Medio Oriente, affari e genocidio

di Michele Paris

Nel secondo giorno della sua trasferta mediorientale, il presidente americano Trump ha incontrato a sorpresa in Arabia Saudita il presidente di fatto della Siria, Ahmad al-Sharaa, dopo che martedì aveva annunciato la sospensione delle pesantissime sanzioni economiche che gravano da anni su Damasco. Il vertice con il leader “riabilitato” della filiale siriana di al-Qaeda (HTS) è stato uno...
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Filippine, democrazia e dinastie

di Mario Lombardo

Le elezioni di metà mandato nelle Filippine hanno insolitamente focalizzato l’interesse di stampa e osservatori internazionali per via di implicazioni esplosive in materia di politica estera, soprattutto in relazione allo scontro tra Cina e Stati Uniti in Asia orientale. Il voto di lunedì prevedeva il rinnovo di tutte le amministrazioni locali, della camera bassa del parlamento di Manila e della metà dei seggi del Senato. Per molti, la consultazione rappresentava una sorta di referendum sulla scelta tra i due più importanti clan politici del paese-arcipelago – Marcos e Duterte – a loro volta riconducibili a orientamenti favorevoli rispettivamente a Washington e a Pechino. L’attuale presidente, Ferdinand Marcos jr., figlio...
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E così accanto al monumento del padre della nuova patria sfilano i vecchi collaboratori del Cremlino di quell’epoca. Oligarchi e banchieri di ogni risma, personaggi di un mondo corrotto che ha segnato, appunto, l’epoca di Eltsin. Tutto con un sottofondo musicale dell’orchestra del Cremlino, mentre il picchetto presidenziale presenta le armi. Ma non è solo a Mosca che si rende omaggio allo scomparso. Nella città di Ekaterinburg l’Università statale cambia nome e d’ora in poi si chiamerà “Università Boris Eltsin”.

E così Putin, con queste nuove azioni, chiude il conto con la famiglia di Eltsin. La quale, comunque, continua ad avere tutti i privilegi possibili ed immaginabili (anche l’immunità totale che tiene lontani giudici ed investigatori…), come se il presidente fosse ancora vivo e in carica. Qualche parola, infine, sullo scultore che si è aggiudicato il compito di realizzare il monumento che figura ora nel cimitero moscovita. Il personaggio - scelto dal Cremlino - si chiama Gheorghij Franguljan. Si è messo in evidenza, nel passato, per aver realizzato un monumento - nel cuore di Mosca - ad un poeta. Niente di più. Ma ora, proprio grazie a questo rapporto privilegiato con il Cremlino e con la famiglia di Eltsin, si prende tutto lo spazio possibile nei media locali. Dichiara che l’idea portante del monumento consiste nell’aver messo in evidenza una figura di uomo forte e carico di carisma. “L’intera composizione - aggiunge - è per me il simbolo della nuova Russia”.

Ma è proprio sul tema di questa “Nuova Russia” che molti oggi - in occasione dell’anniversario della morte di Eltsin - tornano ad interrogarsi rileggendo anche l’eredità lasciata da un uomo che era considerato come il “pasadaran della perestrojka”. Si ricorda, ad esempio, che proprio sotto la sua presidenza fu scatenato l’esercito contro il Parlamento che il Cremlino considerava reo di aver sfidato il potere presidenziale (allora furono circa 500 i morti caduti sotto i colpi della divisione Tamanski). Ma di Eltsin, soprattutto, si ricorda che favorì l’arrivo al vertice delle mafie di nuovi miliardari; che gestì a colpi di bombe la questione cecena… Fu un presidente autorevole e decisionista. Un vero attore manovrato da abili registi che lo condussero a contribuire alla distruzione dell’Urss impedendo, di conseguenza, ogni eventuale tentativo riformatore progettato da Gorbaciov.

La Casa Bianca, per bocca del suo portavoce Gordon JohnDroe, lo ha definito “una figura storica”; Tony Blair lo ha ricordato come colui che “ha giocato un ruolo vitale in una fase cruciale della storia russa”; il cancelliere tedesco Angela Merkel, ha parlato di un “coraggioso combattente per la democrazia e la libertà”. Sulla stessa lunghezza d’onda Romano Prodi che ha voluto ricordare come Eltsin abbia contribuito “a garantire il quadro delle relazioni internazionali e la costruzione dello sviluppo civile ed economico del proprio Paese dando avvio a rinnovate regole di democrazia”.

L’ex Presidente polacco e premio Nobel per la pace, l’elettricista Lech Walesa ha affermato che bisogna ringraziarlo “per tutto quello che abbiamo: il mondo libero, l’età della ragione, dell’informazione e della globalizzazione”. Boris Berezovski, l’uomo d’affari russo che vive in esilio tra Gran Bretagna e Israele (pluriricercato e pluricondannato), ha detto che “la Russia ha perso un brillante riformatore. Nessuno ha fatto tanto per la Russia quanto Eltsin. Era una persona unica, assolutamente russa nell’animo, nella sua impulsività e nel suo intelletto, un oligarca strenuo oppositore dell’attuale Presidente russo Vladimir Putin”. Di segno opposto il commento dei separatisti ceceni che su un loro sito Internet ricordano che il governo della Repubblica cecena di Ichkeria aveva incluso Eltsin nella sua lista di criminali di guerra.

Dichiarazioni e ricordi a parte resta chiaro che è soprattutto grazie a Eltsin se ora si è alla presenza di una Russia piena di mafie e di speculatori. Un potere corrotto che nemmeno l’esperto Putin, allevato nelle scuole del Kgb, è riuscito ad allontanare dai vertici del Cremlino. Oggi, intanto, la famiglia di Eltsin rinnova i conti. Non è un caso se proprio il marito della figlia di Eltsin è alla testa dell’Aeroflot che tenta la scalata al cielo, via Alitalia.

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