Washington avverte Zelensky

di Michele Paris

Dopo il disperato intervento di mercoledì all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il presidente ucraino Zelensky si è messo in strada verso Washington per completare il suo tour americano che lo vede impegnato a mendicare altro denaro e armi a un Occidente sempre più sfiduciato per l’andamento del conflitto con la Russia. L’accoglienza riservata negli Stati Uniti all’ex comico non...
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Riyadh chiude a Israele?

di Michele Paris

Il processo di normalizzazione dei rapporti tra Israele e Arabia Saudita sembra avere subito una nuova battuta d’arresto con la recente presa di posizione contraria da parte della monarchia del Golfo Persico, comunicata in via ufficiale al governo degli Stati Uniti. La notizia non ha per ora trovato conferme, ma le resistenze manifestate da Riyadh al ristabilimento formale di relazioni diplomatiche con lo stato ebraico, soprattutto dopo la distensione promossa con la Repubblica Islamica, avevano fatto da qualche tempo intravedere un epilogo poco incoraggiante per Washington e Tel Aviv. Qualche giorno fa, il giornale on-line di proprietà saudita Elaph ha scritto che l’Arabia Saudita “ha informato l’amministrazione Biden...
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Alla sua morte il governo Blair istituì l’Hutton Inquiry, l’inchiesta Hutton, che confermò che lo scienziato si era tolto la vita senza dubbio alcuno. C’è stato che non ci ha creduto lo stesso, il liberaldemocratico Norman Baker, che ha portato avanti un’inchiesta autonoma. Grazie ad una richiesta a norma della legge “Freedom of Information” (che in Italia manca clamorosamente), Baker ha ottenuto visione del materiale dell’inchiesta e ha scoperto un particolare sconcertante.

Secondo i rapporti forensi, sul coltello che Kelly avrebbe usato per tagliarsi i polsi non c’erano impronte, nessuna impronta. Kelly non indossava guanti (il rapporto dice proprio che non sono stati trovati guanti) e non si capisce perché in un frangente del genere dovrebbe avere avuto cura di non lasciare impronte sull’arma del delitto. Nel rapporto si legge inoltre che Kelly si sarebbe reciso l’arteria ulnare di un polso. Si tratta di un’arteria al di sotto dei tendini. Anche in questo caso è difficile pensare che Kelly si sia procurato una tale ferita, ben oltre la necessità del suicidio. Recidere quell’arteria vuol dire esercitare molta forza e farsi molto male (è stato usato un coltello da giardinaggio non troppo affilato) per niente; recidere le vene dei polsi per ottenere il dissanguamento richiede molto meno dolore.

Baker, per assicurarsi che non si tratti un caso, ha chiesto all’Office of National Statistics quante persone morte nel 2003 (anno della morte di Kelly) abbiano riportato il taglio dell’arteria ulnare: solo il dottor Kelly. La moglie di Kelly si è sempre detta convinta del suicidio, data la pressione alla quale era stato sottoposto il marito. Molti suoi conoscenti avevano invece smentito pensieri suicidi da parte della vittima e diversi medici avevano contestato il risultato dell’autopsia. Non è superfluo notare che se Kelly non si è suicidato, qualcuno lo ha ucciso e ha organizzato una messinscena.

L’inchiesta Hutton assolse il governo da ogni responsabilità, ma l’emergere a posteriori di queste incongruenze mina seriamente la credibilità di quelle indagini. Un portavoce della polizia di Thames Valley ha dichiarato che “ …è stato confermato che non c’erano impronte sul coltello. Questo tuttavia non muta la spiegazione ufficiale della sua morte”. Solo tre giorni addietro la polizia britannica è finita sotto accusa per aver taroccato malamente una foto di Jean Charles de Menezes, il brasiliano ucciso per errore dalla polizia nella metro di Londra, al fine di dimostrare come fosse somigliante ad un terrorista ricercato. La polizia sta subendo un processo per l’evidente responsabilità nella morte di un innocente. Non si sono ancora sopite quelle polemiche, con il giudice che ha messo la polizia sotto accusa anche per il falso, che un’altra ombra si staglia sulla correttezza della polizia britannica.

La riapertura del caso Kelly proietta un’ombra ben peggiore sul governo Blair, poiché è chiaro che la possibilità che il governo uccida un proprio stimato connazionale, colpevole di aver denunciato una bugia che è servita a spingere il paese ad una guerra d’aggressione, preoccupa in prima persona qualsiasi cittadino. A posteriori sembra proprio che la guerra in Iraq fosse voluta a tutti i costi da Blair come da Bush, smentendo l’ipotesi che il primo sia andato al seguito del secondo.

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