Gli USA si annettono l’Ucraina

di Fabrizio Casari

L’accordo sulle terre rare tra Stati Uniti e Ucraina è stato firmato, ma chiamarlo accordo è uno strano modo di definire l’esproprio del 50% delle ricchezze nazionali da parte di un paese verso un altro. Non si può negare, infatti, che con l’accordo si sia suggellata un’autentica vergogna per l’Ucraina che cede le sue scarse ricchezze residue in cambio del protettorato statunitense....
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Effetto Trump: Canada ai liberali

di Mario Lombardo

Le prime conseguenze elettorali del secondo mandato presidenziale di Donald Trump si sono potute osservare nella giornata di lunedì, anche se non negli Stati Uniti e con risultati che hanno evidenziato un’influenza indiscutibilmente negativa. L’inquilino della Casa Bianca è stato infatti un fattore decisivo nel voto anticipato in Canada che ha fatto registrare uno dei recuperi più clamorosi della storia di questo paese e non solo. Il Partito Liberale di centro(-sinistra) del neo-primo ministro, Mark Carney, ha ottenuto la quarta vittoria consecutiva alle urne, relegando i conservatori nuovamente all’opposizione al termine di una campagna elettorale che ha visto il loro leader, Pierre Poilievre, riproporre molti dei temi e delle...
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Cosa ti ha spinto ad occuparti degli ebrei anti-sionisti?

La motivazione più forte deriva dalla mia militanza nei gruppi della sinistra radicale tedesca. Ho sempre cercato di capire qual è l'essenza dell'attivista extraparlamentare quando si confronta con l'ideologia e la propaganda nazionalista. In Germania il movimento anti-nazionalista ha un largo seguito ed è cresciuto negli anni Novanta come reazione alla riunificazione. Ma il paese dove l'ideologia nazionalista è onnipresente e pervade qualsiasi aspetto della vita, dalla nascita alla morte, è lo stato ebraico. Il nazionalismo ebraico, ovvero il sionismo, ha un carattere strettamente etnico, oltre che patriottico. Dunque, il rifiuto dell'ideologia nazionalista porta le sue conseguenze più drammatiche proprio nel caso dei cittadini israeliani.

Qual è l'atteggiamento della sinistra europea nei confronti di Israele?

Negli anni Venti, il partito comunista tedesco era anti-semita, perché all'epoca dominavano l'ideologia razzista e l'identificazione tra ebrei e capitalisti. Oggi, ogni critica delle politiche israeliane viene tacciata di anti-semitismo dalla sinistra riformista. All'interno della sinistra radicale, in Germania ci sono due fazioni, una filo-israeliana e una anti-sionista. L'approccio anti-sionista è il naturale proseguimento del movimento anti-nazionalista tedesco, nato con lo slogan “Taci, Germania!” in opposizione alla riunificazione. Se vogliamo privilegiare la lotta di classe alla lotta etnica, allora non c'è alternativa: il partner ideale della sinistra radicale europea in Israele è il movimento anti-sionista. Il pacifismo “sionista” di Peace Now, per esempio, si pone all'interno delle dinamiche etniche e dunque è funzionale al mantenimento di uno stato razzista.

Chi si definisce “anti-sionista” in Israele?

Durante le riprese per il documentario, ho incontrato gente di tutti i tipi. Una volta posto di fronte alla questione “ma tu sei un sionista?” la definizione che ognuno dà di se stesso sfuma in varie tonalità. Molti si considerano “non veramente sionisti”, altri si definiscono semplicemente “non-sionisti”. Per questi ultimi, il fatto di essere ebreo o meno non determina in alcun modo le scelte di vita e non si riconoscono nel concetto di “popolo ebraico.” Chi si definisce propriamente “anti-sionista” è solitamente spinto da una forte passione politica e dalla militanza nella sinistra radicale. Il partito Hadash, che in ebraico è l'acronimo per Fronte per la Democrazia e l'Uguaglianza, è l'unico partito anti-sionista e anti-capitalista in Israele (l'altro partito anti-sionista Balad è un partito etnico nazionalista arabo). Ha attualmente quattro rappresentanti nella Knesset; credo che questo partito sia il naturale interlocutore dei partiti di sinistra radicale in Europa. I militanti anti-sionisti poi sono molto attivi sul fronte dell'Occupazione, primi fra tutti gli Anarchici contro il Muro.

Esistono dunque due sinistre in Israele, una sionista e una anti-sionista

Il concetto di sinistra in Israele è molto diverso dalla sinistra europea. In Israele essere di sinistra significa essere a favore del processo di pace. Esiste una sinistra che predica l'Occupazione soft e il negoziato con i palestinesi, cioè il Labor Party al governo. Poi esiste una sinistra sinceramente pacifista ma sionista, cioè il Meretz, una parte del Labor e Peace Now. Il Meretz è considerato un partito di sinistra, anche se molti dei suoi esponenti sono liberisti in economia. Infine, la sinistra anti-sionista, ovvero il partito comunista Hadash e alcuni gruppi per i diritti umani.

Esiste anche un anti-sionismo di destra?

Sì, questa è la parte affascinante della complessità israeliana. Ci sono molti ebrei ultra-ortodossi anti-sionisti, che non riconoscono la legittimità dello stato ebraico e aspettano la venuta del Messia, che li porterà alla creazione della vera Israele. Alcuni di essi sono estremisti di destra e vivono nelle colonie illegali in West Bank: si tratta dei coloni armati e più violenti. Altri invece, come gli ultra-ortodossi di Naturei Karta, sostengono attivamente la creazione di uno stato palestinese e il processo di pace.

In Israele la propaganda sionista è il cuore pulsante dello stato ebraico. Qual è il percorso che porta questi israeliani a rifiutarne l'ideologia? Come fanno a smascherare la propaganda?

È molto difficile confrontarsi criticamente con lo stato. Il militarismo è la colonna portante della società e il bombardamento psicologico comincia fin dalla più tenera età. Per fare un solo esempio, nei testi scolastici di geografia, non è disegnata alcuna Linea Verde del '67: la West Bank è parte integrante di Israele e il confine dello stato ebraico è segnato lungo il fiume Giordano. Dunque la realtà dell'Occupazione è completamente rimossa e i bambini non hanno alcun modo di saperlo. In genere, il primo duro scontro con la realtà avviene durante il servizio militare, che spesso si svolge nei Territori. Il motto ufficiale secondo cui l'IDF è l'esercito più morale al mondo si infrange subito ai check point. Ma la maggior parte dei soldati non sviluppa alcuna connessione tra le violenze, le umiliazioni cui assistono nei Territori e l'ideologia sionista.

A volte però accade il contrario. Una mia amica ha avuto una vera e propria folgorazione, durante l'operazione militare “Grapes of wrath” contro il Libano, nel 1996. Il suo lavoro era di intelligence: si occupava di leggere tutti i resoconti dei servizi segreti in Libano, per riportare al suo ufficiale superiore le notizie rilevanti. Confrontando le informazioni reali dei servizi con la versione dei fatti che i media e l'esercito fornivano, rimase sconvolta. Si rese conto che il discorso pubblico in Israele è pura propaganda sionista. Chiese il congedo e da quel momento diventò una fervente militante pacifista e anti-sionista.

A parte il confronto diretto con i palestinesi durante il servizio militare, o l'esperienza nell'intelligence, ci sono altri modi per smascherare la propaganda?

Devi capire che da questo punto di vista lo stato israeliano è come The Matrix. È estremamente difficile rendersi conto che la narrazione dell'impresa sionista, a cui sei abituato dalla nascita, è pura propaganda. Per esempio, alcuni israeliani scoprono dell'esistenza del termine nakba, la parola che viene usata dagli arabi in riferimento alla creazione dello stato ebraico: significa “catastrofe.” A scuola non ne senti parlare. Ora è persino illegale parlarne, grazie alla legge razzista passata dal ministro degli esteri Lieberman. Questi ragazzi si avvicinano alla sinistra pacifista del partito Meretz o di Peace Now. Si tratta di organizzazioni pacifiste, anche se sioniste. Solo quando incontrano dei palestinesi, allora cominciano a confrontarsi con una narrazione storica completamente diversa. Cominciano a criticare la propria identità nazionale e a metterne in discussione l'ideologia. Alcuni ragazzi dei movimenti studenteschi fanno questo percorso e passano dal pacifismo al rifiuto del sionismo. Ma è necessario il confronto diretto e personale con i palestinesi per iniziare il processo.

C'è anche chi intraprende questo percorso da solo durante le scuole superiori. Questi giovani anti-sionisti alla fine della scuola decidono di fare obiezione di coscienza al servizio militare: i cosiddetti refusenik. Questa scelta è molto pesante per loro, perché in Israele l'obiezioni di coscienza è illegale e si finisce in carcere per mesi. Oppure, altri non vengono coscritti per precendenti penali, per esempio un arresto durante una manifestazione pacifista. Alcuni di questi giovani fanno parte degli Anarchici contro il Muro, un movimento anti-sionista dal messaggio radicale. Secondo gli anarchici, non serve convincere il pubblico israeliano della crudeltà dell'Occupazione. È necessario agire, andare in West Bank a dare aiuto sul campo ai palestinesi, per esempio stando in prima fila alle manifestazioni contro il Muro e sabotando attivamente l'Occupazione.

Come sono visti gli anti-sionisti dal resto della società civile?

Chi non è un attivista, non sbandiera il proprio anti-sionismo in pubblico. Anti-sionista uguale traditore, secondo i media e il governo. La vita di tutti i giorni è molto difficile. Devono lottare con la propria famiglia, confrontarsi con i propri fratelli minori che fanno il servizio militare, insomma vivono come il personaggio di Neo all'interno di The Matrix. Si tratta di gente molto diversa dal tipico israeliano e soffrono molto per questo, per la barriera invalicabile che li separa dalla “normalità.” Dopo essersi resi conto che la narrazione sionista è in sostanza propaganda razzista, è impossibile per loro tornare indietro e sono condannati a vivere in un mondo che loro non accettano e che non li accetta più.
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