Gli USA si annettono l’Ucraina

di Fabrizio Casari

L’accordo sulle terre rare tra Stati Uniti e Ucraina è stato firmato, ma chiamarlo accordo è uno strano modo di definire l’esproprio del 50% delle ricchezze nazionali da parte di un paese verso un altro. Non si può negare, infatti, che con l’accordo si sia suggellata un’autentica vergogna per l’Ucraina che cede le sue scarse ricchezze residue in cambio del protettorato statunitense....
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Effetto Trump: Canada ai liberali

di Mario Lombardo

Le prime conseguenze elettorali del secondo mandato presidenziale di Donald Trump si sono potute osservare nella giornata di lunedì, anche se non negli Stati Uniti e con risultati che hanno evidenziato un’influenza indiscutibilmente negativa. L’inquilino della Casa Bianca è stato infatti un fattore decisivo nel voto anticipato in Canada che ha fatto registrare uno dei recuperi più clamorosi della storia di questo paese e non solo. Il Partito Liberale di centro(-sinistra) del neo-primo ministro, Mark Carney, ha ottenuto la quarta vittoria consecutiva alle urne, relegando i conservatori nuovamente all’opposizione al termine di una campagna elettorale che ha visto il loro leader, Pierre Poilievre, riproporre molti dei temi e delle...
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di Carlo Musilli

Ancora il Bilderberg? Sì, ancora. Da venerdì a domenica una pletora di potenti euro-nordamericani si è ritrovata nella ridente cittadina inglese di Watford per l’ormai consueto summit del lato oscuro. Erano in 138, provenienti da 21 nazioni diverse. Quello che  si è appena chiuso è stato il 61esimo incontro dalla fondazione del Club, che risale al 1954. La novità di quest’anno è stata una minima (e ipocrita) apertura nei confronti del mondo esterno.

Dopo decenni d’imboscamenti e segreti impronunciabili, gli organizzatori hanno provato ad allentare la tensione simulando qualche velleità di trasparenza. Era già nota la lista degli invitati e il programma dell’evento, almeno quello ufficiale (si è parlato - a quanto dicono - di temi come l’occupazione in Europa e negli Stati Uniti, i problemi dell'Africa, la crisi mediorientale e la politica estera americana). Ma non solo: per la prima volta è stato allestito anche un ufficio stampa per fornire "informazioni a giornalisti, cameraman, fotografi, blogger, ricercatori presenti" e "dettagli" sugli invitati.

Nel descrivere con malcelato compiacimento il "notevole passo avanti nelle relazioni fra la conferenza del Bilderberg e la stampa", il sito inglese dell'evento sottolinea il ruolo fondamentale svolto in questo senso del cancelliere George Osborne (uno di famiglia alle riunioni del Club) e del premier britannico David Cameron.

E' però alquanto difficile immaginare che tutto questo abbia a che fare con il diritto d’informazione dei comuni mortali. Da sempre fucina d’importanti accordi politici, economici e finanziari, il Bilderberg è una riunione in cui l'interesse pubblico viene trattato come merce privata. Ma è anche la massima fonte d’eccitazione per chi si nutre di complottismo. I membri della setta se ne rendono conto: per anni hanno tenuto segrete le loro riunioni, poi si sono adattati a veder costruire castelli di pura fantasia intorno ai vari appuntamenti. Ora però il loro anacronismo è più stridente che mai.

Nell’epoca dei social network e dei blog, di Wikileaks e di Anonymous, una vicenda medievale come il Bilderberg non è più minimamente accettabile. Ora che la guerra fredda si legge solo sui libri, l'idea dei poteri malvagi in doppiopetto e monocolo ha perso anche il fascino alla romanzo di Le Carré. E il loro opulento ritrovo fa solo rabbia.

Ecco perché, dopo lunga trattativa, la Polizia della zona di Watford ha accettato che un gruppo di giornalisti e attivisti vari si stabilisse nel cosiddetto Bilderberg Speakers Corner, una sorta di palco non lontano dal lussuoso albergo dove il gotha confabula. Qui si è svolto il Bilderberg Fringe Festival, una specie di contro-conferenza. Naturalmente a tenere separate le due fazioni c’era un plotone d’agenti.

Che sia stato un carrozzone o una protesta seria, è certo che i membri della setta globale non abbiano rivolto nemmeno un pensiero ai pur vicini contestatori. Anzi, probabilmente li hanno lascati sfogare solo per essere disturbati il meno possibile. E poi c’era sempre la possibilità che le foto e i video della contro-riunione pubblica ridimensionassero il fascino di chi per mestiere grida al complotto globale, pretendendo di sapere come funziona il governo occulto del pianeta.

Ma, intanto, chi partecipava al Bilderberg? In generale si trattava come sempre di politici, vertici della finanza e dell’industria, accademici di prestigio. Il nostro Paese vantava ben sette invitati e la breve lista ricorda il gioco della settimana enigmistica “Trova l’intruso”: il numero uno di Telecom Italia Franco Bernabè, l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo Enrico Cucchiani, l’ex premier Mario Monti (gli daranno la pagella?), il Ceo di Mediobanca Alberto Nagel, il presidente del gruppo Techint Gianfelice Rocca, l’accademico Emanuele Ottolenghi e la giornalista Lilli Gruber. Misteri del Bilderberg.

Tra i partecipanti più influenti a livello universale figuravano gli amministratori delegati di Siemens, Alcoa, Amazon, Michelin, Shell, Heineken e Ab, oltre a personalità di spicco di Deutsche Bank, Barclays, Goldman Sachs, Novartis e Google. Presenti anche la numero uno del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, e l'ex capo della Cia, David Petraeus. Venerdì si è aggiunto al gruppo anche Mr. Cameron, provocando diverse polemiche a Londra per l’assenza di portavoce e funzionari al seguito.

Pare che invece abbiano disertato il Bilderberg gli alfieri di giganti finanziari come JP Morgan, Morgan Stanley, Credit Suisse, Citigroup, Ubs e Bank of America Merrill Lynch. Non c’era neppure Enrico Letta, che in passato si era aggregato alla gaudente comitiva. Quest’anno aveva altro da fare. Speriamo non i compiti a casa.







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