di Carlo Musilli

Per quale squadra tiferanno mai i deputati Marco Miccoli e Fabio Rampelli? Indizio numero uno: sono entrambi nati a Roma. E allora, perché no, magari tifano Lazio?  Indizio numero due: ieri hanno annunciato due interrogazioni parlamentari dirette al ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan per fare chiarezza sulle decisioni dell'arbitro Rocchi durante Juventus-Roma, partita di Serie A giocata domenica pomeriggio e vinta 3-2 dai bianconeri.

Nel mirino ci sono i due rigori assegnati alla Signora e la posizione di Vidal sul tiro di Bonucci che ha deciso l'incontro. A onor del vero, gli esegeti della moviola sollevano qualche dubbio anche sul rigore concesso ai giallorossi, ma questo episodio non accende l'indignazione dei due onorevoli.

La strana coppia non potrebbe essere peggio assortita sul piano politico, essendo Miccoli un esponente Pd e Rampelli addirittura il capogruppo alla Camera di Fratelli d'Italia-An. Ma sarà lecito sospettare che, quando non vestono i gravosi panni degli uomini di Stato, i due coltivino segretamente una passione comune? Non lasciamoci trascinare da illazioni affrettate.

In verità, la loro principale preoccupazione è di carattere finanziario. "Ricordo che Roma e Juventus sono società quotate in Borsa - tuona Miccoli - e quindi gli incredibili errori arbitrali (oltre a falsare il campionato e minare la credibilità del Paese) incidono anche sugli andamenti della quotazioni borsistiche. Per questo, con i miei atti parlamentari ispettivi, sollecito il ministro Padoan e la Consob a chiarire se ci possono essere stati atti che ledono le normative vigenti, svantaggiando e penalizzando gli incolpevoli azionisti".

La tutela degli investitori è senza dubbio uno degli oneri di chi si occupa della cosa pubblica e Miccoli non teme di sostenere questo fardello. Lo stesso senso di responsabilità anima anche il collega Rampelli, il quale mette nero su bianco parole coraggiose: "Assegnare due rigori inesistenti e un goal (in English, ndr) in fuorigioco, determinando matematicamente la vittoria della partita - scrive -può significare attribuire i punti sufficienti per l’assegnazione finale del titolo, ma anche condizionare l’andamento in Borsa delle società quotate e alterare per importi milionari i premi delle scommesse regolari".

Non solo: "Il comportamento dell’arbitro Rocchi avrebbe potuto e potrebbe far scaturire incidenti dalle conseguenze incalcolabili - prosegue angosciato l'onorevole di Fdi-An - e a tutto c’è un limite. Gli italiani pagano fior di quattrini per il campionato di calcio e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Del Rio, che detiene la delega allo sport, ha il dovere di spiegarci come intenda garantire risultati ottenuti per esclusivi meriti sportivi".

Infine, conclude Rampelli, "se la Figc e la Lega calcio, che non prendono iniziative per introdurre la moviola in campo e limitare il potere discrezionale dei giudici di gara, vogliono rischiare che lo scudetto sia assegnato aldilà dei valori in campo, oltre a pagare gli arbitri, paghino tutto il resto. E’ pressoché certo che non si debba far tirare fuori agli italiani un solo euro per lo svolgimento di un torneo falsato dagli errori o dai favori già accertati in passato". 

Notevole la grafia univerbata "aldilà" invece di "al di là", volta probabilmente a evocare l'oltretomba culturale che attende il nostro Paese a meno di un immediato ravvedimento della classe arbitrale.

Purtroppo però non tutti sono sensibili come i due onorevoli a temi d'importanza capitale per il destino dell'Italia quali Juventus-Roma. Qualcuno ricorda strumentalmente che siamo ancora in recessione, che i consumi non ripartono, che le imprese chiudono, che la disoccupazione generale supera il 12% e che quella giovanile ha sfondato la soglia del 44%.

Simili argomenti non rivelano altro che la miopia di chi li sostiene, perché, come ricorda ancora Miccoli, "la partita di ieri, trasmessa in tutto il mondo, ha dato una pessima immagine del Paese. Meritocrazia e qualità vengono messi in secondo piano a favore di decisioni errate. Più che dall’articolo 18, gli imprenditori stranieri sono messi in fuga soprattutto da questa arbitrarietà e mancanza di certezza nell’applicazione delle regole, assolutamente impensabile in qualsiasi altra parte del mondo civilizzato".

Parole forti che hanno prodotto un effetto ormai abituale: il Pd si è spaccato. Fra le tanti voci contrarie a quella di Miccoli, emerge quella di Francesco Boccia: "E’ surreale il dibattito da bar che si è scatenato in Parlamento - commenta il Presidente della Commissione Bilancio della Camera -. Il problema di fondo è scoprire che alcuni colleghi non hanno niente da fare che svegliarsi la mattina e fare un’interrogazione parlamentare. Chiedo di fare qualche proposta in più invece di queste sciocchezze".

Senza voler mettere in discussione la credibilità di nessuno, siamo costretti a ricordare che Boccia è anche presidente dello "Juventus Club Parlamento". Per milioni di italiani sarebbe un'esperienza indimenticabile se le sue parole fossero condivise da qualche parlamentare non juventino. Andrebbe bene anche un ministro. Magari uno che tifa Roma.

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