La finta scoperta della Palestina

di Fabrizio Casari

Prima Parigi, poi Londra, quindi Toronto, forse Berlino. Sembrano essersi tutti convinti i governi europei e il canadese, di dover riconoscere la Palestina come Stato. Dunque con un procedimento formale, che include l’ufficializzazione delle relazioni diplomatiche bilaterali con tutto ciò che organizzativamente comporta, a cominciare dall’apertura dei rispettivi uffici diplomatici...
> Leggi tutto...

IMAGE
IMAGE

Breve storia di una famiglia

di Luciano Marchetti

Con Breve storia di una famiglia, il regista cinese Lin Jianjie firma un esordio sorprendente, presentato in anteprima mondiale al Sundance Film Festival 2024. Il film, a metà tra dramma familiare e thriller psicologico, esplora con sguardo lucido le fragilità emotive e i contrasti sociali della Cina post-politica del figlio unico, tracciando un ritratto intimo di una famiglia della media borghesia il cui equilibrio apparente viene incrinato dall’arrivo di un outsider. La vicenda ruota attorno a Shuo, quindicenne taciturno e indipendente, cresciuto in un contesto segnato dalla violenza e dall’abbandono dopo la morte della madre e con un padre alcolizzato. Quando stringe un’amicizia inaspettata con Wei, figlio unico di una famiglia...
> Leggi tutto...

di Carlo Musilli

Nemmeno negli incubi più foschi aveva immaginato di ricevere un colpo del genere. Eppure è arrivato: la settimana scorsa Deutsche Bank si è vista chiedere dal governo americano ben 14 miliardi di dollari. La colpa da espiare è la più grave, perché ha a che vedere con i derivati legati ai mutui subprime, la truffa da cui nel 2008 è nata la crisi finanziaria che ha messo in ginocchio mezzo mondo.

Eppure, la cifra chiesta dagli Usa è comunque altissima. Le aspettative erano ben altre: per intenderci, il colosso bancario tedesco aveva previsto che la multa sarebbe stata di circa 2,4 miliardi di dollari. Quasi un sesto del conto che poi è effettivamente arrivato da Washington. Naturalmente, non appena il Wall Street Journal ha scritto “$14 Billion”, il titolo di Deutche è caduto a picco in Borsa.

Il sospetto è che la stangata contro la Banca di Francoforte sia una ritorsione degli Stati Uniti al caso Apple, cui la Ue ha chiesto di pagare 14,5 miliardi di euro come risarcimento per le tasse non versate all’erario irlandese. Guarda caso, la cifra in gioco è quasi la stessa.

Ma quale che sia il movente della sberla arrivata dagli Usa, Deutsche Bank  ha già fatto sapere che “non intende accordarsi su cifre neppure lontanamente vicine a quella citata”. I negoziati “sono agli inizi - hanno aggiunto i vertici della Banca tedesca - e ci aspettiamo un risultato simile a quello ottenuto da banche nostre pari, che hanno concordato un ammontare materialmente inferiore”.

Su questo punto, purtroppo, i tedeschi hanno ragione. A Goldman Sachs, ad esempio, erano stati chiesti inizialmente 15 miliardi, ma alla fine il gruppo ne ha pagati solo 5,1. JP Morgan, invece, è riuscita a far calare l’asticella da 20 a 13 miliardi.

Deutsche, per di più, può usare come argomento difensivo il fatto che i suoi volumi di business erano largamente inferiori a quelli dei colossi americani. Negli anni in cui si sono svolte le attività oggi sotto accusa (2005-2007), la Banca tedesca ha trattato titoli garantiti dai subprime pari a circa un terzo di quelli gestiti da Goldman e addirittura a un 13esimo di quelli in mano a Bank of America, l’istituto che finora ha ricevuto la sanzione più alta (16,6 miliardi).

L’entità finale del risarcimento che Deutsche sarà effettivamente costretta a pagare, perciò, è ancora difficile da prevedere. Le prime schermaglie andate in scena la settimana scorsa sono solo il primo atto di una tragicommedia negoziale che andrà avanti per mesi.

Secondo alcuni, però, questa trattativa potrebbe concludersi più rapidamente delle precedenti, addirittura entro l’anno, perché il Dipartimento di Giustizia americano - giunto ormai alla fine dell’amministrazione Obama - avrebbe interesse ad archiviare il più rapidamente possibile gli strascichi dello scandalo subprime, che fin qui ha prodotto molti risarcimenti e pochissime condanne.

Ma qual è stata la truffa a monte di tutto? Ricapitoliamo in sintesi i passaggi fondamentali. Tutto parte dall’economia reale, per poi spostarsi nella nube della finanza. In sostanza, le banche spingevano i loro clienti a usare le case come bancomat, accendendo mutui immobiliari in serie: i nuovi prestiti servivano a estinguere i precedenti ed essendo d'importo superiore (perché nel frattempo il prezzo delle case era salito) permettevano alle famiglie d'intascare la differenza.

Quando il prezzo delle case ha smesso di salire e gli americani non hanno più potuto rinegoziare i mutui (cioè quando la bolla speculativa è scoppiata), milioni di famiglie si sono ritrovate con debiti impossibili da ripagare. A quel punto le banche si sono prese le case.

Il problema per il resto del mondo è nato dal fatto che, mentre rifilavano i mutui subprime, gli istituti emettevano titoli derivati garantiti proprio da quei prestiti, prodotti finanziari che poi vendevano con l'inganno: sapevano di smerciare carta straccia ad altissimo rischio, ma facevano credere agli investitori che si trattasse di un affare più che sicuro.

Il tutto con la fondamentale complicità delle agenzie di rating, che assegnavano a quei titoli la tripla A, ovvero il giudizio d'affidabilità più alto. Del resto, Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch venivano pagate dalle banche stesse, non dagli investitori (cioè da chi emetteva i titoli, non da chi li comprava), perciò operavano in palese conflitto d'interessi.

Da allora, la giustizia Usa non ha riformato il mercato, né ha messo in galera i principali responsabili della crisi. È riuscita soltanto a contrattare multe, ma sempre seguendo la strada del patteggiamento: i colossi di Wall Street hanno accettato di pagare pur di chiudere la vicenda e ciò induce a pensare che le reali dimensioni delle loro colpe rimarranno per sempre un mistero. Purtroppo, accadrà lo stesso anche con Deutsche Bank. E nessuno può garantire che quanto avvenuto prima del 2008 non si ripeterà in futuro.

Pin It

Altrenotizie su Facebook

altrenotizie su facebook

 

 

ter2

Il terrorismo contro Cuba
a cura di:
Fabrizio Casari
Sommario articoli

 

Gaza e l’alibi del genocidio

di Michele Paris

I recenti annunci dei governi di Francia e Regno Unito sul riconoscimento nelle prossime settimane dello stato palestinese non hanno nulla a che vedere con un reale scrupolo per questo popolo né con un impegno autentico per fermare il genocidio in corso a Gaza. Si tratta piuttosto di iniziative ciniche al preciso scopo di...
> Leggi tutto...

IMAGE

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy