Kirk: dall’omicidio alla repressione

di Michele Paris

L’assassinio di settimana scorsa in un campus universitario dello Utah dell’attivista trumpiano di estrema destra, Charlie Kirk, sta diventando la giustificazione per una nuova stretta repressiva dei diritti democratici in America e di un’autentica caccia alle streghe tra gli oppositori dell’amministrazione repubblicana. Senza attendere dettagli più precisi sugli (eventuali) orientamenti...
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Droni russi e bugie polacche

di Mario Lombardo

Sullo sconfinamento dei droni russi in Polonia nelle prime ore di mercoledì non sono ancora emerse notizie chiare né prove certe, ma il governo di Varsavia e il resto della NATO non hanno come al solito esitato a lanciare una nuova ondata di attacchi e denunce contro Mosca per la presunta aggressione e il pericolo di escalation che essa comporterebbe. Questo atteggiamento di isteria a comando è in genere il primo segnale che si sta assistendo a un’operazione preparata a tavolino, ovvero a una “false flag”, con lo scopo sì di favorire un’escalation militare, ma da parte europea contro la Russia e con il coinvolgimento degli Stati Uniti. I fattori da considerare per fare luce sulla vicenda sono in ogni caso molteplici, ma una...
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di Carlo Benedetti

MOSCA. L’Austria, nel segno di una sincera revisione storica, restituisce nome ed onore a quei 60.000 soldati dell’Armata Rossa che caddero sul territorio austriaco durante la seconda guerra mondiale. Non tutti morti in combattimento: alcuni morti di stenti o di malattia nei campi di concentramento, altri giustiziati sommariamente dopo un tentativo di fuga. Nella capitale austriaca c’è un monumento, nella piazza Schwarzenberg, che ricorda i tanti Ivan caduti.

Ma ora il governo di Vienna ha provveduto ad un “censimento” di tutti quei sovietici morti nella battaglia per la liberazione del Paese. L’ha fatto con un lavoro di ricerca a tutto campo curato dallo storico austriaco Stefan Karner e dai collaboratori del Boltzmann Institut für Kriegsfolgenforschung. Le ricerche sul territorio e negli archivi sono durate 12 anni e hanno portato alla pubblicazione di un libro (anche in versione digitale) con l’elenco completo delle vittime e con le informazioni relative alla loro sepoltura.

Tutto questo avviene perché di quelle vittime sconosciute si era perso il ricordo, tanto da non sapere più chi fossero né dove fossero sepolti i loro corpi. Una situazione speculare, in un certo senso, rispetto a ciò che era capitato in Russia ai soldati dell’Armir. Ma ora i caduti dell’Armata Rossa in Austria hanno un nome e un cognome e si sa dove sono sepolti.

Un gesto estremamente significativo che Mosca saluta inserendolo nel quadro di un clima di rinnovata distensione nel cuore del continente. Intanto sono in arrivo nella capitale russa la ministra degli Interni austriaca, Maria Fekter, e lo stesso Karner (l’autore della ricerca) con l’obiettivo di consegnare l’intero elenco al presidente russo Medvedev. In questo modo le famiglie dei caduti potranno consultare l’elenco, che sarà disponibile anche su internet, e sapere finalmente dove riposano i loro caduti.

Forse non sarà possibile per essi andare fino in Austria e portare un fiore sulla tomba dei congiunti ritrovati, ma sarà almeno loro di conforto, dopo tanto tempo, poter guardare la carta geografica dell’Austria e sapere che lì, in qualche città o in qualche villaggio, si trova la loro tomba.

L’Austria - si nota con soddisfazione a Mosca - è il primo Paese in Europa ad aver condotto una simile ricerca sulle vittime di guerra dell’ex Unione Sovietica e ad averla messa a disposizione della Russia. Naturale, quindi, che la consegna dell’elenco a Medvedev costituirà anche una sorta di ringraziamento alle autorità russe per aver aperto negli anni ’90 gli archivi di Mosca e consentito di far luce sulla sorte di migliaia di soldati austriaci della Wehrmacht, fatti prigionieri durante la campagna di Russia o durante la ritirata.

Gli storici russi, in questo clima di distensione e di ricerca della verità storica, ricordano che quando sul finire della seconda guerra mondiale l’Armata Rossa giunse sul territorio austriaco, mancava ormai soltanto poco più di un mese alla capitolazione del Reich. Eppure bastarono quei pochi giorni per lasciare sul terreno decine di migliaia di morti, tanto cruenti furono i combattimenti, casa per casa, strada per strada (18.000 caduti sovietici soltanto nella battaglia di Vienna), voluti fino all’ultimo da Hitler. Alla fine il conto delle perdite russe fu, appunto, di 60.000 caduti.

Erano i giorni in cui le armate sovietiche concludevano la Liberazione della Slovacchia e si muovevano in direzione dell'odierna Repubblica Ceca, quelli in cui l'Armata Rossa combatteva valorosamente anche nelle strade di Vienna. Dal Marzo del 1938, dai giorni della forzata annessione alla Germania, l'Austria faceva parte del criminale Reich nazista.

Gli austriaci ne condivisero o ne subirono le colpe e la sorte, prima di essere liberati dagli Alleati e riconquistare la propria sovranità e indipendenza, benché condizionate alla "neutralità" sancita per loro a Yalta. Fu il generale Blagotatov ad effettuare la presa della capitale mentre le truppe tedesche del gruppo “Sud” ripiegavano. Le cronache di quei giorni ricordano a tutti che fu alle ore 14 del 13 aprile 1945 che le truppe sovietiche occuparono completamente Vienna.

Ed ora alla tv russa compare quella piazza Schwarzenberg, dove in cima all'alta colonna svetta la statua del soldato sovietico, stretto attorno alla sua bandiera vittoriosa. Alla base del monumento, è inciso il testo del decreto ? 334, firmato da Stalin il 13 aprile del 1945, giorno della Liberazione di Vienna. E' l'omaggio ai valorosi reparti del 2° e del 3° Fronte Ucraino e la cronaca delle loro gesta: 130.000 prigionieri tedeschi, 11 divisioni corazzate annientate, 1.345 carri e pezzi d'artiglieria, 2.250 mortai distrutti o sottratti al nemico. Ai lati, i nomi degli eroi. Attorno l'ampio colonnato, sul cui frontone sono incise le parole della gratitudine e della memoria: "Gloria eterna agli eroi dell'Armata Rossa, caduti in combattimento contro gli invasori nazifascisti, per la libertà e l'indipendenza dei popoli dell'Europa".

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