La finta scoperta della Palestina

di Fabrizio Casari

Prima Parigi, poi Londra, quindi Toronto, forse Berlino. Sembrano essersi tutti convinti i governi europei e il canadese, di dover riconoscere la Palestina come Stato. Dunque con un procedimento formale, che include l’ufficializzazione delle relazioni diplomatiche bilaterali con tutto ciò che organizzativamente comporta, a cominciare dall’apertura dei rispettivi uffici diplomatici...
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Breve storia di una famiglia

di Luciano Marchetti

Con Breve storia di una famiglia, il regista cinese Lin Jianjie firma un esordio sorprendente, presentato in anteprima mondiale al Sundance Film Festival 2024. Il film, a metà tra dramma familiare e thriller psicologico, esplora con sguardo lucido le fragilità emotive e i contrasti sociali della Cina post-politica del figlio unico, tracciando un ritratto intimo di una famiglia della media borghesia il cui equilibrio apparente viene incrinato dall’arrivo di un outsider. La vicenda ruota attorno a Shuo, quindicenne taciturno e indipendente, cresciuto in un contesto segnato dalla violenza e dall’abbandono dopo la morte della madre e con un padre alcolizzato. Quando stringe un’amicizia inaspettata con Wei, figlio unico di una famiglia...
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La legge marziale deve il suo nome a Marte, dio della guerra, e può essere definita come il regime che si instaura quando avviene la sospensione dell’autorità civile e l’imposizione di quella militare. Fattivamente autorizza i militari per un tempo variabile ad operare in-vece della polizia per la tutela dell’ordine pubblico, in-vece del tribunale e della legislatura per l’amministrazione della giustizia.
Il grado di controllo che viene dichiarato può essere vario, ad esempio la legislatura può essere civile, ma l’amministrazione dei tribunali venire svolta dai militari. Centrale per valutare il grado di applicazione della legge marziale è la sospensione o meno dell’Habeas Corpus, ovvero il diritto di tutela della libertà personale in assenza di una giusta causa che legittimi la detenzione. L’Habeas Corpus è sancito dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo art.9: “Nessun individuo può essere arbitrariamente arrestato, detenuto o esiliato”.

La legge marziale è dichiarata dall’autorità competente ogni qual volta sia necessario riportare rapidamente l’ordine tra la popolazione a causa di conflitto armato o di gravi disordini interni assimilabili, per le loro conseguenze, ai conflitti esterni. Come strumento per la tutela della sicurezza pubblica, le limitazioni della legge marziale possono coincidere con lo stato di emergenza utilizzato in molti paesi dove il termine legge marziale è abolito in quanto, ad esempio, non previsto dalla Costituzione, come in Italia.

Un esempio è lo stato di emergenza dichiarato nel 2005 a New Orleans dopo il passaggio dell’uragano Katrina. Le immediate conseguenze di tale dichiarazione sono state equiparabili a quelle della legge marziale, hanno portato a un blocco e rallentamento dell’informazione, veicolata solo da “fonti ufficiali” e ad una conseguente e maggiore difficoltà nella gestione dell’emergenza umana, sanitaria e del territorio.

Osservando gli effetti che l’applicazione della legge marziale ha primariamente sui civili dello Stato nella quale viene applicata, si può affermare che di fatto rappresenta il mezzo principe, il tunnel, all’interno del quale vengono veicolati tutti i mezzi per l’instaurasi del regime, legittimato appunto da una serie di norme che sanciscono poteri e diritti.

Nello specifico caso della Somalia, trattasi di un regime militare che non si è instaurato tramite un colpo di Stato, ma grazie al tunnel - legge marziale - decretato dal presidente.
In linea generale (ma ogni Stato ha le sue peculiarità) sotto legge marziale ai militari di fatto viene dato il potere di:
- Limitare la libertà di movimento, adunanza, e uso delle armi.
- Isolare e rastrellare aree in cui si crede che gli abitanti siano in possesso di armi di ospitare fuorilegge.
- Congelare i beni degli accusati di complottare contro il governo, organizzare ribellioni, omicidi e attentati.
- Intercettare, controllare e sequestrare posta e ascoltare comunicazioni se questo può servire a impedire crimini.
- Limitare i trasporti in aree specifiche a tempo determinato.
- Limitare e controllare o sospendere le attività di associazioni, sindacati e organizzazioni legate ad attività criminali.
- Limitare e controllare la libera fruizione dell’informazione.

Questo ultimo fondamentale punto spiega il perché sia legittimata, in situazioni di conflitto, oltre alla detenzione di persone ritenute pericolose, anche la censura militare sull’informazione e su chi ne è addetto.

E’ in questo tunnel, che strangola i diritti e aliena di fatto al sovranità del popolo, che passano non visti, o comunque non puniti (perché fa comodo considerarli legittimati dalla legge marziale), atti criminosi, vergognosi e di pura aggressione quali quello compiuto da due aerei militari USA il 9 gennaio nel sud della Somalia dove sono morti (da fonti legittimate alla divulgazione dalla legge marziale) trenta civili.
C’è da chiedersi, considerata l’efferatezza dell’azione e la sua completa mancanza di motivazione reale, se non si sia trattato di un atto di ritorsione, ricordando ad esempio che nel 1993 18 militari americani sono stati uccisi dopo l’abbattimento di due elicotteri Black Hauk proprio a Mogadiscio.

Ma queste ipotesi lasciano spazio a un’unica realtà: la Somalia, almeno fino a fine marzo, rimarrà sotto legge marziale. Di cosa succede realmente alla popolazione somala non si avranno notizie (da fonti istituzionali) almeno fino a fine marzo. E questo è vergognoso, ancorché pericoloso.
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