Iran, obiettivo BRICS

di Fabrizio Casari

Donald Trump ha scaricato la consueta dose di minacce, promesse ed avvertenze all’indirizzo dell’Iran e dei suoi amici. Agli ayatollah ha chiesto una “resa incondizionata”, nemmeno fosse immerso in un film di cappa e spade. Ovviamente da Teheran rifiutano l’inginocchiatoio del suprematismo occidentale e fanno presente come il tentativo di regime-change in corso non sarà né indolore...
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Iran, la tentazione dell’Occidente

di Mario Lombardo

L’immediata presa di posizione a favore di Israele da parte delle prime tre “potenze” europee (Francia, Germania, Regno Unito) e dei membri del G-7 con dichiarazioni di stampo orwelliano, se non appare per nulla una sorpresa, rivela nel modo più chiaro come la favola delle armi nucleari iraniane da sventare ad ogni costo sia un pretesto macroscopico che nasconde altri fini. Andando ben oltre il ridicolo, anche il presidente americano Trump continua a ripetere meccanicamente, sulla scia del suo partner nel crimine Netanyahu, che l’Iran non può in nessun modo possedere ordigni atomici. Una pretesa curiosa, quella dell’inquilino della Casa Bianca, visto che Teheran, come devono avergli spiegato i suoi stessi servizi di...
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Barzan al-Tikriti ricopriva anche la funzione di banchiere di Saddam, a lui erano affidate le realzioni con le banche occidentali. Personaggio temuto, sul quale sono fiorite diverse leggende, come quella che vuole che avesse una macina nella quale infilava le carni dei torturati; dalle testimonianze emerge che presenziasse personalmente alle torture, così come testimoni hanno riferito che all’indomani del fallito attentato a Saddam si sia presentato a Dujail in jeans e stivali rossi e, armato di un fucile di precisione, abbia sparato a caso su chiunque abbia avuto la sventura di trovarsi in vista. Dopo aver lasciato la guida dei servizi segreti è stato ambasciatore all’ONU nella sede di Ginevra dal 1988 al 1987, periodo durante il quale ha curato anche i rapporti con le banche del paese elvetico, dove hanno studiato i suoi sei figli..

Le due esecuzioni erano state rimandate a seguito del clamore suscitato dal grottesco spettacolo di quella di Saddam Hussein e pareva dovessero avere luogo in un futuro più remoto, ma il governo americano e quello iracheno, evidentemente, non avevano nessuna intenzione dilatoria.

Secondo gli Stati Uniti, il governo iracheno “ ha applicato la legge vigente nel paese”, anche se un portavoce americano aveva dichiarato domenica che l’esecuzione dei due era sospesa fino a quando il governo iracheno non avesse presentato una dettagliata procedura per evitare il ripetersi dello spettacolo offerto durante l’esecuzione di Saddam: i primi commenti che giungono dall’estero ricalcano quelli espressi in occasione dell’impiccagione di Saddam; compresa la condanna della pena di morte subito ribadita, in particolare in ambito europeo.

Il governo iracheno sembra aver tenuto conto del disastro provocato con la caotica esecuzione di Saddam, l’esecuzione è avvenuta all’alba e finora non sono state rilasciate immagini. L’operazione non è comunque stata priva di errori, visto che proprio a Barzan al-Tikriti è toccato in sorte di finire decapitato per un errore del boia. Errore nella misura della corda, che non deve essere troppo corta da impedire la frattura del collo, ma neanche troppo lunga da provocare la decapitazione del condannato; sorte toccata ad al-Tikriti.
In proposito un portavoce del governo ha affermato che il distacco della testa del condannato è stato “un atto di Dio”, indicando quindi una responsabilità divina e negando che l’evento sia imputabile a qualche errore nel corso dell’esecuzione.

Al di là dell’imperfetta esecuzione tecnica, la decapitazione di al-Tikriti va a urtare le regole stabilite dalla religione musulmana che presiedono al rispetto del corpo umano e non mancherà di suscitare polemiche e provocare rabbia tra i fedeli del deposto regime. Da quanto si è saputo al-Tikriti verrà seppellito accanto ai due figli del defunto dittatore, Uday e Qusay; nel cimitero di Awja, dove riposa lo stesso dittatore; le famiglie dei condannati hanno saputo della loro impiccagione a morte avvenuta.

I due dovevano essere impiccati insieme a Saddam Hussein, ma la concitazione di quel giorno ed il disastro combinato durante l’esecuzione del rais consigliarono di rimandare le loro esecuzioni, anche se erano già stati condotti al patibolo insieme al condannato più importante. Da allora, seguendo il filo delle feroci polemiche seguite, pareva che la loro esecuzione dovesse essere rimandata per un tempo più lungo, se non addirittura che ci fosse uno spiragli per la commutazione della pena in seguito alla riprovazione mondiale e alle proteste dei paesi contrari alla pena di morte.

Barzan al-Tikriti ricopriva anche la funzione di banchiere di Saddam, a lui erano affidate le realzioni con le banche occidentali. Personaggio temuto, sul quale sono fiorite diverse leggende, come quella che vuole che avesse una macina nella quale infilava le carni dei torturati; dalle testimonianze emerge che presenziasse personalmente alle torture, così com etestimoni hanno riferito che all’indomani del fallito attentato a Saddam si sia presentato a Dujail in jeans e stivali rossi e, armato di un fucile di precisione, abbia sparato a caso su chiunque abbia avuto la sventura di trovarsi in vista. Dopo aver lasciato la guida dei servizi segreti è stato ambasciatore all’ONU nella sede di Ginevra dal 1988 al 1987, periodo durante il quale ha curato anche i rapporti con le banche del paese elvetico e dove ha fatto studiare i suoi sei figli.

Non resta da sperare che, almeno questa volta, sia risparmiato al mondo il triste spettacolo della testa dell’impiccato scagliata in aria dalla corda dopo essere stata strappata dal corpo e il relativo fiotto di sangue. Vista la precedente esperienza si può sperare che nessun telefonino pirata abbia ripreso la scena e che le immagini girate dalla telecamera ufficiale non vengano mai diffuse.




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