Mamdani, un “socialista” a New York

di Mario Lombardo

La vittoria a sorpresa di Zohran Mamdani nelle primarie del Partito Democratico per le elezioni del prossimo novembre alla carica di sindaco di New York ha mandato letteralmente in fibrillazione l’establishment politico americano sia a destra sia a (centro-)sinistra. Il 33enne di fede musulmana e nato in Uganda da genitori di origine indiana – la madre è la nota regista Mira Nair – ha...
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USA: migranti, destinazione inferno

di Mario Lombardo

La Corte Suprema degli Stati Uniti ha confezionato questa settimana un altro regalo per l’amministrazione Trump nell’implementazione del programma ultra-reazionario diretto contro gli immigrati. I sei giudici di estrema destra che ne compongono la maggioranza hanno infatti annullato l’ingiunzione di un tribunale federale che aveva congelato le espulsioni forzate di migranti condannati per qualche reato verso paesi “terzi”, cioè con cui non hanno nessun legame, anche se in stato di guerra o in condizioni di estrema precarietà economica e sociale. La causa era stata intentata da organizzazioni a difesa dei diritti civili per conto di otto immigrati residenti negli USA, sei dei quali originari di vari paesi dell’America...
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di Mario Lombardo

La commissione del Parlamento europeo per le Libertà Civili (LIBE) ha approvato questa settimana un rapporto sulle attività illegali di sorveglianza dell’Agenzia per la Sicurezza Nazionale americana (NSA), respingendo però contemporaneamente alcuni fondamentali emendamenti legati alla sorte di Edward Snowden. Il rapporto di 60 pagine, preparato dal laburista britannico Claude Moraes e che verrà sottoposto all’attenzione dell’aula il prossimo mese di marzo, ha ottenuto l’approvazione di 33 membri della commissione, mentre 7 hanno espresso parere contrario e 17 sono stati gli astenuti.

Il voto, pur condannando le attività dell’NSA e della sua corrispondente britannica (GCHQ), si è sostanzialmente risolto in un atto di servilismo nei confronti di Washington, rivelando allo stesso tempo la reale attitudine di buona parte della classe dirigente europea verso metodi degni di uno stato di polizia.

In particolare, la commissione ha respinto un emendamento presentato dal gruppo dei Verdi che intendeva chiedere ai paesi membri dell’UE di lasciar cadere eventuali accuse nei confronti di Snowden e di offrire all’ex contractor dell’NSA “protezione contro incriminazioni, estradizione o rendition da parte di paesi terzi”, riconoscendogli inoltre lo status di “whistleblower” (chi cioè, dall’interno di un’agenzia o ufficio governativo, assiste a crimini o malefatte e le rivela al pubblico) e “difensore internazionale dei diritti umani”.

Altre questioni cruciali per i diritti civili che la commissione dovrebbe teoricamente difendere sono state poi vergognosamente lasciate cadere, come l’invito da rivolgere a Washington per concedere un’amnistia a Snowden, cancellando le assurde accuse sollevate formalmente nei suoi confronti di avere violato l’Espionage Act del 1917. Dello stesso nome di Edward Snowden, infine, non è rimasta traccia in tutto il documento finale.

Il portavoce dei Verdi al Parlamento europeo, Jan Philipp Albrecht, ha duramente condannato l’approvazione del rapporto senza gli emendamenti relativi a Snowden, dal momento che soltanto grazie a quest’ultimo i cittadini dell’Europa e del resto del mondo hanno conosciuto il livello di criminalità del governo americano al centro dell’indagine contenuta nel rapporto della commissione per le Libertà Civili.

“Le coraggiose rivelazioni di Edward Snowden - ha affermato il politico tedesco - hanno fornito le basi per questa indagine e il mancato riconoscimento di questo vitale contributo… rappresenta una dimostrazione di vigliaccheria, che si spiega con il desiderio di non offendere gli Stati Uniti”.

I gruppi degli altri partiti di sinistra al Parlamento europeo hanno invece applaudito l’approvazione del rapporto, mettendo comunque in evidenza le mancanze. Una rappresentante del partito tedesco Die Linke ha ad esempio ammesso che “è mancata una reale discussione sull’abuso delle leggi anti-terrorismo e sull’offerta di asilo a Snowden”, così come nessuno ha chiesto la sospensione dei negoziati sul trattato di libero scambio USA-UE né “la revisione dell’intera politica relativa alla sicurezza”.

I voti necessari alla bocciatura degli emendamenti più importanti sono stati assicurati non solo dagli eurodeputati dei partiti conservatori e di centro-destra, ma anche da quelli social democratici.

L’alternativa proposta da questi ultimi e approvata è stata invece una fiacca quanto generica promessa di procedere con “la valutazione della possibilità di garantire protezione internazionale da qualsiasi incriminazione agli whistleblowers”. Nel rapporto viene suggerita inoltre la sospensione dell’accordo sullo SWIFT tra UE e Stati Uniti - grazie al quale Washington ottiene informazioni sui movimenti bancari teoricamente per ragioni di lotta al terrorismo - e di quello denominato “Safe Harbor”, che permette alle compagnie americane di auto-certificare il loro rispetto delle norme europee sulla privacy.

Il voto sul rapporto si è innestato poi sulla discussione in corso riguardante la possibile testimonianza di Snowden proprio di fronte al LIBE tra qualche settimana. Tramite i suoi legali, Snowden ha fatto sapere di essere disponibile ad apparire in video-conferenza ma non di persona se non dopo l’approvazione di misure volte a garantire la sua sicurezza. Contro l’ex contractor della NSA sono giunte infatti nei giorni scorsi aperte minacce di morte da parte di membri dell’apparato della sicurezza nazionale americana.

Contro la testimonianza di Snowden si sono però già espressi chiaramente i gruppi conservatori al Parlamento europeo, mentre lo stesso governo di Washington, come ha fatto per indebolire il rapporto sulle attività della NSA, continua a esercitare forti pressioni perché la questione venga lasciata cadere.

Il comportamento della commissione, in ogni caso, non è stato determinato solo dalle pressioni e dalle minacce degli Stati Uniti - evidenti dai toni aggressivi di alcuni membri del Congresso di Washington in visita al Parlamento europeo lo scorso Dicembre - ma anche e soprattutto dall’intenzione della maggioranza dei suoi membri di utilizzare il rapporto sull’NSA come un’operazione di facciata per dare una qualche risposta alla diffusa ostilità popolare verso i metodi di sorveglianza impiegati dal governo americano.

La decisione di dare uno schiaffo a Snowden e di non riconoscere il suo eroico comportamento è in definitiva tutta europea, cioè di una classe dirigente che, con pochissime eccezioni, condivide largamente il ricorso ai metodi illegali della NSA e del GCHQ britannico, poiché a Berlino, Parigi o Roma non si hanno meno scrupoli che a Washington o a Londra nel calpestare i diritti democratici più fondamentali per difendere gli interessi di una ristretta élite.

Non a caso d’altra parte, come è stato messo in luce sia dalle rivelazioni di Snowden che da svariate testimonianze di “insider” da questa e dall’altra parte dell’oceano nei mesi scorsi, nella gran parte dei casi i programmi illegali di intercettazione della NSA sono stati messi in atto sul territorio europeo con la piena e volenterosa collaborazione delle agenzie di intelligence e dei governi nazionali.

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