Ed è scontato che gli ambienti chiusi con l'alcol che scorre a fiumi sono una festa per il virus molto più che per gli ospiti.

Ma perché queste coppie hanno sfidato  la morte per una cerimonia di nozze? Non è facile rispondere a questa domanda. Alla base di tutto non c'è la ribellione contro le regole di un'educazione conservatrice, come si legge da qualche parte. E' ridicolo anche pensare che sia l'amore  a spingere alcune coppie a fare una follia coinvolgendo le persone care.

Negli Stati Uniti l'obbligo di mettere una mascherina non esiste e comunque nessuno si sentiva in dovere di farlo “nel giorno più bello”. L'industria dei matrimoni è riuscita ugualmente ad imporre i del suoi canoni. No alla mascherina ma sì al velo che ricade giù con la parola “sposa” ben visibile sul sedere. Neppure il virus più tenace ha fermato la creazione di articoli orribili tra i quali vale la pena di menzionare le forchette da dolce con su scritto “till death” da una parte e “do us part” ovvero fino a che morte non ci separi.

L'unione tra pressione sociale e consumismo patologico è tossica. Neppure una tragedia mondiale come la pandemia è riuscita a scioglierla. E' vero che il matrimonio in fondo non è una cosa seria ma si trasforma in un evento aberrante quando costa la vita di esseri umani. Purtroppo esiste un meccanismo ben oliato nella società americana che giustifica anche le cose più nefande col pretesto di difendere la “democrazia”.

Per 150 anni il cosiddetto “Destino manifesto” ha avuto conseguenze gravissime sullo sterminio dei nativi. Ha portato all'invasione di innumerevoli paesi costretti con le armi a sottomettersi al volere degli USA. Dalla stessa matrice sono nati la repressione razziale, la carcerazione di massa, i campi di detenzione per immigrati dove  si vive come bestie. Il Destino Manifesto oggi viene chiamato “eccezionalismo” ma la sostanza non cambia. Alla base c'è sempre il disprezzo per la vita umana che tollera le stragi di massa e la pena capitale come prezzo da pagare “per la libertà”. Sempre che la colpa sia di qualcun'altro. E  mentre il mondo va a rotoli, ogni giorno è una festa di nozze.

                  

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