Ucraina, fallimento e “linee rosse”

di Mario Lombardo

Le dichiarazioni e le notizie circolate nei giorni scorsi sul possibile prossimo impiego di militari NATO o di singoli paesi membri nella guerra in Ucraina hanno prevedibilmente aggravato il clima già rovente delle relazioni tra Russia e Occidente. L’ennesimo avvertimento del Cremlino a evitare ulteriori escalation dello scontro non hanno in apparenza prodotto alcun frutto, ma i vertici del...
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Civil War

di Luciano Marchetti

In questo film non si capisce mai veramente cosa abbia condotto alla guerra civile e questo è il tratto distintivo più grande, ma anche il difetto maggiore del film del regista Alex Garland. Questa incomprensione, però, fa funzionare il film, perché ci permette di riempire i vuoti; grazie all'indeterminatezza sul perché gli Stati Uniti si siano divisi in tre fazioni guerreggianti, può supportare ogni ideologia e teoria. Inoltre, quella mancanza di dettagli aiuta a rendere questa malleabile storia, comprensibile, indipendentemente dalla familiarità con la politica americana: infatti, meno conosci il panorama politico attuale, più ha senso la Guerra Civile. Il problema è che il contrario è altrettanto vero: nel momento in cui...
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di Luca Mazzucato

NEW YORK. Trecento studenti universitari assiepati nell'auditorium, si aprono i microfoni per le domande, dopo tre ore c'è chi vuole discutere. Non capita spesso, in America, di vedere tanti ragazzi appena maggiorenni tutti insieme, assetati di politica e di partecipazione: solo Ralph Nader può fare il miracolo! Con la scusa di promuovere il suo libro dal titolo provocatorio “Only the super-rich can save us!” (“Solo i super-ricchi possono salvarci!”), Nader gira le università americane e risveglia in migliaia di studenti la passione civile, quella che lui chiama “lotta per la giustizia.”

Arriva all'Università di Stony Brook, nei sobborghi di New York City, e persino dopo tre ore di dibattito serrato, alle undici sera, i ragazzi non lo vogliono mollare, persino i poliziotti di guardia sembrano a tratti voler prendere il microfono per dialogare con lui.

Candidato per ben tre volte alle elezioni presidenziali con il Green Party, Ralph Nader è una leggenda vivente (imperdibile il docu-film sulla sua vita “An unreasonable man”, un uomo irragionevole). Dopo aver ingaggiato negli anni Sessanta, solo contro tutti, una battaglia contro le case automobilistiche, che portò all'introduzione delle cinture di sicurezza e degli airbag, Nader per cinquant'anni ha continuato la sua lotta senza quartiere in difesa del cittadino e del consumatore. Portando a casa risultati in numero superiore a quello di qualsiasi altro uomo politico americano. Quando nell'incontro con gli studenti Nader accenna alla sua battaglia in difesa del consumatore, il moto spontaneo della platea è di alzarsi in piedi e di applaudire per un minuto intero.

La sua passione civile è contagiosa, un fiume in piena. Alla fine del dibattito la gremita folla di studenti sfoggia dei sorrisoni ed è pronta ad andare a manifestare di fronte a Wall Street per chiedere indietro i soldi del bailout. Perché, come dice Nader, “metà della democrazia è farsi vedere! Non c'è niente che impaurisca di più il potere della vista di cittadini normali che scendono in piazza.”

La maggior parte degli studenti, una volta raggiunto il microfono, sfrutta l'occasione per far conoscere il loro piccolo gruppo di attivisti. Per ognuno dei mille gruppi della galassia progressista, Nader ha cinque minuti di consigli su cosa fare e come farlo. Fino a che uno studente non gli porge la domanda delle cento pistole: “Con tutti questi gruppi diversi, chi è animalista, chi è ambientalista, chi femminista, la sinistra è sempre divisa. Come possiamo fare per evitare che le nostre energie vengano disperse e schiacciate?”

Nader non ha dubbi: “Anche chi non l'ha ancora capito, siete tutti già riuniti sotto un'unica bandiera: la lotta contro le giganti corporations.” La sua preoccupazione più grande è infatti far capire ai ventenni americani nel 2011 che la loro situazione è decisamente più drammatica di quella dei loro padri e nonni negli anni Sessanta.

Il segreto per rovesciare il declino è “alzare la barra delle proprie aspettative,” spiega. “Quando vi chiedete come facessero i vostri genitori a mantenere un'intera famiglia con un solo salario dipendente, mentre ora lo stesso lavoro non è sufficiente nemmeno per una persona sola, non piegate la testa rassegnati: è un vostro diritto avere di più! Alzate le vostre aspettative! Con che coraggio guarderete in faccia i vostri figli nella miseria tra vent'anni e direte loro che no, voi non avete lottato, vi siete arresi?”

Un altro studente gli chiede come fare per uscire dal monopolio politico di un paese spaccato a metà tra i cloni Democratici e Repubblicani. Secondo Nader, la strada è lunga e si chiama terzo partito, “anche se i Democratici non sono terribili come i Repubblicani. Però la gente ogni quattro anni li vota e dà loro tutto il tempo per diventarlo.”

La ricetta è cominciare dai Consigli Comunali, dove non servono ingenti finanziamenti e l'appoggio della tv per essere eletti. Per “scardinare la dittatura bipolare,” bisogna prima essere saldamente ancorati a livello locale e poi costruire un gradino alla volta la scala che porta verso Washington. Prima cosa, aprire contraddizioni nel Partito Democratico. A quel punto, se i Democratici continuano a fare il gioco delle corporations, allora la minaccia di spostare tutti i voti su un nuovo candidato indipendente è credibile. “Certo,” risponde Nader ad un altro studente, “se avessimo il sistema proporzionale come in Germania, ogni voto conterebbe. Non è un caso che in Germania i Verdi siano determinanti nella vita politica e infatti i tedeschi sono i primi al mondo nelle energie rinnovabili.”

Cosa fare ora con le centrali nucleari, dopo il disastro giapponese? “A cosa servono i reattori nucleari?” chiede Nader agli studenti: “Servono a far bollire dell'acqua. Possibile che per bollire dell'acqua dobbiamo rischiare di contaminare tutto attorno a noi in un raggio di cinquanta miglia, per duecentomila anni?

La centrale di Indian Point, la più vecchia degli Stati Uniti, costruita quarant'anni fa, è a trenta miglia da New York City. Il raggio di evacuazione è di cinquanta miglia. Non ci avete mai pensato? Non esiste alcun piano di evacuazione. Se fossi in voi, sarei molto preoccupato. Perché Hillary Clinton ha detto che vuole chiudere la centrale, e lei non è certo una di quelle persone che di solito creano problemi alle corporations dell'energia...”

L'ultima domanda è ovvia: i politici democratici a tutti i livelli se ne fregano dei gruppi di attivisti di base, a loro interessano solo i denari delle grandi aziende. Come fare per avere un peso politico tale da essere determinanti? Nader ne sa una più del diavolo.

Secondo lui è facile. Basta creare un piccolo comitato che spiattelli su internet, Facebook, Twitter, vita morte e miracoli di tutti i politici eletti nella propria circoscrizione. Tutti i loro voti, tutti i loro incontri, pubblici e privati, tutti i loro finanziamenti, tutte le loro dichiarazioni. “A quel punto, invece di ignorarvi, verranno da voi con il cappello in mano. È così che create il vostro potere!”

 

 

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