Iran, obiettivo BRICS

di Fabrizio Casari

Donald Trump ha scaricato la consueta dose di minacce, promesse ed avvertenze all’indirizzo dell’Iran e dei suoi amici. Agli ayatollah ha chiesto una “resa incondizionata”, nemmeno fosse immerso in un film di cappa e spade. Ovviamente da Teheran rifiutano l’inginocchiatoio del suprematismo occidentale e fanno presente come il tentativo di regime-change in corso non sarà né indolore...
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Iran, la tentazione dell’Occidente

di Mario Lombardo

L’immediata presa di posizione a favore di Israele da parte delle prime tre “potenze” europee (Francia, Germania, Regno Unito) e dei membri del G-7 con dichiarazioni di stampo orwelliano, se non appare per nulla una sorpresa, rivela nel modo più chiaro come la favola delle armi nucleari iraniane da sventare ad ogni costo sia un pretesto macroscopico che nasconde altri fini. Andando ben oltre il ridicolo, anche il presidente americano Trump continua a ripetere meccanicamente, sulla scia del suo partner nel crimine Netanyahu, che l’Iran non può in nessun modo possedere ordigni atomici. Una pretesa curiosa, quella dell’inquilino della Casa Bianca, visto che Teheran, come devono avergli spiegato i suoi stessi servizi di...
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Stx France sarà controllata al 50% da italiani e francesi, ma questi ultimi presteranno per 12 anni a Fincantieri un 1% della loro quota. Il gruppo triestino avrà così il 51% e controllerà la società. Non solo: nominerà 4 membri su 8 del Cda, tra cui presidente e amministratore delegato, e in caso di parità potrà far pendere l’ago della bilancia dalla sua parte. Il voto del presidente, infatti, varrà doppio.

Un trionfo italiano? Non proprio. Parigi potrà riprendersi l’1% prestato nel caso Fincantieri non rispetti gli impegni presi (ad esempio sul versante dell’occupazione o sul mantenimento della produzione in Francia) ma in questo caso l‘Italia potrà obbligare la Francia a ricomprare anche il 50% di Fincantieri ad un prezzo equo. Insomma, un’intesa siglata sul filo della diffidenza.

Tanto basta al nostro governo per dire di aver addirittura migliorato l’accordo precedente. Quello dello scorso aprile, quando Fincantieri, al termine di una gara internazionale, aveva acquistato dal tribunale di Seoul il 66,7% di Stx France con la benedizione dell’ex presidente francese François Hollande.

Il controllo dei coreani di Stx sui cantieri di Saint Nazaire non aveva suscitato alcuna protesta in Francia. Eppure a fine luglio, pur di non cedere la società a Fincantieri – che ha come primo azionista lo Stato italiano – Macron ha deciso di nazionalizzarla. Una “soluzione temporanea”, costata 80 milioni di euro, che Parigi ha dovuto prendere in tutta fretta per non far scadere il proprio diritto di prelazione sulle azioni dell’azienda.

Da lì in poi sembrava iniziato un muro contro muro. L’Italia non avrebbe mai potuto accettare un compromesso che negasse a Fincantieri il controllo su Stx France (il ministro Carlo Calenda ha parlato di “orgoglio nazionale”) e alla fine ha salvato la faccia. Ma come mai i francesi hanno ceduto, sia pure con la formula malfidata del prestito revocabile?

Lo hanno fatto perché nel frattempo la partita si è allargata a dismisura. La conclusione della vicenda Stx rappresenta solo il primo passo che porterà a un’operazione assai più ricca nel settore militare. Nei prossimi “sette-otto mesi”, Gentiloni dixit, Roma e Parigi lavoreranno alla fusione tra Fincantieri e Naval Group, colosso francese della difesa navale.

L’integrazione darebbe vita a uno dei giganti mondiali nella costruzione di ogni tipo di nave di superficie, capace di partire in pole position nella corsa alle più redditizie commesse militari. Il fatturato di questa “Airbus dei mari”, come già l’hanno ribattezzata in Francia, toccherebbe quota 10 miliardi.  A sigillare l’intesa potrebbe arrivare anche uno scambio azionario fra Fincantieri e Naval Group compreso tra il 5 e il 10%.

Sarà coinvolta anche Leonardo, che si è affrettata a reclamare un posto a tavola per una ragione ben precisa. Nel capitale del gruppo francese c’è al 35% Thales, diretto concorrente dell’ex Finmeccanica nella fornitura di sistemi di difesa. La sua forte presenza sui mercati esteri l’avrebbe certamente incoronata fornitrice di punta del nuovo polo militare francoitaliano, a meno di intese che coinvolgessero anche Leonardo. Intese che, lo ha confermato perfino Macron, arriveranno.

Il gioco dei francesi è abbastanza scoperto: assecondare senza troppe resistenze le richieste italiane su Stx France e Saint Nazaire per poi aggiudicarsi il controllo del business militare, prendendosi la rivincita in un settore molto più redditizio. L’aspetto positivo è che lo hanno capito tutti e c’è da sperare che i governi italiani (questo e il prossimo) sappiano prendere le contromisure. Quando una trappola è evidente, ça va sans dire, fa meno paura. Ma rimane una trappola.

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