Trump, intrigo a New York

di Mario Lombardo

Si è aperto questa settimana a New York il primo dei quattro processi in cui l’ex presidente repubblicano Donald Trump è coinvolto negli Stati Uniti. Il caso è quello collegato al pagamento alla vigilia delle elezioni del 2016 di una cifra superiore ai 130 mila dollari alla pornostar Stormy Daniels (Stephanie Gregory Clifford) per ottenere il suo silenzio sulla relazione extraconiugale che...
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Nicaragua, il dovere del Diritto

di Fabrizio Casari

Le recenti iniziative del Nicaragua nello scenario internazionale hanno scosso potenti e impotenti dal torpore dell’ovvio. La difesa coerente del Diritto Internazionale ha previsto, insieme all’atto d’accusa contro i suoi violatori, azioni di risposta che, dignitosamente, non hanno tenuto conto di dimensioni, peso, incidenza e alleanze, bensì tra ciò che è giusto e ciò che non lo è.
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di Michele Paris

Solo poche ore dopo le rassicurazioni pubbliche del presidente Obama circa il rispetto da parte del governo americano delle norme sulla privacy e delle libertà civili, nel fine settimana tre giornali negli Stati Uniti e in Europa hanno pubblicato una serie di nuovi documenti riservati dell’NSA che hanno contribuito ulteriormente a chiarire la pervasività e le ragioni dei programmi di sorveglianza in tutto il pianeta.

L’inquilino della Casa Bianca si è impegnato nell’ennesimo tentativo di nascondere la realtà mostrata dalle rivelazioni di Edward Snowden, cercando di dare rassicurazioni sulla legittimità delle operazioni dell’NSA e di motivarle ancora una volta con la necessità di proteggere gli americani da un nuovo 11 settembre.

Quest’ultima pretesa era stata clamorosamente smentita nei giorni scorsi dalla sentenza di un giudice federale del District of Columbia che, dopo avere bollato come incostituzionali i programmi di sorveglianza telefonica dell’NSA, aveva spiegato che il governo non ha mai presentato alcuna prova della loro efficacia nel prevenire un solo attentato terroristico.

Non solo, la stessa commissione speciale nominata dal presidente per raccomandare una serie di proposte di “riforma” dell’NSA, nel presentare le proprie conclusioni qualche giorno fa ha sostenuto eufemisticamente che le informazioni raccolte su centinaia di milioni di persone negli USA e all’estero non sono risultate “essenziali per prevenire attacchi”. Nel corso della conferenza stampa di venerdì, infine, anche Obama non è stato in grado di citare un solo attentato sventato grazie alle intercettazioni di massa.

A confermare che l’apparato spionistico, costruito dal governo degli Stati Uniti e dai suoi principali alleati per controllare le popolazioni di tutto il mondo, non ha dunque praticamente nulla a che vedere con la lotta al terrorismo ha contribuito la pubblicazione nella serata di venerdì di nuovi documenti forniti da Snowden sul New York Times, il britannico Guardian e il tedesco Der Spiegel.

In essi viene descritto come l’NSA e la sua corrispondente britannica GCHQ (General Communications Headquarters) abbiano tenuto sotto controllo tra il 2008 e il 2011 non solo una serie di personalità politiche di paesi spesso alleati - come era emerso in precedenza per Angela Merkel e la presidente brasiliana Dijlma Rousseff - e organizzazioni umanitarie ma anche e soprattutto i vertici di grandi aziende straniere.

Oltre all’ufficio dell’ex premier israeliano, Ehud Olmert, e dell’ex ministro della Difesa di Tel Aviv, Ehud Barak, tra gli obiettivi dell’intelligence statunitense c’è stato l’ex ministro socialista spagnolo Joaquín Almunia, il quale nel ruolo di commissario europero per la concorrenza è stato protagonista di procedimenti anti-trust ai danni di importanti corporations americane, come Microsoft, Intel e Google.

Nel settore privato, alle precedenti rivelazioni relative alle intercettazioni ai danni del colosso petrolifero pubblico brasiliano Petrobras se ne sono aggiunte ora altre che riguardano le francesi Total e Thales. Quest’ultima è una compagnia parzialmente pubblica che fornisce sistemi elettronici, aerospaziali e militari a molti governi in tutto il mondo.

A fronte di queste rivelazioni, l’NSA ha nuovamente smentito l’evidenza, negando che l’agenzia di Fort Meade, nel Maryland, sia impegnata in operazioni di spionaggio industriale “a favore di compagnie americane per migliorare la loro competitività internazionale”.

Allo stesso tempo, però, una portavoce della stessa agenzia ha indirettamente ammesso proprio quanto aveva negato poco prima, affermando che “lo sforzo dell’intelligence per comprendere le politiche e i sistemi economici, così come per monitorare attività economiche anomale, risulta cruciale per garantire alla politica le informazioni necessarie per prendere decisioni nell’interesse della nostra sicurezza nazionale”.

In altre parole, l’NSA non è altro che lo strumento della partnership tra la politica di Washington e le grandi corporation americane per promuovere gli interessi e i profitti di queste ultime su scala planetaria. Nei mesi scorsi, d’altra parte, alcune rivelazioni di Snowden avevano confermato come le principali compagnie di telecomunicazioni e di servizi internet negli USA avessero collaborato senza troppi scrupoli, se non per la propria immagine pubblica, con la stessa NSA.

Questi ultimi documenti sembrano dunque chiudere il cerchio, contribuendo a delineare un sistema sempre più autoritario e anti-democratico, basato sugli interessi dell’oligarchia economica e finanziaria d’oltreoceano che, per tenere sotto controllo qualsiasi forma di opposizione interna ed esterna, ha bisogno di sorvegliare virtualmente tutta la popolazione del pianeta.

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a cura di:
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