La finta scoperta della Palestina

di Fabrizio Casari

Prima Parigi, poi Londra, quindi Toronto, forse Berlino. Sembrano essersi tutti convinti i governi europei e il canadese, di dover riconoscere la Palestina come Stato. Dunque con un procedimento formale, che include l’ufficializzazione delle relazioni diplomatiche bilaterali con tutto ciò che organizzativamente comporta, a cominciare dall’apertura dei rispettivi uffici diplomatici...
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Breve storia di una famiglia

di Luciano Marchetti

Con Breve storia di una famiglia, il regista cinese Lin Jianjie firma un esordio sorprendente, presentato in anteprima mondiale al Sundance Film Festival 2024. Il film, a metà tra dramma familiare e thriller psicologico, esplora con sguardo lucido le fragilità emotive e i contrasti sociali della Cina post-politica del figlio unico, tracciando un ritratto intimo di una famiglia della media borghesia il cui equilibrio apparente viene incrinato dall’arrivo di un outsider. La vicenda ruota attorno a Shuo, quindicenne taciturno e indipendente, cresciuto in un contesto segnato dalla violenza e dall’abbandono dopo la morte della madre e con un padre alcolizzato. Quando stringe un’amicizia inaspettata con Wei, figlio unico di una famiglia...
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All’alba del giorno di Natale, quando Frank Cospidas, manager di James Brown, ha annunciato che il cuore del vecchio leone aveva smesso di battere, il reverendo Al Sharpton, oggi congressista e già aspirante alla Casa Bianca nel 2004, è subito accorso nell’ospedale dove era avvenuto il decesso. “Avevo in lui un maestro, è la peggior perdita della mia vita”, ha detto Sharpton tra le lacrime. Anche il reverendo Jesse Jackson ha reso omaggio al padrino del soul e George Bush ha mandato un messaggio di cordoglio. Altri messaggi sono stati inviati da Mick Jagger, Eminem, Joliet Sisters e molti altri.

James Brown era nato nel maggio del 1933 nella Carolina del Sud e a 16 anni era stato arrestato per rapina a mano armata. Dopo circa tre anni di prigione si era avventurato nella boxe senza grandi risultati per poi ripiegare sulla musica. Era riuscito subito a farsi notare amalgamando radici di musica jazz al nuovo stile funky, che senza di lui non sarebbe forse mai esistito. Già nel 1965, Brown era anni luce avanti rispetto ai musicisti di allora. Dopo “Papa’s Got a Brand New Bag” la musica non sarebbe più stata la stessa. Nel 1969, “Say it Loud” divenne un vero e proprio inno all’orgoglio nero che accompagnò le rivendicazioni anti-razziste. Registrato cinque mesi dopo la morte di Martin Luther King, fu quasi un riscatto per le comunità afro-americane ferite dalla perdita del loro leader. Nel 1989 era finito in carcere per i disordini causati l’anno precedente ad Atlanta.

Le nuove generazioni di musicisti hanno certamente un debito nei confronti di James Brown, che ispirò persino artisti magistrali come Fela Kuti. Ogni suo pezzo era di per sé una festa, da “Mother Pop Corn” a “Sex Machine”, da “The Payback” a “Talking Loud”.
Dotato di una vigoria quasi soprannaturale, una volta sul palco riusciva a trascinare i suoi musicisti portandoli nei meandri più complicati del soul. A settanta anni non aveva abbandonato gli immancabili pantaloni stretti, le scarpe di vernice e i capelli cotonati all’inverosimile. Sapeva ancora abbandonarsi selvaggiamente al ritmo sfidando gli acciacchi dell’età. Continuava a cercare nuove strade senza mai stancarsi.

Al suo ultimo concerto in Italia, allo Stadio del Tennis di Roma, il pubblico lo aveva seguito con adorazione. Perché il suo stile era unico, nessun altro sapeva fare le cose che faceva lui. Il concerto si era concluso dopo due ore grandiose di vampate a due corde e stridii orgasmici alternati a incitamenti di concreta saggezza. Ogni artista ha la sua specialità e quella di Brown era saper trasformare la musica in piacere profondo. Terminato il concerto, si era avviato stanco verso il camerino ma senza mai smettere di sorridere.

Se la morte non l’avesse fermato, James Brown sarebbe tornato sul palco il prossimo primo gennaio. Il dieci febbraio era atteso per una performance nel locale di proprietà dell’amico B.B. King, che a 81 anni è ancora in piena attività. Il pubblico potrà vederlo un’ultima volta all’Apollo Theater dove debuttò tanti anni fa e dove è stata allestita la camera ardente. Il rito funebre verrà celebrato dall’amico Al Sharpton e avverrà in forma privata. Non ci saranno santificazioni ufficiali. “Amico, una volta che entri nello show business, ci sei dentro fino al collo”, aveva detto James Brown prima di morire. Bene o male che sia, lui ci è rimasto per oltre 40 anni. Nonostante ciò, ci mancherà.....

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