C’è aria di crisi in casa Roma. Dopo la rimonta subìta in casa dal Chievo e la disfatta in Champions al Bernabeu, i giallorossi incassano una sconfitta a sorpresa sul campo del Bologna. La squadra di Inzaghi, che prima di ieri non aveva ancora segnato quest’anno, ne rifila due ai capitolini (in gol Mattiello e Santander), salendo così a 4 punti. La squadra allenata da Di Francesco rimane invece a quota 5. Una squadra apparsa lenta oltre il consentito, con alcuni giocatori visibilmente fuori condizione e in preda ad un grosso equivoco tattico.

 

 

Un centrocampo privo di filtro e una difesa presa sempre d’infilata cui si aggiunge un portiere non proprio simile ad una saracinesca descrivono una Roma che non sa capitalizzare come squadra i pur buoni valori dei singoli e che risulta priva di un organizzatore di gioco in mezzo al campo. Pensare che l’ultima vittoria - pure non brillante - sia stata raggiunta con Strootman in campo forse non è sbagliato. Una campagna acquisti poco logica ha consegnato a Di Francesco una squadra priva di assetto logico, anche se ora, in molti, diranno che come già con Ranieri, Spalletti e Garcia, il secondo anno a Roma diventa difficilissimo per ogni allenatore.

 

Si respira un’altra aria sulla sponda opposta del Tevere. All’Olimpico contro il Genoa - bestia nera degli ultimi anni - la Lazio vince 4-1 e fa rivedere a tratti il bel gioco dell’anno scorso. Decisivo il miglioramento della condizione fisica, soprattutto da parte di Milinkovic Savic, che sta tornando ai suoi livelli. Inedita ma efficace la coppia d’attacco Caicedo-Immobile: il colombiano apre le marcature in tuffo di testa, mentre l’attaccante di Torre Annunziata mette a segno una doppietta. I biancocelesti salgono così a 9 punti, mentre i liguri restano a quota sei.

 

Questa quindi è la situazione in attesa del derby romano di sabato prossimo: partita che di solito tradisce ogni logica ma che stavolta trova Roma e Lazio con spirito opposto. L’una è chiamata a riscattarsi, l’altra a confermare i progressi dimostrati.

 

In vetta alla classifica, tutto facile per Juventus (15 punti) e Napoli (a quota 12). Nel posticipo sul campo del Frosinone, i bianconeri faticano non poco e vanno in vantaggio con Cristiano Ronaldo a soli dieci minuti dalla fine per poi raddoppiare con Bernardeschi in seguito ad un contropiede. Non era certo il Frosinone che poteva rappresentare uno scoglio insormontabile per la squadra di Allegri ma i ciociari hanno comunque disputato per 80 minuti un partita gagliarda e la ovvia differenza di classe tra le due compagini è rimasta a lungo questione di teoria calcistica.

 

Tutto facile anche per il Napoli, vittorioso per 3-1 in trasferta contro il Torino. Dopo 4 minuti gli azzurri di Ancelotti passano con una botta ravvicinata del solito Insigne. Al 20esimo raddoppia Verdi - al primo gol con la nuova maglia - abile a insaccare con un sinistro al volo un cross di Mertens. Nella ripresa, Belotti trasforma un rigore dopo 6 minuti, ma poi ci pensa ancora Insigne a chiudere l’incontro, ribadendo in porta un pallone stampato sul palo da Callejon. I granata rimangono così a quota 5, alla pari di Roma e Cagliari.

 

Subito sotto la coppia di testa, Fiorentina e Sassuolo viaggiano appaiate a 10 punti. I viola mettono fine alla favola difensiva della Spal, rifilando tre gol a quella che fino a ieri era (incredibilmente) la miglior retroguardia fra i principali campionati europei. A segno Pjaca, Milenkovic e Chiesa.

Quanto al Sassuolo, in uno degli altri anticipi di giornata i neroverdi superano 3-1 l’Empoli. Dopo il vantaggio iniziale dei toscani con Caputo, gli emiliani ribaltano il risultato con le reti di Boateng, Ferrari e Di Francesco.

 

Nell’anticipo l’Inter ha sbancato il Marassi, sconfiggendo una Sampdoria che, tra le mura di casa, è temibilissima, come ben sanno a Napoli. Due gol annullati all’Inter (il primo davvero incomprensibilmente) ed uno alla Samp per netto fuorigioco, hanno celebrato il ritorno della VAR nel campionato. L’Inter, che la sua assenza l’ha pagata con sette errori arbitrali gravi in  partite, l’ha ritrovata proprio quando meno le sarebbe convenuto, ma tant’è.

 

Non è stata una partita brillante ed il gol decisivo è arrivato in pieno recupero, ma l’Inter ha meritato comunque i tre punti: possesso palla e numero di corner hanno raccontato una supremazia sul campo più di quanto Giampaolo possa o voglia riconoscere e sebbene il gioco sia ancora una chimera, imporsi a Marassi è davvero cosa non semplice. Ancora a digiuno Icardi, risolve Brozovic, vista l’inutilità dei due gol di Nainggolan e Asamoah. Ridicola l’espulsione di Spalletti “ per eccesso di foga nell’esultanza”: il tecnico dell’Inter ha urlato “gol”nella telecamera a bordo campo è questo ha determinato l’accertamento di un “eccesso” da parte di un quarto uomo evidentemente contrariato per il risultato.

 

Sull’altra sponda dei Navigli, il Milan, che aveva due reti di vantaggio sull’Atalanta, si fa raggiungere nel finale di partita e butta alle ortiche una partita che avrebbe potuto vincere senza patemi. L’Atalanta, infatti, non è nemmeno parente di quella dello scorso anno e Gattuso avrà di che dire ai suoi che, incapaci di gestire il pallone ed addormentare la gara, riescono anche a sbagliare le occasioni da rete. Visto come si era messa la partita, due punti persi più che di uno guadagnato.

Chiudono il quadro della giornata due vittorie per 2-0: quella del Parma contro il Cagliari e quella dell’Udinese contro il Chievo.

 

Al Tardini - dopo la rete iniziale di Inglese - la scena è tutta per Gervinho, che corre 82 metri palla al piede (a una velocità media superiore ai 20 km all’ora) prima di scagliare un destro che bacia il palo e s’insacca. Alla faccia di chi parlava dell’ivoriano come di un ex giocatore ormai rammollito dal soggiorno dorato in Cina. 

Per quanto riguarda la partita del Bentegodi, l’Udinese passa con una magia di De Paul e con il gol che chiude la partita da parte di Lasagna. Il Chievo, ultimo in classifica a -1, rinvia ancora l’appuntamento con la prima vittoria stagionale.

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