Ucraina, l’illusione delle armi

di Michele Paris

L’approvazione di una nuova all’apparenza consistente tranche di aiuti americani da destinare all’Ucraina è stata per mesi invocata come la soluzione alla crisi irreversibile delle forze armate e del regime di Kiev di fronte all’avanzata russa. Il via libera della Camera dei Rappresentanti di Washington nel fine settimana ha perciò scatenato un’ondata di entusiasmo negli Stati Uniti e...
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Euskadi, un pareggio vittorioso

di Massimo Angelilli

Domenica 21 aprile, nel Paese Basco, circa un milione e ottocentomila persone erano chiamate alle urne per rinnovare il Parlamento. All’appello ha risposto il 62,5%, suddiviso tra le tre province di Bizcaya, Guipúzcoa e Álava. Una percentuale alta, se paragonata con l’ultimo appuntamento elettorale, quello del 2020 drammaticamente contrassegnato dalla pandemia. Molto più bassa invece, rispetto all’auge dell’80% raggiunto nel 1980, anno delle prime consultazioni dopo la transizione democratica. Nel sistema spagnolo, le elezioni regionali rappresentano un test estremamente significativo, al di là della influenza che potrebbero avere nella politica nazionale. È questa una lettura “classica” che, più o meno, si applica in...
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di Michele Paris

Il giorno del Primo Maggio, in concomitanza con una serie di manifestazioni di protesta in varie città americane, le autorità federali hanno incriminato formalmente cinque presunti anarchici accusati di aver pianificato un attentato terroristico nella città di Cleveland, nell’Ohio. Il caso giudiziario è però solo il risultato dell’ennesima operazione montata interamente dall’FBI che, con metodi ormai consolidati, ha incastrato un gruppo di giovani disturbati i quali, da soli, con ogni probabilità non avrebbero mai rappresentato alcuna minaccia per la sicurezza del paese.

L’operazione orchestrata dagli agenti federali statunitensi ruota attorno alla figura di un informatore sotto copertura, assoldato dall’FBI fin dal luglio 2011 e infiltrato tra i dimostranti del gruppo di protesta Occupy Cleveland lo scorso autunno per indagare su potenziali attività criminali da parte di membri anarchici.

I cinque giovani presi nella rete dell’FBI hanno un’età tra i 20 e i 35 anni e, secondo quanto riportato dai media locali, alcuni di loro soffrono di disturbi mentali. Da quanto si evince dalla dichiarazione giurata dell’ufficio dell’FBI di Cleveland, l’anonimo informatore ha invece vari crimini alle spalle e alcune condanne per possesso di cocaina, rapina ed emissione di assegni a vuoto. Il compenso passatogli dai federali per i suoi servizi nell’operazione ammonterebbe a 5.750 dollari, più altri 550 dollari come rimborso delle spese sostenute.

Come è frequentemente accaduto nel recente passato e da quanto emerge dalle carte ufficiali, l’FBI continua dunque a fare affidamento su informatori con un profilo simile, i quali per evitare condanne dure e in cambio di soldi accettano di partecipare a questo genere di operazioni che si basano sull’invenzione di gravi crimini che, diversamente, mai vedrebbero la luce.

I cinque arrestati compariranno davanti ad un tribunale federale lunedì prossimo per far fronte ad accuse di cospirazione e tentativo di far esplodere una struttura di proprietà pubblica. Nel corso del procedimento, un ruolo chiave verrà giocato proprio dall’informatore dell’FBI, il cui comportamento fin troppo zelante è già stato messo in discussione dai legali della difesa.

In ogni caso, gli imputati rischiano fino a 25 anni di carcere, nonostante i documenti ufficiali evidenzino come le conversazioni avvenute tra di essi e l’informatore infiltrato durante i primi contatti abbiano comportato più che altro semplici scambi di battute sulla possibilità di far esplodere ordigni rudimentali contro edifici della città dell’Ohio, così da “mandare un messaggio alle corporation e al governo degli Stati Uniti”.

Queste ipotesi articolate dai cinque giovani sono state utilizzate dall’informatore sotto copertura per convincerli ad acquistare ed utilizzare materiale esplosivo che egli stesso sarebbe stato in grado di procurare. L’uomo dell’FBI avrebbe anche indicato il bersaglio da colpire, un ponte situato nel Cuyahoga Valley National Park, a sud di Cleveland. A questo scopo avrebbe accompagnato i cinque con la propria auto presso il ponte per un sopralluogo, facendo loro credere di avere un contatto affidabile per il reperimento dell’esplosivo necessario.

L’informatore ha inoltre fatto pressioni sui cinque accusati per accelerare i tempi e mettere in atto l’attentato al più presto, anche se uno di loro avrebbe in un’occasione affermato che le loro discussioni sull’uso di materiale esplosivo non comportavano nulla di certo e il gruppo ancora non sapeva come muoversi.

Alla fine, i presunti cospiratori hanno acquistato l’esplosivo da un agente FBI sotto copertura assieme ai dispositivi per la detonazione. I cinque avrebbero così tentato senza successo di far saltare il ponte e lunedì sera sono stati arrestati a bordo di un auto vicino al luogo prescelto per l’attentato.

Nelle trascrizioni delle conversazioni registrate dall’informatore emerge chiaramente come sia stato quest’ultimo il vero promotore della finta cospirazione, mentre i cinque malcapitati non avrebbero avuto la volontà né la capacità di organizzare un simile attentato. Oltretutto, la sicurezza degli abitanti di Cleveland non è mai stata in pericolo, dal momento che l’FBI ha avuto il controllo della vicenda durante l’intera operazione.

Il messaggio intimidatorio inviato con l’arresto dei cinque giovani da parte dell’FBI ai gruppi di protesta è stato recepito immediatamente. Infatti, i leader di Occupy Cleveland, oltre a prendere le distanze dagli imputati, hanno revocato la manifestazione prevista in città per il Primo Maggio.

Questo genere di operazioni condotte dall’FBI negli Stati Uniti in questi anni hanno quasi sempre ruotato attorno a cittadini musulmani, spesso con seri problemi alle spalle, coinvolti in attentati terroristici del tutto immaginari.

Così come i musulmani sono stati presi di mira non per comportamenti criminali, bensì esclusivamente per la loro fede religiosa, ora il governo americano sembra aver inaugurato una nuova campagna per colpire il dissenso interno.

Mentre nel caso di potenziali quanto improbabili criminali islamisti la messa in atto di simili operazioni serve ad alimentare nella popolazione americana la paura di possibili atti terroristici e, di conseguenza, giustificare le aberrazioni della “guerra al terrore”, il recente caso degli anarchici di Cleveland mostra chiaramente come Washington intenda ora utilizzarle contro le voci critiche delle politiche governative, suscitando infondati timori per una fantomatica rete eversiva interna.

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