Gaza, gli scogli della tregua

di Michele Paris

L’attitudine dei vertici di Hamas nei confronti dell’ultima proposta di tregua avanzata da Israele sembra essere improntata a un’estrema cautela. Il movimento di liberazione palestinese che controlla Gaza ha fatto sapere nelle scorse ore che restano ancora elementi ambigui nella bozza sottoposta con la mediazione egiziana, anche se le trattative sono tuttora in corso e il documento potrebbe...
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Ecuador: la "valanga" referendaria

di Juan J.Paz-y-Miño Cepeda

Il 21 aprile (2024), su iniziativa del governo di Daniel Noboa, presidente dell'Ecuador, si è svolta una consultazione e un referendum su 11 quesiti, tre dei quali riguardavano il ruolo delle forze armate nella lotta contro la delinquenza e la criminalità organizzata, a sostegno della polizia; altri tre sull'estradizione degli ecuadoriani, sull'aumento delle pene e sulla scontata esecuzione di pene piene per i condannati; altri tre sulle magistrature specializzate in materia costituzionale, sul reato di porto d'armi e sul fatto che lo Stato diventerà proprietario dei beni sequestrati di origine illecita. Le altre due erano sull'arbitrato internazionale e un'altra per consentire l'introduzione del lavoro a ore e a tempo determinato....
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di Michele Paris

Il Segretario alla Difesa statunitense, Leon Panetta, un paio di giorni fa ha lanciato un avvertimento al governo israeliano, mettendolo in guardia dal progressivo isolamento a cui è esposto nella regione mediorientale. Le dichiarazione del numero uno del Pentagono sono state rilasciate domenica ai giornalisti che lo accompagnavano a bordo di un aereo militare americano, diretto verso la prima destinazione di un tour che lo porterà a Tel Aviv, Il Cairo e Bruxelles. “È sufficientemente chiaro che in un momento così drammatico per il Medio Oriente, nel quale sono avvenuti parecchi cambiamenti, per Israele non è opportuno cadere in un progressivo isolamento, anche se ciò è quello che sta accadendo”, ha sostenuto Panetta.

L’ex direttore della CIA ha fatto riferimento alle relazioni sempre più complicate di Israele con gli ex alleati di ferro Turchia ed Egitto, così come agli effetti delle rivolte che stanno sconvolgendo il mondo arabo dall’inizio dell’anno. Oltre a questi fattori, l’isolamento israeliano è dovuto in buona parte anche al continuo stallo nei negoziati di pace con i palestinesi e al tentativo di questi ultimi di vedersi riconosciuta dall’ONU una propria entità statale. Un’iniziativa bocciata non solo da Tel Aviv ma anche dal governo americano, a fronte dell’ampio sostegno raccolto invece tra le popolazioni arabe.

I rapporti con la Turchia si sono incrinati notevolmente dopo l’assalto del maggio 2010 delle forze di sicurezza israeliane ad un convoglio navale di attivisti turchi diretto a Gaza, conclusosi con nove vittime. Le tensioni sono poi aumentate recentemente in seguito alle conclusioni dell’indagine condotta dall’ONU sui fatti e che, pur giustificando il blocco israeliano di Gaza, ha condannato duramente il blitz.

Per quanto riguarda l’Egitto, il governo militare succeduto a Hosni Mubarak si sta mostrando più ostile nei confronti di Israele, assecondando almeno parzialmente i sentimenti della maggior parte della popolazione. Egitto e Israele sono tuttora legati da un trattato firmato nel 1979 tra il presidente Sadat e il premier Begin, in seguito agli accordi di Camp David dell’anno precedente. Un trattato fondamentale per la sicurezza israeliana e che il futuro governo civile egiziano potrebbe però rimettere in discussione.

A complicare la situazione tra Egitto e Israele è stato poi il recente assalto all’ambasciata di Tel Aviv al Cairo, dove manifestanti anti-israeliani sono stati fermati solo dopo aver fatto irruzione nell’edificio e minacciato il personale diplomatico. L’intervento delle forze di sicurezza egiziane era avvenuto su richiesta dello stesso Panetta, sollecitato dal ministro della Difesa israeliano, Ehud Barak.

Dalle parole del capo del Pentagono, in ogni caso, traspare solo una velata critica nei confronti dell’alleato e delle politiche portate avanti dal suo governo. Per Panetta, infatti, sono in gran parte gli eventi della regione ad aver determinato un crescente isolamento di Israele, le cui gravi responsabilità sono ovviamente taciute. I suoi timori, inoltre, sono dettati dalla possibilità che il vento della primavera araba si propaghi anche nei territori palestinesi, alimentando ulteriore instabilità nella regione.

“Ci sono molti motivi di attrito in questo momento di grandi cambiamenti”, ha sostenuto il Segretario. “La cosa più importante per Israele e per i suoi vicini sarebbe provare a coltivare relazioni amichevoli, in modo che tra di loro, quanto meno, potrebbe esserci un dialogo invece di portare in piazza qualsiasi questione”.

Il messaggio lanciato da Panetta sembra rivelare inoltre una certa impazienza per l’atteggiamento di Tel Aviv sulla questione palestinese. L’amministrazione Obama, d’altra parte, ha dovuto investire parecchio del proprio capitale politico con l’annuncio del veto per bloccare la richiesta fatta al Consiglio di Sicurezza ONU da parte dell’Autorità Palestinese per il riconoscimento del nuovo stato.

In questo senso una risposta da parte del governo Netanyahu è giunta proprio domenica, con l’accettazione della proposta dei mediatori internazionali di far ripartire immediatamente i negoziati di pace, dopo che le autorità palestinesi avevano a loro volta espresso parere favorevole. La ripresa dei colloqui appare comunque ancora ben lontana, dal momento che non si vedono all’orizzonte ipotesi percorribili per risolvere questioni cruciali come la cessazione delle costruzioni nei territori occupati e il riconoscimento di Israele come “stato ebraico”.

Il richiamo di Panetta a Israele, infine, può essere indicativo dei malumori che circolano anche ai massimi livelli dell’amministrazione Obama nei confronti di un alleato le cui politiche appaiono sempre più dannose per l’immagine e gli interessi statunitensi. Con la campagna per la rielezione alle porte, tuttavia, come dimostra il suo intervento all’Assemblea Generale dell’ONU, il presidente democratico sembra essere tutt’altro che disposto a provocare la reazione delle potenti lobbies israeliane negli USA facendo ulteriori pressioni sul governo Netanyahu.

La prima sosta del tour di Panetta prevede proprio Israele e un faccia a faccia con il premier, prima di incontrare Mahmoud Abbas (Abu Mazen), ufficialmente per spingere le due parti a riprendere i negoziati di pace. Il Segretario alla Difesa americano farà poi tappa al Cairo, dove sarà ospite del capo della giunta militare al potere, Mohammed Hussein Tantawi, e successivamente a Bruxelles, presso il quartier generale della NATO.

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