USA e Israele, il cuneo di Gaza

di Michele Paris

Il fronte filo-sionista e i media ufficiali in Occidente sono in pieno fermento da alcuni giorni per la possibile clamorosa rottura che si starebbe consumando tra il presidente americano Trump e il governo di ultra-destra israeliano del primo ministro/criminale di guerra Netanyahu. Il rilascio nella giornata di lunedì da parte di Hamas del prigioniero con cittadinanza americana, Edan Alexander,...
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Il quadro rubato

di Luciano Marchetti

Con Il quadro rubato, Pascal Bonitzer firma probabilmente il suo film più riuscito: un’opera elegante, complessa e ricca di sfumature. La sceneggiatura, finemente cesellata come un ricamo, si costruisce come un puzzle narrativo a più strati, affrontando temi molto diversi tra loro con sorprendente armonia. Il mondo dell’arte, con le sue gallerie, le case d’asta e la competizione spietata tra mercanti per accaparrarsi le opere più ambite, è lo sfondo apparente della storia. Ma sotto questa superficie si sviluppano altri filoni tematici profondi: c’è il contrasto tra classi sociali, incarnato dal giovane operaio di provincia — interpretato con autenticità da Mathieu Lucci — che lavora di notte e conduce una vita modesta,...
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di Carlo Musilli

Parlare è necessario, ma non sempre. Alle volte si potrebbe anche farne a meno, contemplare il creato e godersi la pace del silenzio. Purtroppo la continenza verbale non è fra le virtù più spiccate di cui possa far vanto il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, che ieri si è prodotta nell'ennesimo siparietto coronato da auto-rettifica. Per l'occasione ha sfoggiato anche un anglismo mica da tutti: "choosy", vale a dire "esigente" o, nell'accezione più sgradevole, "schizzinoso".

A Milano, dal palco dell'Assolombarda, il ministro ha recapitato il seguente dispaccio ai giovani italiani: non dovete "essere troppo choosy nella scelta del posto di lavoro. Lo dico sempre ai miei studenti: è meglio prendere la prima offerta di lavoro che capita e poi, da dentro, guardarsi intorno. Non si può più aspettare il posto di lavoro ideale, bisogna mettersi in gioco".

Il quesito sorge da sé: in quale Paese pensa di fare il ministro la professoressa Fornero? A questo punto è probabile che non si tratti dell'Italia, visto che qui da noi - di solito - le offerte di lavoro non "capitano". Può darsi che nel lontano Paese dei "choosy" (forse "Choosyland" rende meglio?) sia pieno di brillanti laureati con master di secondo livello, Mba e Phd. Singolari creature a cui però ogni giorno vengono proposte occupazioni di scarso prestigio, che loro, schizzinosamente, rifiutano. Per verificare la notizia abbiamo provato a contattare il Brucaliffo e il Cappellaio Matto, ma schizzinosi come sono non hanno risposto.

D'altra parte quaggiù, nel mondo reale, a inizio ottobre la Banca centrale europea ha raccontato una storia leggermente diversa. Stando ai conti di Francoforte, il tasso di disoccupazione in Italia arriva al 12,5% se si includono anche gli "scoraggiati", cioè le persone che hanno smesso di cercare lavoro perché convinte di non poterlo trovare. Il conteggio degli scoraggiati aumenta di 4,1 punti percentuali il tasso di disoccupazione ufficiale italiano calcolato da Eurostat per il 2011, innalzandolo al sesto posto nella zona euro. Ma si tratterà certamente di un 4,1% troppo schizzinoso.

Secondo la più nostrana Istat, invece, nel secondo trimestre 2012 il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) ha superato il 35%, mentre gli under 35 rappresentano oltre la metà dei disoccupati totali. Quasi un milione e mezzo di schizzinosi.

Un vero dramma sociale che, per fortuna, non coinvolge gli altolocati di "Choosyland". Qualcuno però deve aver pensato che Fornero con quell'aggettivo inglese si riferisse davvero all'Italia, perché quando il ministro si è spostato a Nichelino (vicino Torino) per un dibattito sulle pensioni, ha trovato alcuni esponenti dei Cobas e di Rifondazione Comunista a contestarla. Dopo aver appurato l'impossibilità di dialogare, la Professoressa ha lasciato il centro anziani Nicola Grosa. A quel punto la protesta è degenerata nella bagarre.

Dobbiamo quindi constatare ancora una volta lo spread fra il favoloso mondo di Fornero e la situazione reale del Paese. E' certo che un ministro abbia il dovere morale di comunicare con i cittadini, e più volte la titolare del Lavoro si è vantata della sua disponibilità in questo senso. Ma quando un esponente del governo parla in pubblico deve avere ben chiara la situazione: non sta prendendo il tè insieme ad altre eleganti e compite signore della Torino bene, né può immaginare di rivolgersi esclusivamente alla platea che ha fisicamente davanti agli occhi. Ogni volta che apre bocca deve sapere che il Paese intero sta ascoltando. Frasi e concetti che forse potrebbero andar bene per "i suoi studenti" rischiano di offendere altri milioni di persone. E la rabbia a quel punto è una reazione prevedibile.

Fornero però a questo non sembra rassegnarsi. Il suo universo di riferimento rimane inesorabilmente quello da cui proviene: il senato accademico fatto di magnifici tailleur e impeccabili gessati. E' un limite di cui bisogna tener conto, anche perché a volerlo ignorare rimarrebbe solo l'antipatia di chi ai suoi cittadini dice "vedete d'accontentarvi", mentre lei e i suoi pari sguazzano nell'accumulo d'incarichi e di stipendi.

Il ministro probabilmente non avrebbe voluto risultare così arrogante, ma il messaggio è passato. "Le parole sono importanti!", come strillava Nanni Moretti in "Palombella Rossa". Alla fine Fornero se n'è resa conto e ha provato a correggere il tiro quando ormai era troppo tardi: "Non ho mai detto che i giovani italiani sono schizzinosi. I giovani italiani sono disposti a qualunque lavoro. Poteva capitare in passato, quando il mercato del lavoro consentiva cose diverse, ma oggi i giovani italiani non sono nella condizione di essere schizzinosi, tant'è vero che oggi sono precari". Chissà cosa pensano dei giovani precari italiani, laggiù a "Choosyland".

 

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