di Cinzia Frassi

Furono giorni terribili. Genova presa dalla follia, extraterritorialità della democrazia, della percezione del normale. Al di là dell'accettabile, una guerriglia urbana fatta di mezzi blindati, cariche, violenze sui manifestanti, la caserma di Bolzaneto, le incursioni alla Diaz e tutto il resto. Impresse nella mente le immagini di Carlo Giuliani, 23 anni, steso a terra e il Defender dal quale partì il colpo che lo uccise in Piazza Alimonda. Da Genova a Strasburgo, questo il viaggio dei famigliari per trovare giustizia per l’omicidio di Carlo.Perchè le accuse di omicidio volontario nei confronti del carabiniere Mario Placanica, con 6 mesi di servizio al suo attivo, e Filippo Cavataio alla guida del Defender, furono archiviate nel maggio 2003 per legittima difesa e per uso legittimo di armi in manifestazione. Un caso chiuso per la giustizia italiana che lascia aperti parecchi interrogativi circa le tante, troppe incongruenze: dalla perizia che concluse che il colpo venne sparato verso l'alto e i rimbalzi fortuiti, all'autopsia secondo la quale il passaggio del Defender per due volte sul suo corpo non avrebbe procurato lesioni mortali a Carlo. Un caso inquietante, paradossale che ha sconvolto l’Italia intera e soprattutto ha riaperto vecchie
ferite e consolidato storiche divisioni sociali.

La Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo ha dichiarato “ricevibile” il ricorso presentato il 18 giugno 2002 dai genitori e dalla sorella di Carlo e deciderà nel merito del caso entro pochi mesi. Le sentenze della Corte di Strasburgo sono direttamente applicabili negli Stati membri.
L'istanza invoca l'articolo 2 della Convenzione europea sui diritti dell'uomo che sancisce il diritto alla vita. In particolare la famiglia Giuliani sostiene che la morte di Carlo sia stata causata da un “uso eccessivo della forza” da parte delle forze dell'ordine, in considerazione anche del fatto che “l'organizzazione delle operazioni per ristabilire l'ordine pubblico non siano state adeguate”. I motivi del ricorso riguardano anche l’assenza di soccorsi adeguati e immediati per i quali deducono la violazione degli articoli 2 e 3 della Convenzione che si riferiscono in sostanza al divieto di trattamenti inumani.

Non solo, i ricorrenti invocano anche gli articoli 2 e 6 della Convenzione riguardo la lesione del diritto ad equo processo e l’articolo 13 per la lesione del diritto ad un effettivo ricorso: in sostanza ritengono che le indagini siano state incomplete quindi inappropriate, che non siano stati ascoltati tutti i testimoni, anche tra le forze dell’ordine.

Considerando la gravità degli avvenimenti che in quei giorni attraversarono Genova, una città blindata e infine sotto shock, il vuoto sul fronte dei responsabili si trasforma in un segno indelebile per tutti noi. Una bolla. I meccanismi della giustizia hanno fatto cilecca così come le garanzie che nel sistema democratico la politica dovrebbe saper garantire. Resta il fatto che l’ammissibilità del ricorso è certamente la classica cartina di tornasole della violazione dei diritti umani. Inutile non parlarne, inutile la disattenzione dei media circa la ricevibilità per la Corte del ricorso dei familiari di Carlo. La verità è che l’Europa prende in considerazione il caso, non per il fatto che a Strasburgo siano dei pericolosi sovversivi che lavorano contro le forze dell’ordine, quanto per il fatto che il nostro paese non è stato in grado di garantire almeno ex post diritti, giustizia e democrazia in risposta a fatti tanto gravi.

Non si può inoltre tralasciare che il nutrito programma di questo governo include l’istituzione della Commissione parlamentare d’inchiesta sui fatti di Genova ma che nulla ancora è stato fatto.
A questo punto non credo che il professor Prodi, europeista per eccellenza, possa prolungare il suo silenzio su un punto tanto importante come l’ammissibilità del caso Giuliani da parte della Corte di Strasburgo. Vorrebbe dire che il governo scatta sull’attenti per questioni quali il deficit pubblico, le pensioni e altre questioni che, per quanto siano di grande importanza, non raggiungono lo spessore sostanziale della garanzia dei diritti umani. Verrebbe da dire che di questa Europa si riempiono giornali spesso in maniera strumentale o per dare fiato ad allarmismi sociali che fanno poi da spalla alle azioni “coraggiose” del governo, ma che si cerca in casi come questo di nascondersi dietro un dito mettendo tutto sotto silenzio.

Già nel 2003 la relazione annuale sullo stato dei diritti umani del parlamento europeo già aveva aspramente criticato la repressione e la condotta dei fatti di Genova deplorando "le sospensioni dei diritti umani avvenute durante le manifestazioni pubbliche e in particolare in occasione della riunione del G8 a Genova".
Ci sarà lo stesso silenzio quando arriverà la pronuncia sul caso da parte della Corte di Strasburgo?







Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy