di Fabrizio Casari

Si recuperava la 33 giornata di campionato, rinviata per la morte del povero Morosini. Lo scontro tra Juve e Milan per la vetta, quello tra Udinese, Lazio, Napoli , Roma, e Inter per il posto in Champions erano i temi all’attenzione. Le rispettive vittorie del Milan sul Genoa e della Juve sul Cesena non hanno quindi mutato la situazione di classifica per quanto attiene alla lotta per il titolo. La differenza tra le due vittorie è che quella del Milan si è avvalsa del solito regalo arbitrale, consistito nell’occasione da un rigore plateale negato al Genoa. Il tiro parato con il braccio alzato da Nesta davanti ad Abbiati avrebbe dovuto comportare rigore ed espulsione. Un Milan in dieci e sotto di uno a zero non sarebbe stato la stessa cosa e la partita avrebbe avuto una storia diversa.

Ad ogni modo la vittoria della Juventus a Cesena  va benissimo per i bianconeri, che mantengono il Milan a distanza di tre punti, ma con una partita da disputare in meno. Si permette di sprecare anche un rigore con Pirlo,ma riesce comunque a vincere condannando aritmeticamente il Cesena alla serie B. Il gol della vittoria, che ha cucito un ulteriore pezzo di scudetto sulla maglia juventina è arrivato ad opera del desaparecido Borriello, che ormai annovera più fidanzate show-girl che gol all’attivo: Il gol è servito se non altro altro a spiegare ai meno attenti il motivo per il quale Borriello era stato acquistato e, considerata la cifra versata, con la vittoria di ieri la Juventus può dirsi soddisfatta dell’investimento.

La lotta per il terzo posto ha visto invece un deciso ribaltone con la vittoria dell’Inter a Udine (agganciandola così in classifica), quella del Napoli contro il Novara e la simultanea sconfitta di Roma e Lazio. Al Friuli la migliore Inter dell’era Stramaccioni, forse la migliore Inter dell’intero campionato, ha battuto per 3 a 1 l’Udinese. Risultato straordinario, visto che nessuno è andato a prendere punti in casa alla squadra di Guidolin e quinto risultato utile consecutivo da quando il giovane tecnico romano siede sulla panchina. Due gol di Snejider e uno di Alvarez hanno ribaltato l’iniziale vantaggio dei fiuliani.

Stramaccioni è riuscito a dare un’identità di gioco ai nerazzurri, che sembra abbiano smesso di sommare individualità per giocare come squadra. Due trequartisti dai piedi buoni e una punta, un regista arretrato davanti alla difesa e due terzini che corrono sulla fascia: niente di trascendentale, ma moltissimo per l’Inter di quest’anno. Snejider, che per Ranieri era il problema, con Stramaccioni è diventato l’arma risolutiva.

Particolare menzione per Guarin, che ha disputato la prima gara intera e a livelli decisamente buoni (autore tra l’altro del filtrante per il terzo gol di Alvarez). Dunque, considerando che nelle prossime gare l’Inter incontrerà Milan e Lazio, la squadra di Stramaccioni potrebbe ritrovarsi a decidere il destino del campionato e quello per il terzo posto.

La Lazio, invece, 1 punto nelle ultime tre partite, è vittima soprattutto del suo narciso presidente, che ha scelto, scientemente, di privare la squadra di rinforzi nel mercato di Gennaio e ha messo Reja in condizione di dover pescare nella primavera per riuscire a schierare gli undici da mandare in campo. Infortuni  come se piovesse e panchina cortissima hanno infatti obbligato l’allenatore a schierare uomini senza poter scegliere. Se poi ci si mettono anche gli errori grossolani in difesa, ecco che il terzo posto rischia di diventare una montagna difficile da scalare.

Brutta sconfitta, la seconda consecutiva, per la Roma. Sei gol incassati e solo uno segnato, peraltro su un rimpallo, sono il pessimo bottino di questo finale di stagione. Luis Enrique comincia ad annusare un’aria meno amichevole del solito, pur se la curva dell’Olimpico gli ha dedicato uno striscione benevolo e incoraggiante (ma prima della partita, dopo il clima era decisamente diverso, con contestazioni varie da parte della tifoseria). Il tecnico spagnolo, nervoso assai, ha detto che chi contesta: “State tranquilli, manca un giorno in meno a quando andrò via”. Sabbatini, invece, ha detto che il suo contratto è nelle mani della società e che se lui rimanesse, Luis Enrique guiderà anche il prossimo anno la squadra.

Il fatto è che la Roma attraversa una crisi dalla quale dovrà uscirne solo con le prestazioni sul campo, giacché proprietà vera (Unicredit) e di facciata (i soci USA) sono silenti. Sono Sabbatini e Baldini a parlare con la stampa, che ha ormai appeso alla stampella l’abito gentile con il quale si era sempre presentata al cospetto di risultati pur non straordinari.

Difficile comprendere quello che sembra essere una impuntatura. E’ del tutto evidente, infatti, che l’allenatore spagnolo non è adatto a guidare una squadra con il blasone dei giallorossi e, soprattutto, con le ambizioni di una piazza difficile da accontentare con una “rometta”. Acquisti sbagliati, integralismo tattico e inesperienza, uniti a latitanza della proprietà, generano sequenze di errori e inadeguatezze che vanno affrontati con decisione. Non è il tempo di essere gentili. La Fiorentina, dal canto suo, con questa vittoria respira ed esce dalla zona pericolosa della classifica e conferma il buon stato di forma già mostrato contro l’Inter qualche giorno fa.

Terzo posto per il quale invece appare favorito il Napoli, che è tornato a livelli di gioco buoni e ha ricominciato a vincere, grazie ad Hamsick e Cavani. Si devono a questo le dichiarazioni d’amore di Mazzarri che ha dichiarato in settimana di voler rimanere a Napoli? Il Parma va a vincere a Palermo, dove pare che nessun allenatore riesca a combinare qualcosa di buono. Zamparini, in settimana, non avendo più allenatori da cacciare, ha licenziato Panucci, appena arrivato a Palermo. Se l’articolo 18 fosse esteso anche ai dirigenti, il presidente del Palermo passerebbe il suo tempo a difendersi dai giudici del lavoro. Il calcio ne guadagnerebbe, almeno.

 

 

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