Russia, il trionfo di Putin

di Fabrizio Casari

Con una debordante vittoria elettorale di Vladimir Putin, si è conclusa la consultazione elettorale russa. Le operazioni di voto sono durate tre giorni, necessari per coprire il Paese più grande del mondo: un territorio immenso di oltre 17 milioni di chilometri quadrati, 11 fusi orari diversi e 112 milioni di elettori su 146 milioni di abitanti. Il dato che balza immediatamente all’attenzione...
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Ecuador e Argentina: stessa rotta?

di Juan J.Paz-y-Miño Cepeda

L'Argentina è un Paese che ha sempre occupato un posto di rilievo nella storiografia sull'America Latina. È uno Stato con processi di enorme importanza per comprendere il modo in cui il capitalismo si è sviluppato nella regione. Attualmente è al centro dell'attenzione mondiale, perché per la prima volta nella storia è salito alla presidenza un politico libertario anticapitalista, che ha iniziato a imporre le misure che ritiene necessarie per cambiare il corso del Paese e avviarlo verso l'utopia del regno della "libertà" economica. Gli effetti di tale percorso stanno esplodendo di settimana in settimana, tanto che il presidente Javier Milei sta giocando al paradiso dell'impresa privata - perché questo è il contesto storico - a...
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di Emanuela Pessina

BERLINO. La Germania riconosce la necessità di bloccare le ingiustizie del dittatore Muammar Gheddafi, ma non ha nessuna intenzione di partecipare alla guerra armata targata NATO contro il Colonnello. È quanto ha ribadito la Cancelliera Angela Merkel (CDU) durante il G8 di Deauville (Nord- Ovest della Francia),  suscitando questa volta un certo imbarazzo tra gli alleati. E ancora non è chiaro in che modo le forze occidentali schierate contro Tripoli, in particolare Stati Uniti, Francia e Inghilterra, siano pronte ad accettare il compromesso proposto da Berlino: da atteggiamento di estrema cautela quale si era annunciato, quello della Germania sembra ormai diventato una posizione vera e propria.

Perché, in effetti, a Deauville è successo qualcosa di curioso: Angela Merkel non ha partecipato a un incontro informale che prevedeva la discussione dei dettagli dell’attacco aereo in Libia. O meglio: nel momento in cui Barack Obama, Nikolas Sarkozy e David Cameron, insieme ai capi di governo di Italia e Canada, hanno introdotto l’analisi della strategia del conflitto in essere, a quel punto la Cancelliera avrebbe lasciato la riunione per partecipare a una conferenza stampa di importanza minore.

Una sorta di consiglio di guerra a cinque, quindi, che la Merkel stessa ha riconosciuto il giorno seguente come ufficiale ma riguardo cui ha eluso ogni ulteriore domanda. Il Governo tedesco ha giustificato la questione con parole vaghe: seppur invitata, la Cancelliera non ha preso parte al consiglio perché relativo a una guerra con cui la Germania non ha nulla a che spartire.

Risolute ma vaghe, le spiegazioni offerte dal Governo tedesco non hanno fugato i dubbi sulle ragioni dell’assenza della Merkel dal consiglio. E se la Cancelliera non fosse stata convocata al consiglio di guerra? Fatto sta che le forze occidentali promotrici dell’attacco militare in Libia si sono trovate a margine del G8, in questo mini-vertice a cinque, per discorrere concretamente della strategia d’impiego degli elicotteri da guerra francesi e britannici in Libia. E forse, per quest’occasione, i premier Cameron e Sarkozy hanno preferito tralasciare la Cancelliera tedesca e la sua idea di inasprimento delle sanzioni e del sostegno pacifico delle rivoluzioni in Nord Africa.

In realtà, Angela Merkel non ha fatto altro che ribadire un’astensione - quella di Berlino dalla guerra al dittatore libico - già annunciata a metà marzo dal suo ministro degli Esteri, Guido Westerwelle (FDP). Due mesi fa la Germania aveva dichiarato di non voler impiegare soldati tedeschi nell’operazione militare in Libia, pur appoggiando pienamente gli alleati contro il rais.

Allora la prudenza del Governo CDU- FDP era stata interpretata come una mossa di pacifismo costruito ad hoc per riguadagnare popolarità in vista degli appuntamenti elettorali che attendevano la Germania: quali siano state le motivazioni, ora ci si rende conto che Berlino è intenzionata a continuare il proprio cammino solitario.

Ma non è tutto. La Merkel ha espresso un parere contrario alla maggioranza degli alleati anche per quel che riguarda il ruolo della Russia nella crisi libica. Durante il G8 di Deauville, la Russia si è detta per la prima volta d’accordo con l’intervento delle forze occidentali contro Tripoli.

Gli Stati Uniti avevano richiesto fin dall’inizio un intervento di Medvedev a mediazione nei rapporti tra Occidente e Gheddafi, e ora il capo del Cremlino ha accettato il ruolo, ammettendo anche la necessità di porre fine alla violenza del regime di Gheddafi. La Merkel, da parte sua, ha badato a ricordare che la Russia non dovrebbe esporsi troppo in questo senso.

Forse il rischio che la Germania si isoli nel panorama delle forze occidentali proprio causa della crisi libica c’è, ma tale probabilità rimane comunque relativamente bassa. L’Europa ha bisogno della Germania per assicurarsi una via d’uscita dalla crisi dell’euro e per i sostegni economici da devolvere al Nord Africa del post- rivoluzione, tra cui ci sono in primis la Tunisia e l’Egitto, così come la Merkel ha bisogno dell’Europa per dare un respiro più ampio alla seppur forte economia del proprio Paese.

L’unica certezza è che una rapida risoluzione della crisi libica toglierebbe parecchio imbarazzo a tutti: contrari o d’accordo con l’intervento militare, probabilmente ciò che tutti si auspicano tutti capi di Stato è una conclusione veloce a una questione spinosa in cui è difficile distinguere giustizia e interessi.

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