La finta scoperta della Palestina

di Fabrizio Casari

Prima Parigi, poi Londra, quindi Toronto, forse Berlino. Sembrano essersi tutti convinti i governi europei e il canadese, di dover riconoscere la Palestina come Stato. Dunque con un procedimento formale, che include l’ufficializzazione delle relazioni diplomatiche bilaterali con tutto ciò che organizzativamente comporta, a cominciare dall’apertura dei rispettivi uffici diplomatici...
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Breve storia di una famiglia

di Luciano Marchetti

Con Breve storia di una famiglia, il regista cinese Lin Jianjie firma un esordio sorprendente, presentato in anteprima mondiale al Sundance Film Festival 2024. Il film, a metà tra dramma familiare e thriller psicologico, esplora con sguardo lucido le fragilità emotive e i contrasti sociali della Cina post-politica del figlio unico, tracciando un ritratto intimo di una famiglia della media borghesia il cui equilibrio apparente viene incrinato dall’arrivo di un outsider. La vicenda ruota attorno a Shuo, quindicenne taciturno e indipendente, cresciuto in un contesto segnato dalla violenza e dall’abbandono dopo la morte della madre e con un padre alcolizzato. Quando stringe un’amicizia inaspettata con Wei, figlio unico di una famiglia...
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di Nicola Lillo

“E Annozero può ricominciare…”. È così che Santoro dà il via a “raiperunanotte”. In uno studio allestito in poco più di 24 ore all’interno del palazzo dello sport di Bologna, va in scena la libertà di informazione. Quella libertà sottrattaci dall’oscuramento dei talk show politici in campagna elettorale. Una censura che ha mobilitato e smosso gli animi. Erano, infatti, in seimila dentro al Paladozza, e altrettanti all’esterno del palazzetto. Ma il più era a casa, davanti al proprio computer: 120 mila gli accessi contemporanei sul web e primato italiano di maggior evento seguito sulla rete. Tanti gli ospiti. Applauditissimi.

Il primo è Travaglio, che ha ricostruito i passaggi della vicenda delle intercettazioni della procura di Trani sul caso Rai e Agcom. Poi Floris e Lerner. Norma Rangeri, Barbara Serra e Loris Mazzetti. Quest’ultimo sospeso dalla Rai per alcuni articoli contro la sua azienda scritti su Il Fatto Quotidiano. Riccardo Jacona e l’intervento video di Milena Gabanelli. Sandro Ruotolo, che ricostruisce l’audio delle intercettazioni di Trani. Numerosi anche gli artisti, come Elio e le Storie Tese e Venditti. Presente anche Morgan, che lascia il palco prima della fine della serata, probabilmente per alcune contestazioni.

C’erano le operaie della Omsa, un’azienda italiana che funziona, ma che licenzia perché delocalizza in Serbia per consentire maggiori utili all’imprenditore. Sono intervenuti anche il trio Medusa, Crozza e le immancabili vignette di Vauro. Tante anche le interviste. Ad Emilio Fede, che sciorina falsità una dietro l’altra: “Berlusconi non ha mai chiesto la chiusura di Annozero”. Basterebbe leggere qualche giornale, addirittura quello del capo.

Riempie gli schermi poi l’estro di Benigni, intervistato da Sandro Ruotolo. Una ventata di buon umore con abbracci sorrisi e baci (in bocca a Ruotolo stesso), e tanta improvvisazione. Intervista anche al grande regista Mario Monicelli, che parla di “rivoluzione”. Un taboo ormai: “La rivoluzione è necessaria, soprattutto in un paese come l’Italia che non ne ha mai fatta una”. Poi il ricordo di Enzo Biagi, applaudito anche lui. Mancava solo uno dei tre epurati dell’editto Bulgaro.

“Come si chiama quello..?” Berlusconi dixit. Si chiama Luttazzi. Al suo ingresso la platea esplode pronta ad una delle sue solite performance teatrali: il rapporto anale come metafora della situazione politico sociale italiana. Applausi a scena aperta e “standing ovation”. Il finale a sorpresa. Il giuramento di Santoro, Vauro, Travaglio, Ruotolo e tutta la troupe di Annozero, ripetuta poi all’unisono dal pubblico in piedi: “Giuro solennemente che ora e sempre la faremo fuori dal vaso”. L’idea è: niente censura e niente bavaglio! Applausi scroscianti e un Santoro che esce dal Paladozza di corsa insieme alle ex operaie della Omsa immergendosi nei cinque mila fuori dal palazzetto.

Non si sono fatte attendere le reazioni del Pdl. Nel corso della notte, infatti, Silvio Berlusconi da Bruxelles parla di Santoro: “L'Agcom dovrebbe impegnare le sue forze per sanzionare alcune trasmissioni che sono un obbrobrio incivile e barbaro”. Parole durissime. Pochi minuti prima aveva però spiegato di non voler commentare la serata perché, afferma “dovrei essere molto severo nei confronti di ciò che è stato fatto in queste trasmissioni”. Ed infatti…Continua poi chiedendo all’Agcom di sanzionare le trasmissioni del giornalista e non Tg1 e Tg5.

È infatti di ieri la notizia di una sanzione di 100 mila euro ad entrambi i telegiornali per aver mandato in onda troppo Pdl durante la par condicio. Una segnale per dire che ci sono, che l’Agcom c’è ed è operativa. Ma non basta una multa per far valere i propri ruoli. Dopo lo scandalo di Trani l’Autorità di garanzia sembra non avere troppa credibilità. Sembra il minimo dopo uno scandalo di tale portata, che in altri Paesi avrebbe portato alle dimissioni sia del Presidente del Consiglio, sia dei membri Rai e dell’Agcom.

Ma d’altronde siamo in Italia e se Barbara Serra, giornalista di Al Jazeera a Londra, commenta dicendo che “all’estero la stampa non parla più degli scandali italiani, come le liste o le intercettazioni di Trani, e sembra quasi che queste cose siano divenute abitudine in Italia, e i giornali non si stupiscono più di certe anomalie”, allora vuol dire che siamo caduti molto in basso. E ce ne siamo accorti. Meglio tenere a mente le parole profonde di Monicelli e il loro denso e ideale significato.

 

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