Cuba e terrorismo, la logica inversa

di Fabrizio Casari

Uno degli innumerevoli arbitri che il governo USA commette, è quello, proprio della sua ossessione, di accusare Cuba di sostenere il terrorismo. Si potrà osservare che l'accusa ricorre contro tutti i Paesi che non sono suoi vassalli ma, nel caso di Cuba, l'affronto è ancor maggiore. Accusare Cuba di essere patrocinatore del terrorismo è un paradosso nero, un insulto alla logica, uno sfregio...
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La Palestina e l’accordo cinese

di Michele Paris

Mentre il premier israeliano Netanyahu atterrava a Washington per incontrare i complici del genocidio, nella capitale cinese è stato annunciato un accordo potenzialmente decisivo tra le varie fazioni che rappresentano la popolazione palestinese. A mediarlo è stato il governo di Pechino, confermando il ruolo sempre più importante della Repubblica Popolare nello sforzo di stabilizzare la regione mediorientale. Nel concreto, l’evento andato in scena in Cina difficilmente produrrà risultati nel breve periodo, ma rappresenta senza dubbio l’emergere di una nuova piattaforma unitaria attorno alla quale i movimenti palestinesi – tradizionalmente attraversati da profonde divisioni – potranno coordinare una strategia contro...
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Alla sua morte il governo Blair istituì l’Hutton Inquiry, l’inchiesta Hutton, che confermò che lo scienziato si era tolto la vita senza dubbio alcuno. C’è stato che non ci ha creduto lo stesso, il liberaldemocratico Norman Baker, che ha portato avanti un’inchiesta autonoma. Grazie ad una richiesta a norma della legge “Freedom of Information” (che in Italia manca clamorosamente), Baker ha ottenuto visione del materiale dell’inchiesta e ha scoperto un particolare sconcertante.

Secondo i rapporti forensi, sul coltello che Kelly avrebbe usato per tagliarsi i polsi non c’erano impronte, nessuna impronta. Kelly non indossava guanti (il rapporto dice proprio che non sono stati trovati guanti) e non si capisce perché in un frangente del genere dovrebbe avere avuto cura di non lasciare impronte sull’arma del delitto. Nel rapporto si legge inoltre che Kelly si sarebbe reciso l’arteria ulnare di un polso. Si tratta di un’arteria al di sotto dei tendini. Anche in questo caso è difficile pensare che Kelly si sia procurato una tale ferita, ben oltre la necessità del suicidio. Recidere quell’arteria vuol dire esercitare molta forza e farsi molto male (è stato usato un coltello da giardinaggio non troppo affilato) per niente; recidere le vene dei polsi per ottenere il dissanguamento richiede molto meno dolore.

Baker, per assicurarsi che non si tratti un caso, ha chiesto all’Office of National Statistics quante persone morte nel 2003 (anno della morte di Kelly) abbiano riportato il taglio dell’arteria ulnare: solo il dottor Kelly. La moglie di Kelly si è sempre detta convinta del suicidio, data la pressione alla quale era stato sottoposto il marito. Molti suoi conoscenti avevano invece smentito pensieri suicidi da parte della vittima e diversi medici avevano contestato il risultato dell’autopsia. Non è superfluo notare che se Kelly non si è suicidato, qualcuno lo ha ucciso e ha organizzato una messinscena.

L’inchiesta Hutton assolse il governo da ogni responsabilità, ma l’emergere a posteriori di queste incongruenze mina seriamente la credibilità di quelle indagini. Un portavoce della polizia di Thames Valley ha dichiarato che “ …è stato confermato che non c’erano impronte sul coltello. Questo tuttavia non muta la spiegazione ufficiale della sua morte”. Solo tre giorni addietro la polizia britannica è finita sotto accusa per aver taroccato malamente una foto di Jean Charles de Menezes, il brasiliano ucciso per errore dalla polizia nella metro di Londra, al fine di dimostrare come fosse somigliante ad un terrorista ricercato. La polizia sta subendo un processo per l’evidente responsabilità nella morte di un innocente. Non si sono ancora sopite quelle polemiche, con il giudice che ha messo la polizia sotto accusa anche per il falso, che un’altra ombra si staglia sulla correttezza della polizia britannica.

La riapertura del caso Kelly proietta un’ombra ben peggiore sul governo Blair, poiché è chiaro che la possibilità che il governo uccida un proprio stimato connazionale, colpevole di aver denunciato una bugia che è servita a spingere il paese ad una guerra d’aggressione, preoccupa in prima persona qualsiasi cittadino. A posteriori sembra proprio che la guerra in Iraq fosse voluta a tutti i costi da Blair come da Bush, smentendo l’ipotesi che il primo sia andato al seguito del secondo.

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Il terrorismo contro Cuba
a cura di:
Fabrizio Casari
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