USA, crociata contro TikTok

di Michele Paris

L’assalto del governo americano al popolare “social” cinese TikTok è ripartito a pieno regime in questi ultimi giorni con l’udienza alla Camera dei Rappresentanti di Washington dell’amministratore delegato Shou Zi Chew e la discussione al Congresso di alcune proposte di legge per limitare l’utilizzo dell’app negli Stati Uniti. La pericolosità di questo strumento, che viene senza...
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Ucraina: armi e rimborsi gonfiati

di Mario Lombardo

Per molti paesi europei, la guerra in Ucraina è stata un’occasione unica per rimodernare e rafforzare il proprio arsenale bellico con la scusa di sostenere militarmente un paese aggredito senza nessuna ragione valida. Ufficialmente, i vari governi alleati di Kiev hanno in larga misura fornito al regime di Zelensky armi ed equipaggiamenti – spesso obsoleti – che conservavano nei propri depositi. In cambio, l’UE ha permesso di attingere al fondo dal nome orwelliano di “Strumento Europeo per la Pace” (“European Peace Facility” o EPF) per ottenere i relativi rimborsi in denaro. Dopo oltre un anno dall’inizio del conflitto, questa settimana è emerso che alcuni paesi avrebbero approfittato di questo meccanismo, presentando un...
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Il settimanale Jerusalem report ha pubblicato recentemente la storia di Keren, la giovane madre ultra-ortodossa, nata in Israele da genitori haredim di origine marocchina. Quando si presenta alla scuola ashkenazita Beit Ya'akov (un circuito di scuole religiose tra i più prestigiosi), viene respinta a male parole, non appena la segretaria scopre che il suo cognome è di origine sefardita. Non si fa scoraggiare e insiste più volte, chiedendo di incontrare il preside. A quel punto, decine di ultra-ortodossi cominciano a farle visita e a telefonarle, alcuni dei quali mai visti prima, per scoraggiarla dall'impresa e consigliarle di andare ad un'altra scuola femminile, meno prestigiosa e più consona alla sua origine sefardita. La notizia si è sparsa per il quartiere e le donne del vicinato cominciano ad evitarla: il ferreo controllo sociale delle comunità ortodosse si è dispiegato. Un suo lontano parente rabbino intercede per lei, ma nemmeno questo riesce a smuovere il muro di gomma. Keren dovrà accontentarsi di mandare la figlia ad un'altra scuola religiosa, prestigiosa certo ma sefardita.

La sorte toccata alla figlia di Keren si è ripetuta almeno trenta volte, nelle iscrizioni alle elementari nel solo comune di Gerusalemme: per ogni genitore che decide di uscire allo scoperto ce ne sono decine che, per paura di essere emarginati nella propria comunità ultra-ortodossa, chinano il capo e accettano la discriminazione. Nel resto del paese le comunità sono molto più chiuse e dunque il fenomeno è sicuramente più grave ed esteso. Alcuni attivisti ultra-ortodossi, che si battono per la parità di diritti tra ashkenaziti e sefarditi, trovano la situazione paradossale: nemmeno Abramo, che veniva dall'Iraq, avrebbe potuto iscrivere sua figlia in una buona scuola!

Questo tipo di segregazione razziale, sorprendentemente, non vale per i maschi. I bambini sefarditi hanno accesso di norma alle scuole religiose ashkenazite, perché l'educazione di un uomo è fondamentale nella società ultra-ortodossa, visto che dovrà passare il resto della sua vita a studiare la Torah. Gli haredim ashkenazi sentono la responsabilità morale di salvare i ragazzi dalle tentazioni del mondo sionista e secolare e per questo accettano i bambini sefarditi a braccia aperte. Ma secondo il senso comune haredi l'educazione delle bambine non è molto importante: il marito le guiderà nella vita. Per le bambine è cruciale la “modestia,” che in questo caso si scrive sobrietà di costumi ma si legge famiglia di provenienza. Per una donna haredi d'altra parte la scelta della scuola è probabilmente la cosa più importante. Studiare in una scuola prestigiosa è l'unico modo per poter accedere ad un vantaggioso matrimonio combinato, che permetterà di avere una vita dignitosa all'interno della comunità. Le scuole più prestigiose sono tutte ashkenazite e dunque il futuro di una bambina haredi è segnato dalla nascita.

Nonostate le scuole ultra-ortodosse ricevano ingenti finanziamenti pubblici, nessuno controlla cosa succeda al loro interno. Il curriculum di studi governativo viene spesso aggirato e ad esempio la matematica e l'inglese, pur se obbligatori, non vengono insegnati. Nell'ultimo anno alcuni passi avanti sono stati fatti per aprire le scuole religiose di tradizione ashkenazita alle bambine sefardite, ma il sistema criminale delle quote razziali è forte da sconfiggere. Pochi giorni fa una proposta di legge bipartisan, approvata in prima lettura alla Knesset, istituisce un nuovo curriculum di studi misto secolare-religioso, per avvicinare i due mondi secolare e religioso, tra i quali la distanza si sta facendo sempre più incolmabile, e favorire i più svantaggiati ebrei sefarditi. Tuttavia, per gli ultra-ortodossi, che non riconoscono lo stato di Israele, l'idea di mandare il proprio figlio ad una scuola pubblica è una blasfemia e una vergogna. Il risultato probabile di questa riforma scolastica sarà probabilmente quello opposto: ampliare ulteriormente l'influenza degli ultra-ortodossi nella società israeliana, attirando nuove generazioni secolari tra le braccia dei religiosi.
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