Georgia, gli 'agenti' dell’Occidente

di Mario Lombardo

Il parlamento georgiano ha approvato questa settimana in prima lettura una controversa legge sugli "agenti stranieri", nonostante le proteste dell'opposizione e gli avvertimenti di Bruxelles che la legislazione potrebbe mettere a rischio le ambizioni del paese di aderire all’Unione Europea. La misura, ufficialmente nota come "Legge sulla trasparenza dell'influenza straniera", ha ricevuto...
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La memoria scomoda di Euskadi

di Massimo Angelilli

Il prossimo 21 aprile si svolgeranno le elezioni amministrative nei Paesi Baschi. Ovvero, il rinnovamento del Parlamento Autonomo, incluso il Lehendakari - Governatore che lo presidierà e i 75 deputati che lo integreranno. Il numero delle persone aventi diritto al voto è di circa 1.800.000, tra le province di Vizcaya Guipúzcoa e Álava. Il bacino elettorale più grande è quello biscaglino comprendente Bilbao, mentre la sede del Parlamento si trova a Vitoria-Gasteiz, capitale dell’Álava. Le elezioni regionali in Spagna, come d’altronde in qualsiasi altro paese, non sono mai una questione banale. Men che meno quelle in Euskadi. Si inseriscono in una stagione particolarmente densa di ricorso alle urne, iniziata con l’appuntamento...
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Certo, ora l’ex Premier cerca di minimizzare, di tirarsi fuori. I voucher – dice – non c’entrano niente con il mio Pd, li hanno creati e potenziati i precedenti governi di centrosinistra. Vero, peccato che il renzianissimo Jobs Act abbia alzato del 40 per cento il tetto dei buoni lavoro, favorendone il proliferare.

Del resto, fino a ieri i voucher andavano bene a tutti, nella sostanza. Fino a ieri erano uno strumento utile a far emergere il lavoro nero, e pazienza se consentivano di pagare con degli scontrini migliaia di lavoratori che avrebbero avuto diritto a un contratto. Fino a ieri bastava giusto qualche correttivo, un tocco di cipria sul naso, bastava “aumentarne la tracciabilità”, per dirla con il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. E oggi cosa è cambiato?

È cambiato tutto, a quanto pare. Venerdì il governo cancellerà i voucher, forse tenendoli in vita solo per le famiglie (il che equivale a eliminarli, come fa notare Tito Boeri, numero uno dell’Inps). E non proporrà alcuno strumento alternativo per retribuire i lavori saltuari. Un colpo di bianchetto e basta, addirittura via decreto, per fare prima ed evitare il confronto parlamentare. Perciò le opzioni sono due: o era sbagliato il Jobs Act, o è sbagliato quello che stanno facendo ora.

La risposta è la prima, ma non interessa a nessuno. Le motivazioni alla base di questo furore legislativo sui voucher non c’entrano nulla con il mercato del lavoro italiano. È tutta politica, e l’unico obiettivo è impedire il referendum del 28 maggio.

Non c’è da stupirsi: il renzismo è per sua natura indisponibile a farsi giudicare dai cittadini. Basti pensare che – come ammise candidamente Poletti – erano tutti pronti a far cadere il governo Gentiloni pur di rinviare il referendum sull’articolo 18, poi tolto di mezzo dalla Corte Costituzionale.

Sapevano che sarebbe stata una nuova Caporetto, un nuovo 4 dicembre. E ora la consultazione sui voucher rappresenta una minaccia simile. È per questo che i dem battono in ritirata: sanno che nella mente degli elettori questo nuovo referendum diventerebbe un giudizio sul Jobs Act e quindi, ancora una volta, su Renzi. E sanno benissimo che ne uscirebbero sconfitti.

Ma ovviamente il diretto interessato non ha alcuna intenzione di esporsi a un nuovo 4 dicembre proprio adesso. Come potrebbe continuare con la retorica del “rialziamoci”, del “rimettiamoci in cammino”, se prendesse un’altra batosta?

Senza contare che due mesi di campagna elettorale su un tema legato al lavoro rischierebbero di compattare e dare voce a quella cricca dispersa e corpuscolare dei fuoriusciti dal Pd. I ribelli che Renzi vuole “seppellire”, ipse dixit.

Alla fine, si risolve tutto in un’unica preoccupazione: evitare che gli italiani girino la testa verso sinistra. Non tanto per quello che troverebbero (Roberto Speranza…). Ma perché non troverebbero il Pd.

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