Il pugno di ferro del Piano Ruanda

di redazione

Dopo due anni di ostruzionismo da parte della Camera dei Lord, il governo conservatore britannico ha alla fine incassato l’approvazione definitiva della legge che consente di deportare immigrati e richiedenti asilo in Ruanda. La “Safety of Rwanda (Asylum and Immigration) Bill” ha chiuso il suo percorso al parlamento di Londra poco dopo la mezzanotte di lunedì. Il provvedimento, introdotto...
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Zamora

di Sara Michelucci

Una commedia sagace che vede Neri Marcorè di nuovo alla regia con Zamora. Il trentenne Walter Vismara ama condurre una vita ordinata e senza sorprese: ragioniere nell'animo prima ancora che di professione, lavora come contabile in una fabbrichetta di Vigevano. Da un giorno all'altro la fabbrica chiude e il Vismara si ritrova suo malgrado catapultato in un'azienda avveniristica della vitale e operosa Milano, al servizio di un imprenditore moderno e brillante, il cavalier Tosetto. Andrebbe tutto bene se non fosse che costui ha il pallino del folber (il football, secondo un neologismo di Gianni Brera) e obbliga tutti i suoi dipendenti a sfide settimanali scapoli contro ammogliati. Walter, che considera il calcio uno sport demenziale, si...
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di Michele Paris

A poco più di due anni dal suo approdo alla Casa Bianca, il presidente Obama sta procedendo in questi giorni a un primo rimpasto dei vertici militari e dell’intelligence. Il trasferimento più significativo è quello che assegnerà la guida della CIA al generale David Petraeus, capo delle forze americane di occupazione in Afghanistan. Una nomina che sposterà al Pentagono l’attuale numero uno della principale agenzia spionistica statunitense, Leon Panetta, destinato a sostituire il Segretario alla Difesa uscente Robert Gates, scelto da George W. Bush per guidare l’apparato militare americano nel dicembre 2006.

La scelta di Petraeus come prossimo direttore della CIA la dice lunga sulla metamorfosi di Barack Obama da candidato alla presidenza a presidente degli Stati Uniti. Petraeus, già scelto da Obama lo scorso anno per sostituire Stanley McChrystal al comando delle forze armate in Afghanistan fu, infatti, il principale artefice dell’aumento di truppe in Iraq deciso da Bush nel 2007 - al quale Obama si era opposto - per cercare di invertire le sorti della guerra di occupazione in questo paese.

Nel suo successivo incarico a capo del Comando Centrale (CENTCOM) che comprende il Medio Oriente, l’Egitto e l’Asia Centrale, Petraeus si era distinto inoltre per l’impiego delle Forze Speciali in operazioni clandestine in paesi non in guerra con gli Stati Uniti come Yemen e Iran, ma anche Arabia Saudita e Giordania, per contrastare le presunte attività delle organizzazioni legate ad Al-Qaeda.

Il dispiegamento dei reparti speciali in queste operazioni - solitamente condotte dagli uomini della CIA - ha determinato il confondersi tra la sfera militare e quella dell’intelligence civile. Con l’arrivo del generale Petraeus a Langley, sarà dunque ancora più evidente il sovrapporsi tra i due ambiti, con il rischio di rafforzare un pericoloso sistema di potere militare e d’intelligence dai contorni non ben definiti, in grado di esercitare un’enorme influenza sulla politica estera americana al di fuori di qualsiasi controllo dell’autorità politica.

La strategia di Petraeus contro i cosiddetti “insorti” in Iraq è stata poi replicata in Afghanistan, traducendosi in un’escalation di violenza, spesso ai danni di civili innocenti, per mezzo degli attacchi con i droni e di raid notturni delle forze speciali che alimentano inevitabilmente l’odio delle popolazioni locali nei confronti degli occupanti americani. Sotto la sua guida è facile ipotizzare dunque un’ulteriore militarizzazione della CIA ed un ampliamento delle sue prerogative nelle zone nevralgiche del Medio Oriente e dell’Asia Centrale.

A mettere in guardia dalla militarizzazione dell’intelligence a stelle e strisce sono anche autorevoli voci di Washington, come Henry Crumpton, ex funzionario della stessa CIA e già membro dell’antiterrorismo americano al Dipartimento di Stato, in una recente intervista al New York Times,. Tanto più che l’attuale primo consigliere di Obama per l’intelligence, il direttore dell’Intelligence Nazionale, è anch’egli un ex generale dell’Aviazione, James Clapper, e che il prossimo vice di quest’ultimo sarà a sua volta un generale dell’esercito, Michael Flynn.

Questa evoluzione è d’altra parte una delle eredità più nefaste della guerra totale al terrorismo del post 11 settembre. Lo stesso direttore uscente della CIA, Panetta, pur provenendo dall’establishment politico democratico, in questi due anni ha dato un contributo non indifferente, nelle parole dello stesso Times,  a “trasformare l’agenzia spionistica in un’organizzazione paramilitare”.

L’autorità di Petraeus all’interno dell’agenzia sarà tuttavia da verificare, dal momento che lo spionaggio americano nutre da sempre una certa diffidenza nei confronti dei militari. Petraeus in ogni caso sembra essere da tempo in sintonia con la CIA. Il già citato ordine di utilizzare le forze speciali in operazioni d’intelligence in Yemen e altrove, pare essere stato impartito dietro consultazione con i vertici dell’agenzia. I suoi stretti rapporti con la CIA iniziarono peraltro già durante la guerra nei Balcani negli anni Novanta e si sono consolidati più recentemente in Iraq e Afghanistan.

Molto vicino alla cerchia dell’ex presidente Bush, David Petraeus gode in ogni caso della stima di gran parte dei congressisti repubblicani, così che la sua conferma da parte del Congresso al vertice della CIA appare scontato. La nomina di Petraeus potrebbe però accrescere le tensioni già alle stelle con il Pakistan, dal momento che i suoi rapporti con i vertici militari e spionistici di questo paese sono stati molto difficili negli ultimi anni.

Sul fronte del Pentagono, il dirottamento di Panetta è stato giudicato dai principali media americani come una scelta fatta da Obama per facilitare l’implementazione dei modesti tagli alla spesa militare che si prospettano nel prossimo futuro e che richiederanno complicate trattative con il Congresso. Il 72enne figlio d’immigrati calabresi è decisamente ben inserito negli ambienti del potere di Washington. Tra il 1994 e il 1997 Panetta è stato il Capo di Gabinetto del presidente Clinton, mentre in precedenza aveva ricoperto l’incarico di direttore del budget per la Casa Bianca.

Con un militare alla CIA, l’amministrazione Obama ha optato così per un politico puro al Dipartimento della Difesa, anche se, al contrario di Petraeus, nella sua veste di direttore della CIA Panetta ha in questi anni coltivato rapporti più cordiali con i vertici dell’intelligence pakistana. Proprio dagli sviluppi delle relazioni di Washington con Islamabad e alle sorti dell’avventura ormai quasi decennale in Afghanistan, che ad esse sono strettamente legate, nei prossimi mesi si misureranno in buona parte gli effetti del rimescolamento delle carte all’interno dello staff di Obama.

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