Ucraina, Zelensky contro tutti

di Michele Paris

La ripresa dei “colloqui di pace” tra Russia e Ucraina nella giornata di mercoledì è stata anticipata da tensioni quasi senza precedenti negli ultimi tre anni e mezzo all’interno del regime di Zelensky, evidentemente in conseguenza della posizione sempre più precaria di Kiev sul fronte militare e del rallentamento dei trasferimenti di armi dall’Occidente. Se i risultati del nuovo round...
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Cina: Canberra aggiusta il tiro?

di Michele Paris

La visita di sei giorni del primo ministro australiano Anthony Albanese in Cina si è conclusa qualche giorno fa con tutti i crismi del successo diplomatico, almeno secondo i suoi sostenitori che non hanno esitato a definirla un “capolavoro”. Ma dietro la facciata delle strette di mano cordiali e dei banchetti a porte chiuse con Xi Jinping si nasconde una realtà ben diversa: l'Australia si trova oggi schiacciata in una morsa geopolitica che rischia di stritolare le sue ambizioni di equilibrio tra Est e Ovest, ovvero tra il suo principale partner commerciale (Cina) e lo storico alleato militare-strategico (Stati Uniti) in un frangente storico segnato dalla competizione crescente tra le due potenze. Il viaggio di Albanese a Pechino,...
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di Luca Mazzucato

NEW YORK. Tutti se lo chiedono: cosa c'è dietro l'assurda sparata del generale americano contro Obama, che gli è costata il posto di comandante in capo della missione internazionale in Afghanistan? Non sarà che lo scaltro ex-comandante stia per scendere in campo contro il Presidente stesso nel 2012? Nel frattempo, McChrystal appende l'uniforme al chiodo. L'intervista del generale McChrystal a Rolling Stone è caduta come un fulmine a ciel sereno sulla Casa Bianca e sulle centomila truppe americane in Afghanistan. Anche se le avvisaglie non erano mancate: nei mesi scorsi il generale non ha perso occasione per mettersi in mostra e tirare il Presidente per la giacca. Il più clamoroso episodio riguarda la discussione sull'escalation di soldati alla fine dello scorso anno.

Poco dopo essere stato dichiarato comandante della missione afghana, in un chiaro tentativo di forzare la mano al Presidente, il generale aveva fatto trapelare alla stampa un suo rapporto riservato in cui chiedeva 40.000 soldati in più. Prima che Obama prendesse la decisione sull'aumento di truppe, McChrystal si presentava alla NATO per chiedere più truppe agli alleati, senza mandato del Presidente.

Ma con la sua esilarante intervista a Rolling Stone, il generale ha passato il segno. Non resta da chiedersi come mai abbia deciso di farsi licenziare di punto in bianco. Perché non c'è alcun dubbio che il generale abbia riflettuto a lungo prima di farsi sentire e permettere ai suoi collaboratori di parlare a ruota libera. Il direttore di Rolling Stone ha infatti confermato in diretta tv che il testo integrale è stato preventivamente approvato dal generale. Dunque non si tratta di interviste estorte a notte fonda dopo la quinta birra.

Non resta che una spiegazione: Stanley McChrystal aveva deciso di farsi licenziare. Se avesse abbandonato il posto di comando avrebbe rischiato la gogna mediatica e il disonore; ha perciò scelto l'antica tecnica dell'insubordinazione, insultare il Presidente e non lasciargli altra scelta. “Adoro i piani ben riusciti”, direbbe il generale se fosse Hannibal dell'A-Team. Ma qual è il movente?

Un particolare ci porta sulla buona strada: il nuovo comandante in capo in Afghanistan, nominato seduta stante dal Presidente, è il celebre David Petraeus, artefice della stabilizzazione irachena grazie alla strategia della controinsurrezione. I rumori di Washington davano Petraeus in pole position per le primarie repubblicane nel 2012. Solo un vero e proprio eroe di guerra potrebbe insidiare la rielezione di Obama. Ma ora il generale è fuori gioco, ci mancherebbe solo che lasci il posto anche lui: forse gli Stati Uniti ritirerebbero finalmente le truppe per manifesta incapacità.

Dunque non resta che McChrystal: curriculum da eroe di guerra, adorato dalle truppe, sempre pronto a scendere tra le prime linee, fine stratega. Mancava solo un ultimo dettaglio per fare presa sull'elettorato di destra: lo scontro con il Presidente. Da cui, nell'immaginario di Fox News e dei Tea Parties, McChrystal esce a testa alta.

Lunedì il generale ha annunciato l'intenzione di andare in pensione, ma a cinquantacinque anni non gli resta che aspettare qualche mese per mettere a frutto l'enorme popolarità di cui gode in patria e scendere in campo, questa volta in borghese. Magari scegliendo come vicepresidente ancora una volta Sarah Palin, per il ticket perfetto: eroe di guerra per l'elettorato moderato e celebrità svitata per l'estrema destra religiosa.

 

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