Il pugno di ferro del Piano Ruanda

di redazione

Dopo due anni di ostruzionismo da parte della Camera dei Lord, il governo conservatore britannico ha alla fine incassato l’approvazione definitiva della legge che consente di deportare immigrati e richiedenti asilo in Ruanda. La “Safety of Rwanda (Asylum and Immigration) Bill” ha chiuso il suo percorso al parlamento di Londra poco dopo la mezzanotte di lunedì. Il provvedimento, introdotto...
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Ucraina, l’illusione delle armi

di Michele Paris

L’approvazione di una nuova all’apparenza consistente tranche di aiuti americani da destinare all’Ucraina è stata per mesi invocata come la soluzione alla crisi irreversibile delle forze armate e del regime di Kiev di fronte all’avanzata russa. Il via libera della Camera dei Rappresentanti di Washington nel fine settimana ha perciò scatenato un’ondata di entusiasmo negli Stati Uniti e in Europa. I quasi 61 miliardi appena stanziati non faranno però nulla per cambiare il corso della guerra e, se anche dovessero riuscire a rimandare la resa ucraina, aggraveranno con ogni probabilità i livelli di distruzione e morte nel paese dell’ex Unione Sovietica. La propaganda di governi e media ufficiali, scattata subito dopo il voto in...
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di Alessandro Iacuelli

Con i voti della coalizione di governo conservatrice, il Parlamento ungherese ha approvato oggi con una maggioranza dei due terzi quella che nel Paese è già stata ribattezzata "legge bavaglio": una riforma del sistema di comunicazione dei mass media che consente al governo un ampio controllo su tutti gli organi di informazione, radio, televisione, giornali e anche internet.

In base alla legge, viene costituita l'Autorità nazionale delle comunicazioni, nominata unicamente dal partito di maggioranza del premier Viktor Orban, alla guida di una coalizione di destra. L'Autorità potrà sanzionare con multe salate tutti i media in casi di non meglio precisate "violazioni dell’interesse pubblico". La controversa legge prevede inoltre la soppressione delle redazioni di news alla tv e alla radio, che confluirebbero in un unico "centro di notizie" presso l'agenzia di stampa nazionale, MTI, volto ad assicurare una confezione uniforme delle notizie per tutti i media pubblici.

Sembra l'attuazione del XXI secolo delle famose "veline" di memoria fascista, ma non c'è solo questo, nella nuova legge, che tanto piacerebbe anche a tanti politici italici. Per cominciare, i giornalisti investigativi saranno tenuti a rivelare le loro fonti e i telegiornali dovranno rispettare un tetto del 20% per notizie di cronaca nera. Non manca una nota di nazionalismo, tanto caro al partito del premier: il 40% della musica mandata in onda dovrà essere di provenienza ungherese. Il capo dell'Autorità, nominato direttamente dal capo del Governo con un mandato di nove anni, avrà facoltà di emanare decreti.

"D'ora in poi, giornalisti e redattori dovranno essere molto cauti su cosa pubblicheranno", ha messo in guardia il direttore del Nepszabadsag, il maggiore quotidiano indipendente magiaro. La testata ha annunciato ricorso alla Corte costituzionale contro la legge. Tutti gli organi di stampa liberali e di sinistra temono che le multe previste per i trasgressori possano soffocare le testate economicamente deboli.

Csaba Belenessy, direttore generale dell'agenzia MTI, chiamata a dirigere la nuova "centrale di notizie", ha invece dichiarato senza molti peli sulla lingua che i giornalisti dovranno essere leali al governo. Le news della centrale saranno gratuite per gli utenti e l’agenzia sarà finanziata unicamente dal bilancio statale. L'agenzia sarà composta, come ha più volte ribadito Belenessy, da professionisti fedeli al governo.

Nel tentativo di dissipare timori e preoccupazioni, il premier Orban, in visita prima a Vienna e poi a Londra, ha detto che le nuove norme per i media sono in tutto conformi alle norme europee. Non è molto d'accordo una delegazione dell'Ipi (Istituto Internazionale della Stampa), che la settimana scorsa ha espresso preoccupazioni per la situazione della stampa in Ungheria. Critiche severe sono state formulate anche nell’ultimo rapporto del garante per la libertà di stampa dell’Osce, l'organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa.

In pratica, d'ora in avanti, stampa, radio e tv in Ungheria finiscono sotto il controllo del governo. La minaccia è pesante soprattutto per gli editori deboli e non allineati al pensiero del partito politico di maggioranza: l'Autorità per le comunicazioni sarà autorizzato a sanzionare giornalisti ed editori responsabili della diffusione di notizie "inappropriate e squilibrate" con multe che possono arrivare fino a 90.000 euro. La legge non fissa alcuna regola per stabilire cosa sia inappropriato e squilibrato.

Le associazioni dei giornalisti ungheresi e internazionali denunciano questa normativa che "limita la libertà di informazione". All'inizio di dicembre per protesta contro questa "legge bavaglio", voluta dal premier Viktor Orban, due settimanali e un quotidiano sono usciti in edicola con la prima pagina bianca. In risposta, il ministro della Funzione pubblica, in un'intervista ad Euronews, ha chiesto "a tutti un po' di pazienza: dimostreremo che le misure adottate vanno nella giusta direzione".

Intanto il risultato è quello di un notevole consolidamento del controllo esercitato dal governo conservatore di Orban sulla totatlià dei mezzi di informazione del paese. Una legge simile in un Paese dell'Unione europea non si era mai vista. Soprattutto per quanto riguarda soppressione delle redazioni di news alla tv e alla radio.

L'approvazione della "legge bavaglio" non è un aspetto isolato, ma fa parte di un più ampio progetto politico. E' l'ultima mossa di un disegno preciso della maggioranza conservatrice. A luglio, dopo aver ottenuto in aprile una maggioranza di due terzi alle elezioni (senza precedenti dopo la caduta del regime comunista in Ungheria) che consente di modificare la Costituzione e la struttura dello Stato, il primo ministro Orban ha subito istituito un'Autorità nazionale delle telecomunicazioni con a capo la garante Annamaria Szalai, vicina al premier, e composta da cinque membri, tutti nominati dal partito di governo. In pratica, si punta al controllo completo di tutti i flussi d’informazione.

Circa 1.500 persone, la sera di lunedì 20, hanno dato vita ad una fiaccolata davanti il Parlamento a Budapest. A partecipare, soprattutto giovani universitari. I manifestanti hanno reclamato la libertà di stampa, minacciata a loro avviso dalla nuova legge che prevede interferenze sul contenuto per tutti segmenti dei media: televisione, radio, stampa e internet. Il timore dei dimostranti e di molti osservatori e che, per evitare sanzioni e multe salate che potrebbero significare la fine soprattutto dei giornali più piccoli e indipendenti, le testate si autoregoleranno, praticando l'autocensura.

Orban si è giustificato con il fatto che la tv pubblica, per esempio, era senza presidente da anni perché l'Autorità, nella quale c'erano tutti i partiti, non riusciva ad accordarsi su un nome. Giornali e radio liberali e di sinistra stanno denunciando da mesi che si tratta di una campagna del governo per imbavagliare il dissenso. Campagna che ora sta arrivando alla sua vittoria finale: la possibilità di multare fino a 90.000 euro i quotidiani, fino a 48.000 i siti internet d'informazione, e fino a 240.000 euro per Tv e radio.

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