Gaza, gli scogli della tregua

di Michele Paris

L’attitudine dei vertici di Hamas nei confronti dell’ultima proposta di tregua avanzata da Israele sembra essere improntata a un’estrema cautela. Il movimento di liberazione palestinese che controlla Gaza ha fatto sapere nelle scorse ore che restano ancora elementi ambigui nella bozza sottoposta con la mediazione egiziana, anche se le trattative sono tuttora in corso e il documento potrebbe...
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Ecuador: la "valanga" referendaria

di Juan J.Paz-y-Miño Cepeda

Il 21 aprile (2024), su iniziativa del governo di Daniel Noboa, presidente dell'Ecuador, si è svolta una consultazione e un referendum su 11 quesiti, tre dei quali riguardavano il ruolo delle forze armate nella lotta contro la delinquenza e la criminalità organizzata, a sostegno della polizia; altri tre sull'estradizione degli ecuadoriani, sull'aumento delle pene e sulla scontata esecuzione di pene piene per i condannati; altri tre sulle magistrature specializzate in materia costituzionale, sul reato di porto d'armi e sul fatto che lo Stato diventerà proprietario dei beni sequestrati di origine illecita. Le altre due erano sull'arbitrato internazionale e un'altra per consentire l'introduzione del lavoro a ore e a tempo determinato....
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di Michele Paris

Nessuna sorpresa nelle elezioni presidenziali di domenica in Argentina. Il presidente uscente, la 58enne Cristina Fernández de Kirchner, ha infatti conquistato un’agevole vittoria che le permetterà di inaugurare un secondo mandato il prossimo mese di dicembre. Una crescita economica impetuosa, una coraggiosa politica d’inclusione sociale e un’opposizione debole e divisa hanno permesso alla vedova dell’ex presidente, Nestor Kirchner, di ottenere il consenso più alto da quando l’Argentina è tornata alla democrazia nel 1983.

Secondo i dati quasi definitivi, Cristina Fernández ha raccolto quasi il 54 per cento dei voti espressi, staccando il suo più immediato inseguitore di qualcosa come 37 punti percentuali. Il governatore socialista della provincia di Santa Fe, Hermes Binner, si è infatti fermato al 17 per cento. Il risultato ha permesso alla “Presidenta” di chiudere la partita già al primo turno. Secondo la legge elettorale argentina, il vincitore può evitare il ballottaggio se supera la soglia del 45 per cento oppure ottiene almeno il 40 per cento con un margine superiore al 10 per cento sul secondo classificato.

Ancora peggiori sono stati i risultati per gli altri contendenti. Al terzo posto é giunto il senatore Ricardo Alfonsín, figlio dell’ex presidente argentino Raul e candidato per l’Unione Civica Radicale di centro. Più indietro sono giunti il governatore della provincia di San Luis, Rodríguez Saa, e l’ex presidente ad interim (2002-2003) Eduardo Duhalde, entrambi esponenti di fazioni di centro-destra del Partito Peronista. Poco più di una manciata di voti hanno raccolto infine Carlos Altamira ed Elisa Carrió della Coalizione Civica di centro, piazzatasi al secondo posto nelle presidenziali del 2007 con il 23 per cento dei consensi.

La coalizione della Presidenta (Frente Para la Victoria, FPV) ha anche allargato la propria delegazione in Parlamento - domenica erano in palio 130 seggi nella camera bassa e 24 al Senato - dove ha riconquistato la maggioranza che aveva perso nel 2009. Allo stesso modo, la maggior parte dei nove posti di governatore in palio dovrebbero andare al suo Partito Justicialista peronista (PJ).

Nel discorso seguito all’annuncio del trionfo, Cristina Fernández ha ringraziato soprattutto gli elettori più giovani ed ha lanciato un appello all’unità del paese. La Presidenta ha poi sottolineato come sia diventata la prima donna in America Latina ad essere stata rieletta per un secondo mandato alla guida del proprio paese, mentre ha ricordato in maniera commossa il marito e predecessore, scomparso nell’ottobre dello scorso anno in seguito ad un attacco cardiaco.

Proprio sulle orme di Nestor Kirchner, Cristina Fernández ha costruito il proprio successo politico. Grazie ad un modello che ad un’economia allo sbando dopo la bancarotta del 2001 ha combinato lo stimolo con generosi programmi sociali, la coppia presidenziale ha guidato un paese che ha fatto segnare, secondo gli stessi dati del FMI, una crescita del PIL del 94 per cento nell’ultimo decennio. Tutto questo restringendo drasticamente la forbice tra i redditi più alti e quelli più bassi e abbattendo i livelli di povertà.

Solo un paio di anni fa, il gradimento nel paese per Cristina Fernández era in realtà crollato, soprattutto in seguito agli effetti di un durissimo scontro con l’agrobusiness locale attorno all’innalzamento di una tassa sulle esportazioni. Da allora, tuttavia, le sue capacità politiche e il boom economico - a cui va aggiunta l’ondata di simpatia suscitata dalla morte del marito - le hanno permesso di recuperare rapidamente terreno di fronte ad un’opposizione priva di valide alternative.

Il sistema Argentina ha beneficiato enormemente dell’interventismo statale nel settore economico, inaugurato da Nestor Kirchner e proseguito dalla moglie. A due anni dal default sul proprio debito, nel 2003 l’allora presidente decise di svincolarsi dal ricatto della ricetta neoliberista del FMI per farne pagare le conseguenze agli investitori piuttosto che ai cittadini comuni. Vennero così respinte le misure di austerity a favore di iniziative di stimolo finanziate con le riserve della banca centrale. La svalutazione del peso, che uscì così dalla follia monetarista di Domingo Cavallo e Menem che lo avevano quotato 1 a 1 con il dollaro, servì inoltre a ridare competitività all’economia argentina che cominciò ben presto a dare segnali di ripresa.

Nel 2010 il PIL argentino ha fatto segnare una crescita del 9,2 per cento. Nel 2011 la crescita sarà invece dell’8 per cento, cioè superiore a qualsiasi altro paese latinoamericano, mentre i livelli di disoccupazione sono ai minimi storici. Questo andamento ha causato tuttavia un livello piuttosto elevato dell’inflazione - oltre il 20 per cento per il FMI e alcuni analisti privati, intorno al 10 per cento secondo i dati del governo - anche se gli effetti sono stati contenuti dall’adeguamento degli stipendi.

A trascinare l’economia argentina sono state le esportazioni e i prezzi sostenuti delle materie prime e dei prodotti agricoli (grano), destinati in gran parte a paesi emergenti come Cina e Brasile. Il rallentamento dell’economia globale potrebbe perciò frenare a breve la crescita del paese, tanto che le previsioni indicano un aumento del PIL per il 2012 “limitato” al 4,6 per cento. La frenata dell’economia, assieme all’inflazione e alla capacità di mantenere una rete di servizi sociali notevolmente rafforzata in questi ultimi anni, rappresenteranno perciò le sfide più difficili per Cristina Fernández nel corso del suo secondo mandato alla guida del paese.

Su questi punti avevano cercato di conquistare consensi i candidati dell’opposizione, la quale puntava il dito contro la Presidenta anche per la presunta mano pesante usata nei confronti delle voci critiche verso il suo governo e per aver manipolato i dati macroeconomici, così da mascherare l’andamento reale dell’economia.

Le critiche non hanno evidentemente scalfito la popolarità di Cristina Fernández, la quale anzi ha saputo espandere la propria base elettorale - costituita principalmente dai lavoratori e dai ceti più disagiati - raccogliendo consensi tra i giovani e una classe media che, come ha scritto il Financial Times alla vigilia del voto, “condivide il suo messaggio basato sulla redistribuzione della ricchezza e sull’inclusione sociale”.

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