Iran: i diritti e l’ipocrisia

di Mario Lombardo

L’aggressione di Stati Uniti e Israele dello scorso mese di giugno contro l’Iran e il sostanziale appoggio dato alla guerra dai governi europei hanno reso ancora più improbabile una già complicata soluzione diplomatica all’annosa questione del nucleare della Repubblica Islamica. Gli eventi delle ultime settimane e l’attitudine generale dell’Occidente hanno però dato anche un colpo...
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BRICS: serve un salto di specie

di Fabrizio Casari

Durante il diciassettesimo incontro annuale dei BRICS, recentemente celebratosi a Rio de Janeiro, i leader del blocco hanno proposto di avanzare nella creazione di un nuovo sistema di transazioni finanziarie nell’ambito dell’Iniziativa dei Pagamenti Transfrontalieri dei BRICS, con l’obiettivo di facilitare transazioni più accessibili, rapide e sicure tra i Paesi membri. L’iniziativa mira a proteggere i Paesi BRICS dalle sanzioni unilaterali imposte dalle potenze occidentali tramite il sistema SWIFT e altre forme di sanzione. In senso più ampio, intende ridurre la dipendenza dal dollaro statunitense nel commercio e nella finanza internazionali. Con questa misura si rafforzano le basi del processo di de-dollarizzazione...
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Per ragioni di sicurezza, alla costruzione della nuova Ambasciata lavorano solo cittadini non iracheni. La società che ha avuto l'appalto per la ricerca e l'assunzione dei lavoratori, la First Kuwaiti General Trading and Contracting Co., già sotto inchiesta per un vero e proprio giro di traffico di schiavi, ha preso a contratto una forza lavoro di 900 persone, la gran parte lavoratori provenienti dall'Asia, che vivono notte e giorno sul luogo di lavoro. In un Paese dove più della metà della popolazione non ha un lavoro a seguito dell'occupazione americana e del caos del dopoguerra, non sarà semplice per gli Stati Uniti conquistare "le menti ed il cuore" della popolazione irachena, se continueranno ad assumere lavoratori stranieri per le grandi opere in Iraq.

Stando alla tabella di marcia, la costruzione del Palazzo Imperiale di Baghdad dovrebbe finire entro il prossimo anno. La capienza dovrebbe essere di circa 8.000 persone ed i lusso ed il comfort di cui usufruirà il personale americano presente nella struttura saranno solo un sogno lontanissimo per la stragrande maggioranza del popolo iracheno. C'è chi dice, addirittura, che l'Ambasciata americana eccederà per lussuria e sprechi, qualsiasi cosa che Saddam Hussein possa aver costruito per se stesso durante i lunghi anni della dittatura baathista.

Secondo ciò che afferma il Knight Ridders, "i funzionari americani presenti a Baghdad, non amano rispondere alle domande riguardanti la nuova struttura. Spesso le domande vengono declinate per motivi di sicurezza". Neppure è permesso ai reporter di scattare foto di questa nuova costruzione nel centro di Baghdad che gli iracheni hanno già cominciato a definire "il Palazzo di George W". Nonostante questo, la gran parte del progetto è già stata resa nota. Ci saranno presto 21 edifici, 619 appartamenti, ristoranti, negozi, palestre, piscine, un salone di bellezza, un cinema (probabilmente multisala) e, come riporta il Times di Londra, anche un "club per le funzioni serali". Molto probabilmente sarà proprio da qui che i vari Vicerè americani che si insedieranno annunceranno al mondo la lieta novella della democrazia e della libertà del nuovo Iraq.

Di iracheno la nuova struttura però non avrà assolutamente nulla. Come ci informa USA Today "la nuova ambasciata, costruita sulla riva del fiume Tigri, è stata progettata in modo da essere interamente autosufficiente", una vera e propria città Stato indipendente nel cuore di Baghdad. Così, non ci sarà neppure bisogno per le migliaia di americani che vivranno e lavoreranno in questo enorme spazio di avere anche solo semplici contatti umani con gli iracheni. "Non è un segreto il motivo per cui gli Stati Uniti hanno deciso di costruire una così lussuosa ambasciata in Iraq. Il Dipartimento di Stato avrà grossi problemi a trovare gente disponibile a venire a lavorare qui", scrive il Knight Ridders. "Il posto richiederà gente che abbia conoscenza linguistica ed esperienza, cose che sono già difficili da trovare. Inoltre gli americani non potranno portare le loro famiglie qui e i rapimenti e le violenze costringeranno i futuri abitanti della cittadella ad essere relegati nel complesso dell'Ambasciata". Mentre i soldati americani ogni giorno rischiano la vita per compiere il proprio dovere, in un Iraq in preda all'anarchia ed al caos, i futuri diplomatici americani avranno la possibilità di vivere in un ambiente lussuosissimo e ultraprotetto senza dover correre alcun rischio.

La costruzione di questo gigantesco complesso, il Palazzo Imperiale di Baghdad come è stato definito da alcuni, getta però una strana luce sulle ripetute asserzioni da parte americani che non si rimarrà in Iraq un giorno in più del previsto. Una "ambasciata" nella quale lavoreranno 8.000 persone, assieme ad altre migliaia di militari necessari alla loro protezione, non è una semplice struttura diplomatica. E' una base, una vera e propria base permanente. Ecco il futuro dell'Iraq: 8.000 americani che vivranno nel lusso più sfrenato all'interno di una città privata, che non potranno lasciare per paura di essere uccisi o torturati se catturati al di fuori delle sue mura fortificate, ma che continueranno a governare il Paese dando ordini al governo iracheno che opererà all'interno della Zona Verde, la vasta zona fortificata che isola la parte "che conta" dal resto del Paese.

Spesso l'Amministrazione Bush si rivolge ai democratici che chiedono sempre più insistentemente una strategia d'uscita e delle scadenza ben precisi, affermando che si tratta di "codardi che vogliono tagliare la corda". Ma come altro possiamo definire la costruzione di questo Palazzo Imperiale se non un piano per tagliare la corda? Invece di scappare in Iraq, gli americani si rinchiuderanno nel bunker più protetto e grande del pianeta. Un posto nel quale potranno aspettare con tranquillità l'evolversi degli eventi in Iraq, godere di tutti i lussi fino a quando l'ultimo iracheno sarà morto per la guerra fratricida che infesta l'Iraq oppure tutte le fazioni irachene decideranno di marciare su questa cittadella e cacciare via definitivamente gli americani. Ma visto come si sono messe le cose, è molto più probabile che accada la prima che non la seconda.

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