I recenti annunci dei governi di Francia e Regno Unito sul riconoscimento nelle prossime settimane dello stato palestinese non hanno nulla a che vedere con un reale scrupolo per questo popolo né con un impegno autentico per fermare il genocidio in corso a Gaza. Si tratta piuttosto di iniziative ciniche al preciso scopo di nascondere le tracce delle loro responsabilità dirette nella strage quotidiana condotta per mano del regime sionista del primo ministro/criminale di guerra Netanyahu. Il riconoscimento formale di uno stato palestinese non avrà inoltre nessun impatto concreto sugli eventi, come dimostra il fatto che già più di 140 paesi lo hanno fatto finora praticamente senza nessun effetto.

La mossa di Macron e Starmer rientra comunque in una tendenza che registra da qualche tempo un cambiamento di tono da parte di governi occidentali e media ufficiali. Questi ultimi, davanti alle immagini drammatiche di fame e distruzione provenienti dalla striscia, hanno scoperto improvvisamente l’esistenza di quello che anche loro hanno ora il coraggio di chiamare genocidio. Ancora una volta, però, le ragioni non vanno ricercate nel tentativo di fare finalmente qualcosa per mettere fine all’orrore, quanto per rispondere alle pressioni dell’opinione pubblica e ripulirsi la coscienza mentre le forze di occupazione accelerano il loro piano criminale. Tanto più che molti governi impegnati in denunce esteriori della barbarie sionista continuano a vendere armi a Israele e a sostenere in altri modi le violenze contro la popolazione palestinese.

Così da dare ancora maggiore enfasi a quanto stava per essere approvato, Starmer ha convocato d’urgenza il suo gabinetto per prendere la decisione del riconoscimento palestinese, che avverrà nel corso dell’annuale Assemblea Generale delle Nazioni Unite ai primi di settembre se Israele non dovesse adottare una serie di misure. Esse includono il miglioramento della situazione umanitaria a Gaza, un cessate il fuoco, il non procedere con l’annessione della Cisgiordania e l’impegno a rientrare in un processo di pace volto a implementare la soluzione dei “due stati”.

Il premier laburista ha prontamente aggiunto varie condizioni anche per Hamas, come se le due parti fossero sullo stesso piano – forza occupante e movimento di liberazione – e condividessero le stesse responsabilità di quanto sta accadendo a Gaza. Hamas dovrà così liberare tutti gli “ostaggi” ancora nelle proprie mani, consegnare le armi, accettare a sua volta una tregua e di non svolgere alcun ruolo di governo nella striscia. In una parola, accettare la propria distruzione e, di riflesso, la sottomissione perenne del popolo palestinese ai suoi oppressori e carnefici.

Londra ha discusso l’iniziativa con i governi di Francia e Germania, a conferma che si tratta di un’operazione coordinata e puramente di facciata, decisa in seguito alla radicalizzazione dell’opinione pubblica occidentale sul genocidio, nonché alla crescente richiesta di adottare misure efficaci contro Israele. Ancora peggio, Starmer ha in pratica ottenuto preventivamente il via libera da Trump, con cui si è intrattenuto lunedì in Scozia. Lo stesso presidente americano si è sentito in dovere di riconoscere la catastrofica situazione nella striscia, mentre nulla ha obiettato alla notizia del possibile riconoscimento dello stato palestinese da parte dell’alleato.

Se anche la decisione del Regno Unito avesse un qualche effetto, come minimo Netanyahu avrebbe mano libera nel continuare la pulizia etnica ancora per svariate settimane. Il governo laburista potrebbe inoltre sostenere di avere preso un’iniziativa degna di questo nome a favore della Palestina, allentando almeno in parte le pressioni della società civile, degli elettori del partito di governo e di numerosi suoi deputati. Tutt’al più, Israele acconsentirà ad alcuni provvedimenti del tutto inadeguati per placare le critiche, come quello dei giorni scorsi ufficialmente destinato ad aumentare la quantità di aiuti in ingresso a Gaza.

La complicità di Starmer e del suo governo nel genocidio in corso resta in ogni caso un dato di fatto. Il primo ministro aveva d’altra parte approvato l’assedio sionista contro la popolazione civile già all’indomani dei fatti del 7 ottobre 2023. All’epoca, Starmer era ancora il leader dell’opposizione in parlamento e, in un’intervista a una rete britannica, aveva affermato che era nel pieno diritto di Israele, tra l’altro, “tagliare l’energia elettrica e le forniture di acqua” ai palestinesi. Il suo attuale ministro degli Esteri, David Lammy, poche settimane dopo aveva a sua volta approvato un bombardamento israeliano su un campo profughi, uno dei tanti che sarebbero seguiti e che in quell’occasione massacrò più di 200 civili palestinesi.

È poi quasi superfluo aggiungere che, nonostante l’indignazione appena scoperta per l’orrore imposto agli abitanti di Gaza da Netanyahu, il governo Starmer ha continuato e continua a fornire armi a Israele che vengono usate per uccidere deliberatamente i civili. Questa doppiezza accomuna molti governi occidentali complici in tutto e per tutto del genocidio, incluso quello italiano, anche quelli che in apparenza hanno introdotto misure per sospendere il traffico di armi verso il regime sionista.

Il caso del Canada è rimbalzato in questi giorni sulla stampa internazionale a seguito di un’inchiesta di alcune organizzazioni pacifiste e pro-Palestina. Il governo “liberal” di Ottawa aveva recentemente sospeso formalmente le licenze di esportazione di armi verso Israele, ma in realtà continua a operare come se niente fosse grazie a due espedienti. Il primo è il dirottamento delle spedizioni di armi verso altri paesi intermediari, come gli Stati Uniti, i quali poi a loro volta assicurano che i carichi arrivino alla destinazione finale. L’altro è la giustificazione che le forniture autorizzate fanno riferimento a licenze ottenute prima dell’introduzione del divieto.

Identico discorso vale per la Francia, che, per bocca del presidente Macron, ha appunto annunciato da poco il riconoscimento dello stato palestinese il prossimo settembre. Oltre cento avvocati francesi hanno appena presentato una denuncia al Tribunale Penale Internazionale sulla base dell’Articolo 15 dello Statuto di Roma contro lo stesso presidente, il primo ministro Bayrou, alcuni ministri e una ventina di deputati per complicità nel genocidio palestinese. Le accuse includono la vendita di armi a Israele e altre azioni che hanno favorito o mancato di fermare crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio.

Anche all’inquilino dell’Eliseo serve d’altronde un modo per dare l’impressione di essere dalla parte giusta della storia mentre si sta consumando il crimine probabilmente più grave di questo secolo. Non solo, Macron ha annusato l’odore degli affari nel genocidio in corso. Oltre a quelli che proseguono indisturbati con Israele, ce ne sono altri ancora più allettanti con le monarchie del Golfo Persico. La questione va ricondotta alla recentissima conferenza all’ONU dedicata alla soluzione palestinese basata sul principio dei “due stati” e presieduta proprio da Francia e Arabia Saudita.

Parigi ha in definitiva accelerato sulla questione dello stato palestinese anche per fare un favore a Riyadh, i cui regnanti sono costretti a fare di questo obiettivo un elemento centrale delle proprie politiche viste le pressioni dell’opinione pubblica domestica e del mondo arabo in generale. In breve, i numerosi progetti di investimento sauditi in Francia valgono bene una dichiarazione a favore dello stato di Palestina, anche perché non comporta particolari impegni né conseguenze avverse, a parte gli attacchi verbali del regime di Netanyahu.

Quello dello stato palestinese o dei “due stati” è dunque poco più di uno slogan che non ha possibilità di concretizzarsi o di produrre effetti benefici per i palestinesi. Israele ha da tempo rinunciato anche all’impegno formale a discutere un qualche processo di pace che preveda uno stato per la Palestina, nonostante esso sia stato usato come paravento per decenni dal regime sionista mentre occupava illegalmente e nel silenzio della comunità internazionale le terre dei suoi legittimi abitanti, nonché conducendo massacri a totale piacimento e nella piena impunità.

Anche se il progetto annunciato da Macron e Starmer avesse una minima possibilità, quello che vedrebbe la luce sarebbe in ogni caso un organismo completamente vuoto e, ancora peggio, morto sul nascere perché già spazzato via, assieme al suo popolo, dallo stesso mostro con cui i palestinesi sono chiamati a negoziare e a sottomettersi completamente.

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