A prima vista, la pandemia di Covid-19 sembra avere avuto sulle economie e le società di tutto il mondo un impatto devastante e generalizzato, dal quale ancora si fatica a intravederne la ripresa. In realtà, come ha dimostrato il consueto rapporto sulle disuguaglianze della ONG britannica Oxfam, pubblicato ogni anno alla vigilia del World Economic Forum di Davos (WEF), per una piccola parte della società questi ultimi mesi sono stati una vera e propria benedizione, visto che la ricchezza dei pochissimi che ne fanno parte è aumentata vertiginosamente nonostante le sofferenze di centinaia di milioni di persone.

 

La crisi sanitaria ha aggravato disuguaglianze che erano già a livelli sbalorditivi prima dell’arrivo del Coronavirus. Il declino dei redditi per la stragrande maggioranza della popolazione del pianeta e l’impennata di quelli al vertice della piramide sociale hanno generato una situazione nella quale, per la prima volta da almeno 150 anni, le disuguaglianze sono aumentate in ogni paese contemporaneamente. La conferma di questo fatto virtualmente senza precedenti è arrivata sempre da Oxfam, che fa risalire al 1870 i dati più vecchi su cui conduce le proprie ricerche.

Questo risultato non è frutto del caso o di forze incontrollabili, ma è la diretta conseguenza di politiche deliberate messe in atto dai governi di praticamente tutto il mondo. Le misure di emergenza per far fronte alla pandemia e per sostenere lavoratori e piccole imprese in difficoltà sono state in genere di portata marginale o comunque insufficienti, mentre per i grandi interessi economico-finanziari i rubinetti si sono aperti nell’ordine delle migliaia di miliardi di dollari a livello globale.

In questo modo, tra la metà di marzo e la fine del 2020, cioè durante mesi segnati per decine di milioni di persone da morte, malattia, disoccupazione e povertà, la cerchia dei miliardari ha incrementato le proprie ricchezze di 3.900 miliardi di dollari. Solo i dieci più ricchi della lista, guidata da Elon Musk di Tesla e Jeff Bezos di Amazon, hanno aggiunto nello stesso periodo di tempo qualcosa come 540 miliardi di dollari, secondo Oxfam una cifra che sarebbe stata sufficiente a evitare anche a un solo individuo sulla terra di precipitare nella povertà a causa del virus e, in aggiunta, a garantire un vaccino a tutta la popolazione del pianeta.

Gli strumenti che hanno prodotto questa situazione sono principalmente due: le politiche di “quantitative easing” delle banche centrali, che mettono a disposizione fondi di fatto illimitati per spingere costantemente verso l’alto gli indici di borsa, e i pacchetti di stimolo all’economia come il “CARES Act” da 2.200 miliardi di dollari approvato a fine marzo 2020 dal Congresso americano. Per quanto le misure adottate abbiano contenuto interventi destinati a lavoratori, disoccupati e piccole imprese, il senso complessivo di esse è la salvaguardia dei profitti e delle ricchezze della ristretta cerchia di super-ricchi.

I miliardari del pianeta sono meno di tremila e, secondo i dati del dicembre scorso, controllano quasi 12 mila miliardi di dollari. Questa cifra quasi incomprensibile, spiega Oxfam, equivale a quanto hanno speso complessivamente i paesi del G-20 per far fronte alla pandemia.

Che la concentrazione di ricchezza nelle mani di pochi e il conseguente livello esplosivo di disuguaglianze dipendano dalle politiche di classe attuate dai governi è testimoniato da un altro dato riportato dal rapporto di Oxfam. Per i 1000 uomini più ricchi del pianeta, cioè, sono bastati nove mesi per recuperare le perdite di reddito in cui sono incorsi dall’inizio della pandemia. Per i “poveri del pianeta”, invece, potrebbe volerci “più di un decennio” per riprendersi dall’impatto della crisi.

La gravità della situazione è spiegata dal numero di poveri che si sono aggiunti nel 2020 in tutto il mondo, secondo Oxfam tra 200 e 500 milioni. La “povertà estrema”, fissata a un reddito di meno di 1,9 dollari al giorno, ha interessato un numero extra di persone collocabile tra gli 88 e i 115 milioni.

In altre parole, se da un lato le iniziative dei governi hanno nella migliore delle ipotesi soltanto mitigato e in modo relativo il dramma vissuto da centinaia di milioni di persone, le cui vite sono state sconvolte dalla pandemia, per poche migliaia di super-ricchi gli interventi sono stati tempestivi ed efficaci, tanto da permettere loro non solo di conservare le proprie fortune ma di aumentarle spesso in maniera sensibile.

Questa tendenza non rappresenta in ogni caso un’eccezione, ma è stata semplicemente accelerata in conseguenza dell’emergenza sanitaria. Per mettere in prospettiva lo scenario disegnato da Oxfam, basti pensare a come, in occasione dei precedenti rapporti pubblicati in occasione del WEF, l’organizzazione britannica lamentava ogni anno con toni più allarmati del precedente il livello insostenibile delle disparità nella distribuzione di ricchezze. Ciononostante, il rapporto presentato questa settimana ha rappresentato una realtà decisamente più drammatica.

Allo stesso modo, gli appelli all’implementazione di riforme in senso progressista lanciati puntualmente da Oxfam alle classi dirigenti restano inascoltati. Anche di fronte a questa realtà, Oxfam continua a proporre soluzioni sterili e a ricondurre i problemi esposti alle cause sbagliate, come il “razzismo” o la “struttura patriarcale” che caratterizzerebbero il sistema. Pur di evitare esplosioni sociali e minacce concrete a questo stesso sistema, Oxfam condivide d’altra parte con quei poteri e quelle classi responsabili delle ingiustizie che denuncia accuratamente l’accettazione del capitalismo come modello immutabile e indiscutibile.

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